Il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria
Roma, 28 nov. (askanews) – “La grappa fatta in cella da detenuti a Terni non rappresenta purtroppo l’unica distilleria artigianale nei penitenziari. Nelle carceri italiane sarebbero circa il 20% le persone con problemi di alcol correlati tra le oltre 50mila persone ristrette, pari ad un numero vicino alle 10mila unita’”. A sostenerlo e’ il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo.
“La fabbricazione di alcool in cella non e’ un mistero, salvo a scoprirlo solo in occasione di fatti di cronaca come quello di Terni. Innanzitutto, emerge la necessita’ di attrezzarsi con strumenti di rilevazione epidemiologica semplici e generalizzabili a tutti gli Istituti di pena italiani e a tutta l’Area penale, tali da permettere l’acquisizione di consapevolezza istituzionale e di attivare forme di intervento e trattamento dei detenuti con problemi di alcol”, continua Di Giacomo.
“Diventa urgente tra i programmi di assistenza sanitaria carceraria, che sono fermi agli anni novanta per carenza di personale e strumentazioni, la sensibilizzazione-formazione del personale periferico dell’amministrazione giudiziaria e i gruppi di trattamento degli alcolisti detenuti – spiega ancora Di Giaocomo – Il problema centrale come hanno rilevato i medici della Simsp (medici penitenziari) nel loro recente congresso, riprendendo il nostro allarme sui suicidi (80 dall’inizio dell’anno), e’ il passaggio delle competenze dal dicastero della Giustizia al servizio sanitario nazionale, avvenuto nel 2008 in modo disordinato, che ha provocato una frammentazione tra i servizi che le diverse regioni non sono in grado di erogare”.
“Di qui l’effetto come quello che riguarda detenuti con problemi psichiatrici e tossicodipendenti da sempre sottovalutato e sottodimensionato: gli episodi di autolesioni di detenuti fragili che appartengono a queste categorie sono circa dieci ogni giorno, quattro sono le aggressioni che quotidianamente i poliziotti penitenziari subiscono da detenuti con problemi psichiatrici e due sono i tentativi di suicidio che la polizia penitenziaria riesce ad evitare”.
Carcere, Di Giacomo: almeno 10mila detenuti con problemi di alcol
Roma, 28 nov. (askanews) – “La grappa fatta in cella da detenuti a Terni non rappresenta purtroppo l’unica distilleria artigianale nei penitenziari. Nelle carceri italiane sarebbero circa il 20% le persone con problemi di alcol correlati tra le oltre 50mila persone ristrette, pari ad un numero vicino alle 10mila unita’”. A sostenerlo e’ il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo.
“La fabbricazione di alcool in cella non e’ un mistero, salvo a scoprirlo solo in occasione di fatti di cronaca come quello di Terni. Innanzitutto, emerge la necessita’ di attrezzarsi con strumenti di rilevazione epidemiologica semplici e generalizzabili a tutti gli Istituti di pena italiani e a tutta l’Area penale, tali da permettere l’acquisizione di consapevolezza istituzionale e di attivare forme di intervento e trattamento dei detenuti con problemi di alcol”, continua Di Giacomo.
“Diventa urgente tra i programmi di assistenza sanitaria carceraria, che sono fermi agli anni novanta per carenza di personale e strumentazioni, la sensibilizzazione-formazione del personale periferico dell’amministrazione giudiziaria e i gruppi di trattamento degli alcolisti detenuti – spiega ancora Di Giaocomo – Il problema centrale come hanno rilevato i medici della Simsp (medici penitenziari) nel loro recente congresso, riprendendo il nostro allarme sui suicidi (80 dall’inizio dell’anno), e’ il passaggio delle competenze dal dicastero della Giustizia al servizio sanitario nazionale, avvenuto nel 2008 in modo disordinato, che ha provocato una frammentazione tra i servizi che le diverse regioni non sono in grado di erogare”.
“Di qui l’effetto come quello che riguarda detenuti con problemi psichiatrici e tossicodipendenti da sempre sottovalutato e sottodimensionato: gli episodi di autolesioni di detenuti fragili che appartengono a queste categorie sono circa dieci ogni giorno, quattro sono le aggressioni che quotidianamente i poliziotti penitenziari subiscono da detenuti con problemi psichiatrici e due sono i tentativi di suicidio che la polizia penitenziaria riesce ad evitare”.