Roma, 1 dic. (askanews) – La Libia “non può essere rappresentata solo dal tema migrazione”, perchè è un Paese che sta cercando di ripartire, nonostante l’instabilità politica, e “bisognerebbe investire e creare hotspot di lavoro, perchè per togliere le armi ai ragazzi bisogna creare lavoro”. Ne è convinto Gianfranco Damiano, Presidente della Camera di Commercio italo-libica, che in questi anni non ha mai smesso di operare nel Paese, neanche durante le fasi più accese del conflitto, in vista della sua ripresa.
“Le occasioni non mancano, il Paese deve ripartire e il clima è cambiato” rispetto agli anni scorsi, ha dichiarato Damiano, raggiunto telefonicamente da askanews a Tripoli dove il prossimo fine settimana parteciperà alla Fiera Oil, Gas and Renewable Energy. In Libia gli italiani “sono sempre benvoluti e ci sono molte richieste”, ma le “imprese sono frenate dal fatto che la Libia sia considerato un Paese a rischio”, ha sottolineato, raccontando di trascorrere molta parte dell’anno in Libia e di ritenere la situazione “ormai gestibile”.
Le difficoltà degli ultimi anni “hanno fatto perdere qualche occasione alle aziende italiane, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con le imprese, perché per avere un mercato bisogna starci, bisogna presidiarlo”, ha ammesso il presidente della Camera di Commercio. E nonostante la presenza italiana non manchi e “il prodotto italiano sia ricercato”, oggi in Libia “sono presenti aziende turche, spagnole, inglese e francesi che hanno maggiore flessibilità e hanno maggiore sostegno da parte dei loro governi”.
Per questo, ha aggiunto Damiano, bisognerebbe “prestare maggiore attenzione alla Libia, che non può essere rappresentata solo dal tema della migrazione”, ma servirebbe “un coordinamento, una guida per un investimento economico in diversi settori”.
“Vorrei che il nuovo governo facesse piccoli progetti, non un grande piano, scegliendo magari un settore, formando una task force di imprenditori, per dare vita a hotspot di lavoro in Libia”, è l’auspicio del presidente della Camera di commercio italo-libica, che in questi ultimi anni ha puntato in particolare su tre settori: quello delle manutenzioni, per la ripresa, il settore agricolo e poi la pesca.
“Si potrebbero creare task force per uno sviluppo orizzontale dei vari settori, mettendo insieme più competenze, dando vita a filiere. E una volta avviata la ricostruzione, in Libia ci sarà anche una grande richiesta di manodopera, a cui bisognerà poi garantire una formazione per avere manodopera specializzata”, ha spiegato Damiano.
Il presidente della Camera di Commercio ha tenuto a rimarcare che “il mercato libico è complementare al nostro”, raccontando che “i libici dicono spesso: ‘voi italiani non vi rendete conto che noi siamo il vostro giardino e voi non state curando il vostro giardino'”. Anche guardando in prospettiva, ha concluso Damiano, perché “se l’Africa è il futuro, la Libia potrebbe fungere da ponte verso il continente”. (di Simona Salvi)