Dalla crisi energetica spinta alla ristrutturazione del sistema d’impresa
Roma, 2 dic. (askanews) – La crisi energetica e’ la principale fonte di preoccupazione per le famiglie italiane: per il 33,4%, e la percentuale arriva al 43% tra le famiglie in una bassa condizione socio-economica, le piu’ colpite dall’aumento dei costi incomprimibili. Lo sottolinea il Censis nell’ultimo rapporto sulla situazione sociale del paese.
Il rischio e’ quello che aumentino sensibilmente sia le persone in poverta’ energetica, che cioe’ non riescono a mantenere un livello adeguato di riscaldamento casalingo (l’8,8% delle famiglie italiane nel 2020) o che non riescono a far fronte alle bollette con il budget familiare a disposizione (il 5,6% delle famiglie e’ in ritardo con i pagamenti), sia quelle a rischio di poverta’ relativa o assoluta a causa della sempre piu’ ampia quota di reddito familiare da impiegare per le spese energetiche, che sottrae risorse per il resto dei consumi. La preoccupazione rimane alta anche tra le famiglie con status medio-basso (33,1%) e tra le famiglie piu’ agiate (32,3%). A questo quadro di preoccupazioni congiunturali si aggiunge quella piu’ generale per la anomala crescita dell’inflazione (20,6%), in grado di erodere drasticamente il potere d’acquisto e il valore dei risparmi di tutte le famiglie.
A causa del caro-bollette, si stima che 355.000 aziende (8,1% delle imprese attive) potrebbero subire un grave squilibrio tra costi e ricavi. L’86,6% si colloca nel terziario, il 13,6% nel settore industriale; le criticita interessano 3,3 milioni di addetti (19,2% del totale), di cui il 74,5% nei servizi (2,5 milioni di addetti) e il 25,5% nell’industria (850.000 addetti).
Se si verificassero gli esiti gia osservati nelle passate ondate di crisi, sarebbero ancora una volta le microimprese a soffrire di piu. Tra il 2012 e il 2020 le imprese attive si sono ridotte di 15.000 unita. Il saldo negativo deriva dal calo nella classe di addetti fino a nove unita (-18.115), mentre le altre classi dimensionali presentano saldi positivi, soprattutto nella dimensione 50-249 addetti (+2.225 imprese).
Cam/Int2
Censis: il caro bollette è in cima alle preoccupazioni dei cittadini
Roma, 2 dic. (askanews) – La crisi energetica e’ la principale fonte di preoccupazione per le famiglie italiane: per il 33,4%, e la percentuale arriva al 43% tra le famiglie in una bassa condizione socio-economica, le piu’ colpite dall’aumento dei costi incomprimibili. Lo sottolinea il Censis nell’ultimo rapporto sulla situazione sociale del paese.
Il rischio e’ quello che aumentino sensibilmente sia le persone in poverta’ energetica, che cioe’ non riescono a mantenere un livello adeguato di riscaldamento casalingo (l’8,8% delle famiglie italiane nel 2020) o che non riescono a far fronte alle bollette con il budget familiare a disposizione (il 5,6% delle famiglie e’ in ritardo con i pagamenti), sia quelle a rischio di poverta’ relativa o assoluta a causa della sempre piu’ ampia quota di reddito familiare da impiegare per le spese energetiche, che sottrae risorse per il resto dei consumi. La preoccupazione rimane alta anche tra le famiglie con status medio-basso (33,1%) e tra le famiglie piu’ agiate (32,3%). A questo quadro di preoccupazioni congiunturali si aggiunge quella piu’ generale per la anomala crescita dell’inflazione (20,6%), in grado di erodere drasticamente il potere d’acquisto e il valore dei risparmi di tutte le famiglie.
A causa del caro-bollette, si stima che 355.000 aziende (8,1% delle imprese attive) potrebbero subire un grave squilibrio tra costi e ricavi. L’86,6% si colloca nel terziario, il 13,6% nel settore industriale; le criticita interessano 3,3 milioni di addetti (19,2% del totale), di cui il 74,5% nei servizi (2,5 milioni di addetti) e il 25,5% nell’industria (850.000 addetti).
Se si verificassero gli esiti gia osservati nelle passate ondate di crisi, sarebbero ancora una volta le microimprese a soffrire di piu. Tra il 2012 e il 2020 le imprese attive si sono ridotte di 15.000 unita. Il saldo negativo deriva dal calo nella classe di addetti fino a nove unita (-18.115), mentre le altre classi dimensionali presentano saldi positivi, soprattutto nella dimensione 50-249 addetti (+2.225 imprese).
Cam/Int2