Roma, 14 dic. (askanews) – “Il Fezzan è la porta dell’Africa e noi vorremmo che l’Italia svolgesse un ruolo più marcato per la stabilità e la sicurezza della regione” meridionale della Libia, perché “la stabilità e la sicurezza della Libia inizia dal Fezzan, non dal nord, inizia dalle frontiere meridionali del Paese”. E’ quanto ha detto il vice premier del governo di unità nazionale di Tripoli, con delega per il sud, Ramadan Ahmed Boujenah, in un incontro ristretto con la stampa a margine della firma a Roma dell’accordo tra le comunità Aheli e Tebu della città di Murzuq, nel sud-ovest della Libia. Bujnah ha ricordato i “rapporti storici” tra Italia e Libia che a suo giudizio dovrebbero tradursi in un maggiore impegno da parte di Roma, “collaborando con i Paesi veramente attivi per la stabilità della Libia, in particolare la Turchia, che si sta adoperando per riunire le forze armate del paese”. Perché solo la riunificazione delle forze armate, secondo il vice premier, potrà consentire al popolo libico di andare alle urne per scegliere i propri leader politici. “In Libia il problema non è la base costituzionale” per le elezioni di cui si discute da mesi, ha rimarcato, “ma la pace sociale e la sicurezza”.
FEZZAN PORTA DELL’AFRICA
“L’Italia dovrebbe agire di più per la sicurezza e la stabilità della Libia e la stabilità e la sicurezza della Libia iniziano dal Fezzan, non dal nord, dalle frontiere meridionali del Paese. Vorremmo che l’Italia ci aiutasse a mettere in sicurezza le frontiere del Fezzan, oggi completamente abbandonate, scoperte, dove passano i migranti e dove operano i trafficanti di esseri umani. Perchè il Fezzan è la porta dell’Africa”, ha spiegato Boujenah, secondo cui l’Italia “potrebbe avviare progetti economici e industriali utili a favorire stabilità e sicurezza” nella regione “ricca di risorse naturali, come uranio, oro, gas e petrolio”.
Il vice premier ha tenuto a rimarcare come oggi la regione goda di migliori condizioni di sicurezza rispetto a un anno fa, “grazie a Saddam Haftar”, figlio del generale Khalifa Haftar, con cui il governo di Tripoli “sta collaborando per dare vita a una forza di sicurezza regionale”. Questo ha consentito alle aziende turche di operare nella regione meridionale della Libia, dove “non ci sono invece aziende italiane, mentre noi vorremmo che tornassero per sostenere il rilancio economico del Fezzan”. A dispetto quindi delle divisioni del Paese, il governo di unità nazionale e Haftar stanno collaborando perché “i libici vogliono stabilità e maggiore sicurezza, vogliono sviluppo economico”.
ITALIA COLLABORI CON LA TURCHIA
Secondo Boujenah, “il problema della Libia non sono i libici, che sono stufi di guerra e assenza di stabilità, la crisi è causata dai disaccordi tra i Paesi impegnati in Libia, che portano avanti propri interessi, alimentando contrasti tra i libici”. Per questo “la questione libica sarà risolta quando i Paesi della comunità internazionale troveranno un accordo tra loro”. E se l’Italia vuole davvero adoperarsi per riportare pace e stabilità “dovrebbe collaborare con i Paesi realmente impegnati per la stabilità in Libia, in particolare con la Turchia, oggi partner importante”.
Il vice premier ha spiegato che Ankara è oggi in prima linea nel sostenere il “processo di riunificazione delle forze militari libiche, in attività di addestramento militare e per rimuovere le milizie e dare vita a una forza unita”.
“Ma questo ce lo aspettiamo dall’Italia, non dalla Turchia, per i rapporti storici e gli interessi comuni”, ha sottolineato, perché “siamo Paesi vicini, noi guardiamo il Mediterraneo da sud, voi da nord, noi siamo la porta dell’Africa, voi siete la porta dell’Europa”.
ELEZIONI OGGI SAREBBERO UNA TRAGEDIA
Interpellato sulle elezioni che avrebbero dovuto tenersi un anno fa nel paese, il vice premier è stato netto: “Io vorrei le elezioni oggi, ma se venissero fatte oggi sarebbe una tragedia per la Libia, perché non c’è un garante per tenere elezioni democratiche. I cittadini devono essere liberi di poter scegliere i candidati, di votare in sicurezza. E oggi non ci sono le condizioni”.
A suo giudizio “perché si possano tenere elezioni democratiche e trasparenti, ci deve essere prima la riunificazione delle forze militari, che potranno poi garantire il normale svolgimento del voto”. Mentre “se si continuerà a discutere di governi ed elezioni non cambierà mai nulla”.
Boujenah ha quindi rivendicato l’operato del governo di unità libico, insediato nel marzo 2021 proprio con l’obiettivo di portare il Paese alle urne: “E’ il primo governo che ha offerto servizi ai cittadini, e la popolazione lo ha sentito. Nel Fezzan ci sono attività di rilancio dei trasporti, della sanità, delle scuole. Prima non c’era neanche la benzina. Oggi l’aeroporto di Sebha è operativo. Questo conferma che la forza (di Haftar, ndr) presente sul terreno collabora con il governo di Tripoli. Io collaboro con tutti, sono pronto a sedermi con tutti per risolvere i problemi. Perché non voglio che i cittadini libici siano vittime di conflitti politici”.
Il governo guidato da Dbeibah punta “alla riconciliazione nazionale”, ha aggiunto, ribadendo che solo “riunite le forze armate, i libici potranno scegliere i propri leader politici”.
ITALIA FAVORISCA SVILUPPO DEI PAESI DI ORIGINE DEI MIGRANTI
Riguardo alla questione dei migranti in arrivo in Italia dalla Libia, il vice premier ha ribadito la posizione del governo di Tripoli secondo cui “la Libia è un paese di transito come l’Italia”.
“La soluzione arriverà solo quando si sosterrà lo sviluppo dei loro paesi e l’Italia potrebbe impegnarsi di più con l’Unione europea per creare un fondo per lo sviluppo dei paesi di origine”, ha concluso Boujenah. (di Simona Salvi)