Per oltre 63% persone diversamente abili anche esame routine percorso a ostacoli
Roma, 30 nov. (askanews) – Le lunghe attese al pronto soccorso o le difficolta’ nell’affrontare esami invasivi sono dinamiche che chiunque ha sperimentato e che spesso costituiscono un compromesso quasi inevitabile di fronte a un problema di salute. Eppure c’e’ chi vede queste situazioni trasformarsi in veri e propri percorsi a ostacoli, a volte quasi impossibili da superare,o comunque affrontabili al prezzo di lunghe peregrinazioni o di veri e propri ‘viaggi della salute’ anche per questioni che normalmente potrebbero essere consideratedi routine.E’ cio’ che accade a chi si trova a dover fare i conti con disabilita’ gravi o gravissime, tali da rendere assai complessa anche una semplice spirometria (un esame diagnostico per valutare la funzione polmonare). In quest’ambito, dunque, nonostante l’impegno e il lavoro di molti soggetti coinvolti, resta ancora tanta strada da fare e i vulnus sono fin troppo evidenti.
Lancia l’allarme l’Istituto Serafico di Assisi -centro di eccellenza per la riabilitazione, la ricerca e l’innovazione medico scientifica per bambini e giovani adulti con disabilita’ fisiche, psichiche e sensoriali gravi e gravissime – che in occasione della Giornata Mondiale della Disabilita’ in calendario il 3 dicembre ha condotto uno studio prendendo in esame le situazioni delle famiglie di persone con disabilita’, ma anche quelle dei disabili stessi e di numerose associazioni del settore. I dati che ne sono emersi – e che verranno presentati anche nel corso dell’incontro “Innovazione e ricerca in riabilitazione” che si terra’ all’Istituto Serafico il 2 e 3 dicembre con la partecipaione, tra gli altri, della professoressa Chiara Carrozza, presidente del Cnr – parlano di una situazione in cui le criticita’ sono all’ordine del giorno.
Gli intervistati hanno riferito di aver riscontratol’assenza nelle strutture sanitarie di percorsi specifici per persone con disabilita’ nel 49,8% dei casi,e di averle trovate raramente nel 36,7% dei casi. Permangono poi le barriere architettoniche indicate come presenti dal 37,6% degli intervistati. Accanto alle lunghe ore d’attesa, vengono riscontrate spesso anchedifficolta’ nella comunicazione dei bisogni specifici al personale, a cui si aggiungono quelle legate alla gestione dei comportamenti problematici delle persone con disabilita’ psichiche.Una situazione, dunque, che non puo’ che risolversi in un vero e proprio calvario per le famiglie e per i caregiver, oltre che per gli assistiti stessi:il 63,3% del campione, infatti, ha dichiarato di dover uscire dalla propria regione per effettuare le cure necessarie o anche solo per delle semplici visite di routine, mentre il 79,6% ha messo in evidenza la necessita’ di rivolgersi a piu’ di una struttura sanitaria prima di ricevere un’assistenza adeguata.
“Sono numeri che restituiscono una situazione complessa, aggravata anche dalle difficolta’ innescate dalla pandemia di coronavirus degli ultimi anni”, ha spiegatoFrancesca Di Maolo, Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, secondo cui “nella maggior parte delle strutture sanitarie italiane mancano dei protocolli specifici per le persone con disabilita’ e c’e’ una forte carenza di personale adeguatamente formato”.”La nostra struttura ad esempio, essendosi sempre ispiratadalla volonta’ di coniugare il ‘curare’ con il ‘prendersi cura’ – ha continuato – lavora quotidianamente per rendere i servizi ambulatoriali per persone con disabilita’ sempre piu’ adatti al loro stato di salute.Ma il Sistema Sanitario Nazionale italiano e’ cucito su misura per il malato, non per il malato con disabilita’.Ed e’ per questo che il tema dell’accessibilita’ alle cure per ogni individuo deve diventare una priorita’ su cui si fonda la democrazia sostanziale, la civilta’ e il benessere di un Paese”. Per farlo? “Occorre una vera e propria svolta culturale – ha aggiunto Di Maolo – che ci traghetti verso il pieno riconoscimento della dignita’ e dei diritti delle persone diversamente abili e che sia in grado di abbattere le disuguaglianze in tutti i settori della sanita’.Ma al contempo e’ necessario anche mettere mano al Pnrr e destinare una parte di quei fondi all’accessibilita’ degli ospedali, cosi’ come e’ stato fatto per le strutture alberghiere e ricettive, e rendere finalmente effettiva e concreta la piena accessibilita’ alle cure”.
In sintesi, dunque, e’ necessario un adeguamento dell’offerta sanitaria ai bisogni, spesso delicati, delle persone con disabilita’. Ed e’ necessario farlo in fretta.
