I beni finora sequestrati a personaggi a lui riconducibili
Milano, 17 gen. (askanews) – Il denaro non e’ soltanto una parte del suo cognome, ma uno strumento del suo potere invisibile e intatto. Libera e Lavialibera, la rivista dell’associazione, hanno provato a fare i conti in tasca a Matteo Messina Denaro che ha basato la sua leadership non soltanto sulla violenza, ma soprattutto sui soldi e sui rapporti con politica e massoneria.
Libera e Lavialibera hanno stimato al 2020 un tesoro pari ad oltre 4 miliardi di euro in una provincia, quella di Trapani, dove la media dei redditi pro capite e’ tra le piu’ basse d’Italia: aziende, conti correnti, beni mobili e immobili sequestrati e confiscati in seguito alle attivita’ investigative grazie a prestanomi, gregari, imprenditori, persone a vario titolo riconducibili a Matteo Messina Denaro.
“Matteo Messina Denaro – commenta Elena Ciccarello, direttrice de Lavialibera – ha sempre potuto contare su una fitta rete di protezione in Sicilia e nel Nord Italia, fatta non solo di gregari, ma anche di gente che conta. La sua latitanza e’ stata sostenuta da una rete di imprenditori di ogni settore, come se Messina Denaro fosse a capo di una holding, una societa’ che detiene quote di altre societa’. E’ l’uomo della vecchia e della nuova mafia, quella che ha abbandonato la parentesi della lotta aperta allo Stato per ritornare a cercare relazioni e collaborazioni con il potere politico ed economico-finanziario”.
Nel portafoglio della “societa’ di Messina Denaro il settore piu’ “redditizio” sono gli impianti eolici, circa 1,5 miliardi sequestrati a Vito Nicastri, altri 1,5 miliardi per i villaggi vacanze di Carmelo Patti e i 700 milioni confiscati nel 2013 nella grande distribuzione gestita da Giuseppe Grigioli, oltre 43 punti vendita in provincia di Trapani e Agrigento e i 500 milioni a Rosario Cascio, ritenuto il “cassiere” di Matteo Messina Denaro, contabilizzati nel settore dell’edilizia e costruzione.
“Il Re di Denaro – commenta Libera – e’ una delle figure emblematiche di quello che rappresenta oggi il modello dalla mafia imprenditrice. Gli oltre 4 miliardi di euro e’ solo una parte del suo ingente capitale economico cresciuto, anno dopo anno, grazie alla sua rete di fiancheggiatori fidati e soprattutto alla rete di protezione di gente che conta nel mondo della politica e della massoneria. Un capitale conosciuto che rappresenta solo un minima parte di quello ‘occulto’ nascosto in libri contabili e investimenti in giro per Italia e all’estero grazie alla complessa e articolata catena di figure che in questi anni gli hanno consentito di gestire investimenti e operazioni di riciclaggio, individuando sempre nuovi settori economici nei quali muoversi”.
red-fcz/Int13
Libera: superiore ai 4 miliardi il “tesoro” del boss Matteo Messina Denaro
Milano, 17 gen. (askanews) – Il denaro non e’ soltanto una parte del suo cognome, ma uno strumento del suo potere invisibile e intatto. Libera e Lavialibera, la rivista dell’associazione, hanno provato a fare i conti in tasca a Matteo Messina Denaro che ha basato la sua leadership non soltanto sulla violenza, ma soprattutto sui soldi e sui rapporti con politica e massoneria.
Libera e Lavialibera hanno stimato al 2020 un tesoro pari ad oltre 4 miliardi di euro in una provincia, quella di Trapani, dove la media dei redditi pro capite e’ tra le piu’ basse d’Italia: aziende, conti correnti, beni mobili e immobili sequestrati e confiscati in seguito alle attivita’ investigative grazie a prestanomi, gregari, imprenditori, persone a vario titolo riconducibili a Matteo Messina Denaro.
“Matteo Messina Denaro – commenta Elena Ciccarello, direttrice de Lavialibera – ha sempre potuto contare su una fitta rete di protezione in Sicilia e nel Nord Italia, fatta non solo di gregari, ma anche di gente che conta. La sua latitanza e’ stata sostenuta da una rete di imprenditori di ogni settore, come se Messina Denaro fosse a capo di una holding, una societa’ che detiene quote di altre societa’. E’ l’uomo della vecchia e della nuova mafia, quella che ha abbandonato la parentesi della lotta aperta allo Stato per ritornare a cercare relazioni e collaborazioni con il potere politico ed economico-finanziario”.
Nel portafoglio della “societa’ di Messina Denaro il settore piu’ “redditizio” sono gli impianti eolici, circa 1,5 miliardi sequestrati a Vito Nicastri, altri 1,5 miliardi per i villaggi vacanze di Carmelo Patti e i 700 milioni confiscati nel 2013 nella grande distribuzione gestita da Giuseppe Grigioli, oltre 43 punti vendita in provincia di Trapani e Agrigento e i 500 milioni a Rosario Cascio, ritenuto il “cassiere” di Matteo Messina Denaro, contabilizzati nel settore dell’edilizia e costruzione.
“Il Re di Denaro – commenta Libera – e’ una delle figure emblematiche di quello che rappresenta oggi il modello dalla mafia imprenditrice. Gli oltre 4 miliardi di euro e’ solo una parte del suo ingente capitale economico cresciuto, anno dopo anno, grazie alla sua rete di fiancheggiatori fidati e soprattutto alla rete di protezione di gente che conta nel mondo della politica e della massoneria. Un capitale conosciuto che rappresenta solo un minima parte di quello ‘occulto’ nascosto in libri contabili e investimenti in giro per Italia e all’estero grazie alla complessa e articolata catena di figure che in questi anni gli hanno consentito di gestire investimenti e operazioni di riciclaggio, individuando sempre nuovi settori economici nei quali muoversi”.
red-fcz/Int13