Studio sul ghiacciaio Thwaites con dati Sentinel-1 di Copernicus
Roma, 11 gen. (askanews) – E’ uno dei ghiacciai piu’ importanti della calotta dell’Antartide Occidentale ed e’ tenuto particolarmente sotto controllo per il suo precario stato di salute: si tratta di Thwaites, protagonista di uno studio pubblicato su Nature Geoscience e centrato su un nuovo metodo per monitorare i suoi segni di cedimento.
La ricerca (articolo: “Episodic dynamic change linked to damage on the Thwaites glacier ice tongue”) e’ stata svolta da un team di esperti delle Universita’ di Leeds e di Bristol e descrive lo sviluppo di uno strumento per individuare gli indicatori di stress dei ghiacciai. La nuova metodologia – si legge su Global Science, il quotidiano online dell’Agenzia spaziale italiana – unisce l’Intelligenza Artificiale alle immagini radar di Sentinel-1, coppia di satelliti che fa parte del programma europeo di Osservazione della Terra Copernicus.
L’algoritmo del nuovo strumento era stato originariamente ideato per identificare le cellule nelle immagini al microscopio; questa sua peculiarita’ e’ stata sviluppata dal team della ricerca in maniera tale da poter evidenziare i crepacci del Thwaites nelle foto di Sentinel-1. In questo modo i glaciologi potranno anche migliorare i modelli informatici relativi a questo ghiacciaio, ritenuto molto pericoloso: infatti, il Thwaites contiene una quantita’ di ghiaccio tale che, se si sciogliesse, potrebbe far innalzare il livello dei mari di circa 60 centimetri.
Gli studiosi si sono particolarmente centrati su alcune aree del Thwaites considerate piu’ a rischio, ovvero quelle in cui il ghiaccio si protende nel mare e comincia a galleggiare. Il gruppo di lavoro ha analizzato i dati degli ultimi sei anni e ha individuato una complessa interazione tra la formazione dei crepacci e la velocita’ di movimento del ghiaccio. Infatti, le fratture si creano maggiormente quando lo scorrimento del ghiaccio accelera o rallenta; a sua volta, l’incremento dei crepacci fa si’ che il ghiaccio cambi velocita’ mentre si modifica anche l’attrito tra la calotta glaciale e lo strato roccioso sottostante.
“Tradizionalmente si pensa che i cambiamenti dinamici sulle piattaforme di ghiaccio avvengano su scale temporali da decenni a secoli – ha commentato Anna Hogg, glaciologa dell’Universita’ di Leeds e secondo autore dello studio – Di conseguenza, e’ stato sorprendente vedere questo enorme ghiacciaio accelerare e rallentare cosi’ rapidamente”.
Quindi, la ricerca, secondo gli autori, evidenzia il ruolo dei crepacci nelle dinamiche delle piattaforme glaciali e sottolinea la necessita’ di realizzare modelli informatici ad esse relativi piu’ accurati nel tener conto delle fratturazioni.
Antartide, satelliti e AI per individuare crepacci nei ghiacciai
Roma, 11 gen. (askanews) – E’ uno dei ghiacciai piu’ importanti della calotta dell’Antartide Occidentale ed e’ tenuto particolarmente sotto controllo per il suo precario stato di salute: si tratta di Thwaites, protagonista di uno studio pubblicato su Nature Geoscience e centrato su un nuovo metodo per monitorare i suoi segni di cedimento.
La ricerca (articolo: “Episodic dynamic change linked to damage on the Thwaites glacier ice tongue”) e’ stata svolta da un team di esperti delle Universita’ di Leeds e di Bristol e descrive lo sviluppo di uno strumento per individuare gli indicatori di stress dei ghiacciai. La nuova metodologia – si legge su Global Science, il quotidiano online dell’Agenzia spaziale italiana – unisce l’Intelligenza Artificiale alle immagini radar di Sentinel-1, coppia di satelliti che fa parte del programma europeo di Osservazione della Terra Copernicus.
L’algoritmo del nuovo strumento era stato originariamente ideato per identificare le cellule nelle immagini al microscopio; questa sua peculiarita’ e’ stata sviluppata dal team della ricerca in maniera tale da poter evidenziare i crepacci del Thwaites nelle foto di Sentinel-1. In questo modo i glaciologi potranno anche migliorare i modelli informatici relativi a questo ghiacciaio, ritenuto molto pericoloso: infatti, il Thwaites contiene una quantita’ di ghiaccio tale che, se si sciogliesse, potrebbe far innalzare il livello dei mari di circa 60 centimetri.
Gli studiosi si sono particolarmente centrati su alcune aree del Thwaites considerate piu’ a rischio, ovvero quelle in cui il ghiaccio si protende nel mare e comincia a galleggiare. Il gruppo di lavoro ha analizzato i dati degli ultimi sei anni e ha individuato una complessa interazione tra la formazione dei crepacci e la velocita’ di movimento del ghiaccio. Infatti, le fratture si creano maggiormente quando lo scorrimento del ghiaccio accelera o rallenta; a sua volta, l’incremento dei crepacci fa si’ che il ghiaccio cambi velocita’ mentre si modifica anche l’attrito tra la calotta glaciale e lo strato roccioso sottostante.
“Tradizionalmente si pensa che i cambiamenti dinamici sulle piattaforme di ghiaccio avvengano su scale temporali da decenni a secoli – ha commentato Anna Hogg, glaciologa dell’Universita’ di Leeds e secondo autore dello studio – Di conseguenza, e’ stato sorprendente vedere questo enorme ghiacciaio accelerare e rallentare cosi’ rapidamente”.
Quindi, la ricerca, secondo gli autori, evidenzia il ruolo dei crepacci nelle dinamiche delle piattaforme glaciali e sottolinea la necessita’ di realizzare modelli informatici ad esse relativi piu’ accurati nel tener conto delle fratturazioni.