Disabilità, report Serafico: Italia indietro in accessibilità a cure
Roma, 30 nov. (askanews) – Le lunghe attese al pronto soccorso o le difficolta’ nell’affrontare esami invasivi sono dinamiche che chiunque ha sperimentato e che spesso costituiscono un compromesso quasi inevitabile di fronte a un problema di salute. Eppure c’e’ chi vede queste situazioni trasformarsi in veri e propri percorsi a ostacoli, a volte quasi impossibili da superare,o comunque affrontabili al prezzo di lunghe peregrinazioni o di veri e propri ‘viaggi della salute’ anche per questioni che normalmente potrebbero essere consideratedi routine.E’ cio’ che accade a chi si trova a dover fare i conti con disabilita’ gravi o gravissime, tali da rendere assai complessa anche una semplice spirometria (un esame diagnostico per valutare la funzione polmonare). In quest’ambito, dunque, nonostante l’impegno e il lavoro di molti soggetti coinvolti, resta ancora tanta strada da fare e i vulnus sono fin troppo evidenti.
Lancia l’allarme l’Istituto Serafico di Assisi -centro di eccellenza per la riabilitazione, la ricerca e l’innovazione medico scientifica per bambini e giovani adulti con disabilita’ fisiche, psichiche e sensoriali gravi e gravissime – che in occasione della Giornata Mondiale della Disabilita’ in calendario il 3 dicembre ha condotto uno studio prendendo in esame le situazioni delle famiglie di persone con disabilita’, ma anche quelle dei disabili stessi e di numerose associazioni del settore. I dati che ne sono emersi – e che verranno presentati anche nel corso dell’incontro “Innovazione e ricerca in riabilitazione” che si terra’ all’Istituto Serafico il 2 e 3 dicembre con la partecipaione, tra gli altri, della professoressa Chiara Carrozza, presidente del Cnr – parlano di una situazione in cui le criticita’ sono all’ordine del giorno.
Gli intervistati hanno riferito di aver riscontratol’assenza nelle strutture sanitarie di percorsi specifici per persone con disabilita’ nel 49,8% dei casi,e di averle trovate raramente nel 36,7% dei casi. Permangono poi le barriere architettoniche indicate come presenti dal 37,6% degli intervistati. Accanto alle lunghe ore d’attesa, vengono riscontrate spesso anchedifficolta’ nella comunicazione dei bisogni specifici al personale, a cui si aggiungono quelle legate alla gestione dei comportamenti problematici delle persone con disabilita’ psichiche.Una situazione, dunque, che non puo’ che risolversi in un vero e proprio calvario per le famiglie e per i caregiver, oltre che per gli assistiti stessi:il 63,3% del campione, infatti, ha dichiarato di dover uscire dalla propria regione per effettuare le cure necessarie o anche solo per delle semplici visite di routine, mentre il 79,6% ha messo in evidenza la necessita’ di rivolgersi a piu’ di una struttura sanitaria prima di ricevere un’assistenza adeguata.
“Sono numeri che restituiscono una situazione complessa, aggravata anche dalle difficolta’ innescate dalla pandemia di coronavirus degli ultimi anni”, ha spiegatoFrancesca Di Maolo, Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, secondo cui “nella maggior parte delle strutture sanitarie italiane mancano dei protocolli specifici per le persone con disabilita’ e c’e’ una forte carenza di personale adeguatamente formato”.”La nostra struttura ad esempio, essendosi sempre ispiratadalla volonta’ di coniugare il ‘curare’ con il ‘prendersi cura’ – ha continuato – lavora quotidianamente per rendere i servizi ambulatoriali per persone con disabilita’ sempre piu’ adatti al loro stato di salute.Ma il Sistema Sanitario Nazionale italiano e’ cucito su misura per il malato, non per il malato con disabilita’.Ed e’ per questo che il tema dell’accessibilita’ alle cure per ogni individuo deve diventare una priorita’ su cui si fonda la democrazia sostanziale, la civilta’ e il benessere di un Paese”. Per farlo? “Occorre una vera e propria svolta culturale – ha aggiunto Di Maolo – che ci traghetti verso il pieno riconoscimento della dignita’ e dei diritti delle persone diversamente abili e che sia in grado di abbattere le disuguaglianze in tutti i settori della sanita’.Ma al contempo e’ necessario anche mettere mano al Pnrr e destinare una parte di quei fondi all’accessibilita’ degli ospedali, cosi’ come e’ stato fatto per le strutture alberghiere e ricettive, e rendere finalmente effettiva e concreta la piena accessibilita’ alle cure”.
In sintesi, dunque, e’ necessario un adeguamento dell’offerta sanitaria ai bisogni, spesso delicati, delle persone con disabilita’. Ed e’ necessario farlo in fretta.