Assemblea lunedi 28 di Assindustria Venetocentro
Padova, 25 nov. (askanews) – Un tessuto industriale dal valore aggiunto da primato, innervato di saperi, nuovi paradigmi digitali e Esg. Piccole e medie imprese divenute multinazionali, grandi imprese, distretti e filiere made in Italy leader mondiali in un gran numero di nicchie produttive, nella meccanica e meccatronica, mobile, moda, farmaceutica, cantieristica, vino e agrifood. E poi turismo (13 milioni di arrivi pre Covid) e servizi innovativi. Un grado di internazionalizzazione sopra la media nazionale.
L’area vasta Padova Treviso Venezia Rovigo e’ un territorio chiave dell’economia italiana (Pil aggregato di 86 miliardi). Una metropoli ‘di fatto’ con 3 milioni di abitanti, 283mila 500 unita’ locali (al netto agricoltura) per oltre 991mila addetti, di cui 395mila nell’industria (55,4% del totale veneto). La nuova associazione, denominata Confindustria Veneto Est, che nascera’ dall’integrazione tra Assindustria Venetocentro e Confindustria Venezia Rovigo, rappresenta una delle prime piattaforme produttive del Paese. Qui si concentra il 55% del valore aggiunto manifatturiero del Veneto e il 6,8% di quello nazionale (27 miliardi di euro nel 2021), circa meta’ dell’export regionale (32,5 miliardi, il 46,2%), grazie al veloce recupero post Covid (+5,4% sul 2019). Nei primi sei mesi dell’anno in corso la performance dell’export e’ stata molto positiva e superiore alle attese, con un aumento record di 3,4 miliardi sull’analogo periodo del 2021, attestandosi a 19 miliardi (+21,4%). La domanda di lavoro ha registrato un saldo (ancora) positivo tra assunzioni e cessazioni di 29mila contratti nei primi dieci mesi. Con un tasso di disoccupazione al 5,7% (9,5% il dato nazionale). Una vitalita’ economica confermata dalla presenza di 715 startup e PMI innovative (60,0% del Veneto), sicuro “sintomo” metropolitano.
Nonostante tutte le incognite, nel terzo trimestre 2022 la produzione industriale dell’area vasta mostra ancora un segno positivo rispetto allo stesso periodo del 2021, compreso tra il +2,9% di Padova e il +7,5% di Venezia (Treviso +3,8%), con l’eccezione di Rovigo (-2,7%), seppure in progressivo rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. Tale andamento e’ sostenuto da un fatturato estero ancora sorprendentemente positivo per tutti i territori (Treviso +12,1%, Venezia +10,6%, Padova +9,5%, Rovigo +7,2 – Unioncamere Veneto). Spirale inflattiva, che erode il potere d’acquisto e stretta monetaria raffreddano la domanda interna per consumi e investimenti. La dinamica degli ordini si indebolisce. L’inasprirsi delle condizioni operative, zavorrate da costi dell’energia, prezzi al rialzo delle materie prime (per nove su dieci) e indebolimento del mercato mondiale ed europeo, misurano i rischi al ribasso. Il rialzo dei tassi inizia a colpire anche il costo del denaro per le imprese, segnalato in aumento da un’azienda su due (49,1%, era il 19,9% nel primo trimestre). Le attese sui livelli di produzione e ordini per fine anno si assestano rispetto al trimestre precedente. L’incertezza pesa sulle prospettive a medio termine e l’abbrivio al 2023.
Industria: a Nordest rallenta ma resiste
Padova, 25 nov. (askanews) – Un tessuto industriale dal valore aggiunto da primato, innervato di saperi, nuovi paradigmi digitali e Esg. Piccole e medie imprese divenute multinazionali, grandi imprese, distretti e filiere made in Italy leader mondiali in un gran numero di nicchie produttive, nella meccanica e meccatronica, mobile, moda, farmaceutica, cantieristica, vino e agrifood. E poi turismo (13 milioni di arrivi pre Covid) e servizi innovativi. Un grado di internazionalizzazione sopra la media nazionale.
L’area vasta Padova Treviso Venezia Rovigo e’ un territorio chiave dell’economia italiana (Pil aggregato di 86 miliardi). Una metropoli ‘di fatto’ con 3 milioni di abitanti, 283mila 500 unita’ locali (al netto agricoltura) per oltre 991mila addetti, di cui 395mila nell’industria (55,4% del totale veneto). La nuova associazione, denominata Confindustria Veneto Est, che nascera’ dall’integrazione tra Assindustria Venetocentro e Confindustria Venezia Rovigo, rappresenta una delle prime piattaforme produttive del Paese. Qui si concentra il 55% del valore aggiunto manifatturiero del Veneto e il 6,8% di quello nazionale (27 miliardi di euro nel 2021), circa meta’ dell’export regionale (32,5 miliardi, il 46,2%), grazie al veloce recupero post Covid (+5,4% sul 2019). Nei primi sei mesi dell’anno in corso la performance dell’export e’ stata molto positiva e superiore alle attese, con un aumento record di 3,4 miliardi sull’analogo periodo del 2021, attestandosi a 19 miliardi (+21,4%). La domanda di lavoro ha registrato un saldo (ancora) positivo tra assunzioni e cessazioni di 29mila contratti nei primi dieci mesi. Con un tasso di disoccupazione al 5,7% (9,5% il dato nazionale). Una vitalita’ economica confermata dalla presenza di 715 startup e PMI innovative (60,0% del Veneto), sicuro “sintomo” metropolitano.
Nonostante tutte le incognite, nel terzo trimestre 2022 la produzione industriale dell’area vasta mostra ancora un segno positivo rispetto allo stesso periodo del 2021, compreso tra il +2,9% di Padova e il +7,5% di Venezia (Treviso +3,8%), con l’eccezione di Rovigo (-2,7%), seppure in progressivo rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. Tale andamento e’ sostenuto da un fatturato estero ancora sorprendentemente positivo per tutti i territori (Treviso +12,1%, Venezia +10,6%, Padova +9,5%, Rovigo +7,2 – Unioncamere Veneto). Spirale inflattiva, che erode il potere d’acquisto e stretta monetaria raffreddano la domanda interna per consumi e investimenti. La dinamica degli ordini si indebolisce. L’inasprirsi delle condizioni operative, zavorrate da costi dell’energia, prezzi al rialzo delle materie prime (per nove su dieci) e indebolimento del mercato mondiale ed europeo, misurano i rischi al ribasso. Il rialzo dei tassi inizia a colpire anche il costo del denaro per le imprese, segnalato in aumento da un’azienda su due (49,1%, era il 19,9% nel primo trimestre). Le attese sui livelli di produzione e ordini per fine anno si assestano rispetto al trimestre precedente. L’incertezza pesa sulle prospettive a medio termine e l’abbrivio al 2023.