Roma, 13 dic. (askanews) – E’ stato firmato oggi a Roma, con la mediazione della onlus Ara Pacis, l’accordo “La Pace è Buona” per sostenere il rientro degli sfollati e la convivenza pacifica tra gli Aheli e i Tebu della città di Murzuq, nel sud-ovest della Libia, dopo anni di divisioni, e scontri, acuiti dal conflitto politico in atto nel Paese. L’accordo segna il punto di arrivo di un percorso intrapreso nel 2019, sempre a Roma, con la firma della “Dichiarazione di Buone Intenzioni” per il ripristino della fiducia tra i due popoli del Fezzan libico.
“Ara Pacis sta facendo un lavoro eccellente e quest’accordo sicuramente sarà un aiuto per la stabilità nel sud della Libia”, ha commentato il vice premier del governo di unità nazionale di Tripoli, con delega per il sud, Ramadan Ahmed Bujnah, presente alla cerimonia. Da parte sua, il Direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente presso la Farnesina, Alfredo Conte, ha rimarcato che “il Fezzan è la chiave di volta per la stabilità e il benessere della Libia e la stabilità e il benessere della Libia sono la stabilità e il benessere dell’Italia”. Con la firma dell’accordo le due comunità si sono impegnate a “sostenere le azioni necessarie alla ricostruzione della fiducia attraverso un continuo dialogo” e a “coinvolgere tutte le componenti di Murzuq per riunire la Libia e le varie visioni e obiettivi verso la convivenza pacifica”.
“Le due parti concordano con Ara Pacis, l’Aics e i partner del governo italiano sul sostegno e gli sforzi per la convinvenza pacifica attraverso l’esecuzione di progetti urgenti che creerano le condizioni necessarie al rientro delle famiglie degli sfollati”, recita l’intesa, indicando come prioritari interventi a favore di “servizi essenziali idrici, fognature, impianti energetici, un sistema sanitario, un sistema educativo, le infrastrutture, l’agricoltura, le attività legate al rafforzamento della fiducia, il sostegno psicologico e l’aiuto alle iniziative dei giovani, delle donne e dei disabili”.
Si stima siano 17.320 le persone, quasi il 60% della popolazione, ad aver lasciato la città di Murzuq dopo il bombardamento subito nel 2019 da parte delle forze del generale Khalifa Haftar, che acuì divisioni e infiammò il conflitto sociale tra le comunità.
Nel suo intervento, il Direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente della Farnesina ha tenuto a rimarcare come l’intesa sia “il prodotto di un’interazione tra società civile e governi”, auspicando che possa fungere “da esempio per tutta la Libia, per una riconciliazione a livello nazionale”.