Roma, 30 nov. (askanews) – Un fatturato che sfonda la quota di 351 miliardi di euro e utili che balzano oltre i 16 miliardi; nel giro di due anni, il settore dell’energia passa da risultati negativi, segnati dalla pandemia, a traguardi di segno opposto, sinora mai raggiunti; è la comprensibile conseguenza della “twin crises”, il combinato di depressione economica da Covid-19 e terzo shock energetico internazionale (dopo 1972-73 e 1978-80). Tutto questo emerge dalla settima edizione del “Rapporto sui bilanci delle Società dell’energia 2014-2021” realizzato dal Centro Studi CoMar, nel confronto tra fine 2021 e 2020 e previsioni sul 2022.
Il Rapporto CoMar ha considerato le imprese, di diritto Italiano, che producono, distribuiscono e vendono sia elettricità e gas, che petroli e carburanti, confrontando l’andamento sia anno su anno che nei sette del periodo tra il 2014 ed il 2021. L’analisi evidenzia che: il fatturato complessivo, nel 2021, è stato di 351,8 miliardi di euro, aumentando di 133,1 miliardi (+60,8%) rispetto ai 218,7 del 2020, un minimo storico proprio dell’anno pandemico; un rimbalzo straordinario, da record, anche sul picco di 306,9 miliardi raggiunti nel 2014 (+ 14,6%); tanto da essere maggiore di oltre 82,2 miliardi anche sulla media di fatturato di 269,5 miliardi registratasi negli ultimi sette anni; anche il risultato di competenza per gli azionisti è stato da primato: gli utili sono stati di 16 miliardi di euro, a fronte delle inevitabili perdite di 2,6 miliardi sempre nel 2020 e più che raddoppiati sui 6,9 miliardi del 2019; questi utili rappresentano il 4,5% sul fatturato, quando tale parametro risultò negativo dell’1,6% nel 2020; il margine operativo netto, altrettanto significativo della redditività, è stato anch’esso da record, sfiorando i 31,7 miliardi di euro, sostanzialmente il doppio dei 15,9 miliardi del 2020 (+98,6%), quando anche questo indice risentì pesantemente del periodo di confinamento; il m.o.n. del 2021, a conferma dell’eccezionalità, è superiore anche sulla media di 22,2 miliardi degli ultimi sette anni; e del 36,3% su quello avutosi nel 2014; di conseguenza, anche il rapporto tra margine operativo netto e fatturato rispecchia il momento favorevole, attestandosi al 9% e recuperando quote più consuete sul 7,3% del 2020; anche i debiti finanziari, tuttavia, sempre tra il 2020 e il 2021, si sono incrementati significativamente, nella misura del 12%, portandosi a 187,6 miliardi di euro, 20,2 miliardi in più anno su anno; e questo stock complessivo del 2021 è in aumento del 35,2% sui 138,7 miliardi del 2014; il rapporto tra debiti finanziari e fatturato, dopo il balzo al 76,8% nel 2020 (venti punti in più sul 2019), è tornato al 53,5%, rapporto già più fisiologico su tutti quelli registrati dal 2014; gli Addetti delle Società considerate hanno superato per la prima volta le 190.000 Unità (192.128; + 3,7% sul 2020); in aumento di 22.000 unità (+12,7%), rispetto ai 170.463 del 2014; il fatturato per Dipendente è stato di 1.831.000 euro nel 2021, in grande crescita rispetto ai 1.181.000 euro del 2020; le società dell’energia quotate, al 31 dicembre 2021, sono 20: A2a, Acea, Acinque, Alerion Clean Power, Algowatt, Ascopiave, Ecosuntek, Edison, Enel, Eni, Erg, Eviso, Falck Renewables, Gas Plus, Hera, Iren, Italgas, Saras, Snam, Terna. Elettra Investimenti è stata revocata dalle negoziazioni il 4 giugno 2021.
A fine 2021, la loro capitalizzazione su Borsa Italiana era di 182,3 miliardi di euro, il 23,5% della totale (768,8 miliardi); con il titolo Enel quale maggiore in assoluto, per una capitalizzazione di 71,6 miliardi di euro, notevolmente superiore alla seconda, Intesa SanPaolo, con 44,2 miliardi; a sua volta, subito seguita, al terzo posto, da un’altra energetica, ovvero Eni, con 44,1 miliardi di capitalizzazione. Al 31 ottobre 2022, la capitalizzazione delle Società del settore energia era scesa a 146,8 miliardi di euro, perdendo 35,5 miliardi di euro (-19,4%); comunque “performando” meglio sull’andamento totale della capitalizzazione di Borsa. Piuttosto, si rileva l’ascesa di Eni al primo posto, per un indebolimento dei corsi di Enel.
