Lo studio pubblicato sul “Journal molecular endocrinology”
Milano, 20 dic. (askanews) – La relazione che intercorre tra l’obesita’ e la funzionalita’ della tiroide e’ stata messa in evidenza da una ricerca effettuata dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc), in collaborazione con l’Universita’ degli studi di Roma “La Sapienza” (UniRoma1), pubblicata sulla rivista Journal molecular endocrinology.
“Abbiamo constatato che il segnale generato dagli adipociti, le cellule che immagazzinano il grasso corporeo, interferisce con i fattori di trascrizione delle cellule follicolari della tiroide, ovvero con le proteine che sono responsabili dello sviluppo embrionale della ghiandola e del mantenimento delle sue funzionalita’ in eta’ adulta. La proteina Ttf-2 (Thyroid Transcription Factor 2) ha un ruolo fondamentale sia nello sviluppo che nell’omeostasi della ghiandola tiroidea, cioe’ nella sua capacita’ di autoregolarsi per un corretto funzionamento”, spiega Donato Civitareale, ricercatore del Cnr-Ibbc e autore della ricerca.
L’obesita’ rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale ed e’ in costante e preoccupante aumento, il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 e’ in sovrappeso o e’ affetto dall’obesita’. Gli obesi, rispetto agli individui normopeso, risultano maggiormente esposti all’insorgenza di numerose malattie, tra cui quelle correlate alla tiroide.
“Diversi studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato che l’ipotiroidismo, un anomalo funzionamento della ghiandola causato da una sua ridotta capacita’ di produzione degli ormoni specifici, e il cancro della tiroide, nonche’ la presenza di noduli tiroidei e del gozzo, sono piu’ frequenti in pazienti con valori elevati di massa corporea. Le prove sperimentali, che abbiamo effettuato in vivo e in vitro assieme a UniRoma1, mostrano come le secrezioni di molecole generate dagli adipociti inibiscano l’attivita’ di Ttf-2 – conclude Civitareale -. L’inibizione dell’attivita’ di questa proteina, causata dagli adipociti, sarebbe uno dei primi segnali biochimici che portano a un’alterazione dell’espressione genica e, come detto, dell’omeostasi tiroidea. In futuro, questo risultato potra’ condurci all’identificazione di strategie farmacologiche in grado di contrastare gli effetti nocivi dell’obesita’ sulla tiroide”.
Salute, Cnr: così l’obesità incide sul funzionamento della tiroide
Milano, 20 dic. (askanews) – La relazione che intercorre tra l’obesita’ e la funzionalita’ della tiroide e’ stata messa in evidenza da una ricerca effettuata dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc), in collaborazione con l’Universita’ degli studi di Roma “La Sapienza” (UniRoma1), pubblicata sulla rivista Journal molecular endocrinology.
“Abbiamo constatato che il segnale generato dagli adipociti, le cellule che immagazzinano il grasso corporeo, interferisce con i fattori di trascrizione delle cellule follicolari della tiroide, ovvero con le proteine che sono responsabili dello sviluppo embrionale della ghiandola e del mantenimento delle sue funzionalita’ in eta’ adulta. La proteina Ttf-2 (Thyroid Transcription Factor 2) ha un ruolo fondamentale sia nello sviluppo che nell’omeostasi della ghiandola tiroidea, cioe’ nella sua capacita’ di autoregolarsi per un corretto funzionamento”, spiega Donato Civitareale, ricercatore del Cnr-Ibbc e autore della ricerca.
L’obesita’ rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale ed e’ in costante e preoccupante aumento, il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 e’ in sovrappeso o e’ affetto dall’obesita’. Gli obesi, rispetto agli individui normopeso, risultano maggiormente esposti all’insorgenza di numerose malattie, tra cui quelle correlate alla tiroide.
“Diversi studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato che l’ipotiroidismo, un anomalo funzionamento della ghiandola causato da una sua ridotta capacita’ di produzione degli ormoni specifici, e il cancro della tiroide, nonche’ la presenza di noduli tiroidei e del gozzo, sono piu’ frequenti in pazienti con valori elevati di massa corporea. Le prove sperimentali, che abbiamo effettuato in vivo e in vitro assieme a UniRoma1, mostrano come le secrezioni di molecole generate dagli adipociti inibiscano l’attivita’ di Ttf-2 – conclude Civitareale -. L’inibizione dell’attivita’ di questa proteina, causata dagli adipociti, sarebbe uno dei primi segnali biochimici che portano a un’alterazione dell’espressione genica e, come detto, dell’omeostasi tiroidea. In futuro, questo risultato potra’ condurci all’identificazione di strategie farmacologiche in grado di contrastare gli effetti nocivi dell’obesita’ sulla tiroide”.