Per quanto riguarda le classifiche delle singole aziende, sempre con riferimento ai bilanci 2021: · Enel conferma il primo posto per fatturato, avanti Eni; · nei primi dieci posti per fatturato, vi sono 6 Società con il primo azionista Italiano e 4 Società, sempre di diritto Italiano, ma controllate da holding estera; erano rispettivamente 7 e 3 l’anno precedente; · delle prime 10 nazionali, 7 sono a controllo pubblico, attraverso il Ministero Economia Finanze o gli Enti locali; erano 8 l’anno precedente; · le maggiori Società Italiane dell’energia controllate da holding estera sono, nell’ordine, Edison, Kuwait Petroleum Italia, Esso Italiana, Engie Italia, Sonatrach Raffineria Italiana, Isab, Tamoil Italia; · le Società con il migliore rapporto “utili su fatturato” sono, nell’ordine, Snam, Ascopiave, Terna, Alerion Clean Power, 2I Rete Gas, Italgas; · le Società con il migliore rapporto “mon su fatturato” sono Alerion Clean Power, 2I Reti Gas, Terna, Italgas, SGI-Società Gasdotti Italia, Snam; · le Società con il migliore rapporto “fatturato per dipendente” risultano GSE Gestore Servizi Energetici, Edelweiss Energy Holding, Shell Energy Italia, Esso Italiana, Alpha Trading; · le Società con il migliore rapporto “debiti finanziari su fatturato” sono Edelweiss Energy Holding, Testoni, Ultragas CM, Burgo Energia, Fin.Re.
L’analisi di CoMar ha valutato anche l’andamento tendenziale per il 2022, sulla base dei dati dei primi 9 mesi che 15 Società quotate hanno comunicato ai mercati, confrontandoli con quelli analoghi dei primi 9 mesi del 2020. Queste 15 Società rappresentano tra il 50 e il 55% del totale del settore come fatturato e utili. Pertanto, nei 12 mesi settembre 2021 – settembre 2022: · il fatturato è passato da 146.559 miliardi di euro a 291.872; è quindi aumentato, in un anno, di 145.313 miliardi, di fatto raddoppiando, con un +99%. Nell’aumento, si distinguono: Edison (+233%), A2A (+161,7%), Alerion Clean Power (+142,5%), Hera (+123%), Saras (+105%), Eni (+100%); i minori incrementi, dal 10% in giù, sono di Snam, Italgas e Terna; · l’utile è variato da 8.058 miliardi di euro a 18.708; è quindi aumentato, in un anno, di 10.650 miliardi, più che raddoppiando, con un +132%. In realtà, per questo parametro, il contributo arriva soprattutto dalle Società del sub-settore petrolifero, più che da quelle del sub-settore elettricità e gas: Saras (+559%), Eni (+472%); 7 delle 15 Società hanno, anzi, visto una riduzione della redditività: Edison, Iren, Enel e Ascopiave, anche in doppia cifra; seguite da Hera, Acinque, Snam; e senza considerare aumenti degli utili molto contenuti per Italgas, Acea, Terna; · per i debiti finanziari, si evidenzia un aumento sino al 25%, anche per le domande di consistenti garanzie liquide come coperture contrattuali per gli acquisti sulle borse del gas; · lo stress finanziario va già comportando, in taluni casi, una riduzione degli investimenti pianificati.
L’andamento dei mercati dell’energia condiziona gli Operatori e tutta la congiuntura economica: a fine ottobre 2022, l’aumento della componente energia dei prezzi al consumo ha superato, nei dodici mesi, il 70%. È dalla seconda metà del 2021 che il prezzo del gas in Europa cresce in modo eccezionale e volatile: da valori inferiori a 20 euro per megawattora a inizi 2021, ai 340 dello scorso agosto, agli attuali 100-130; mentre il prezzo del petrolio è passato da 60 dollari al barile di inizio 2021 ai 130 del marzo scorso, ripiegando su 100 solo nelle settimane scorse. L’Italia mostra vulnerabilità. Il sistema energetico deve affrontare rischi di tenuta sia degli Operatori, il 45% dei quali potrebbero affrontare perdite a fine 2022, che degli utenti finali.