Donne in radiologia: la situazione in Italia tra luci e ombre – askanews.it

Donne in radiologia: la situazione in Italia tra luci e ombre

Milano, 24 ott. (askanews) – In Italia la radiologia e’ una professione tradizionalmente maschile, ma negli ultimi anni la situazione sta cambiando, con le donne che conquistano sempre piu’ spazio soprattutto fra i piu’ giovani (basti pensare che nella fascia 25-45 anni le radiologhe superano il 50%), ma restano fortemente sotto rappresentate nei ruoli dirigenziali di vertice e negli incarichi accademici. Per tracciare un bilancio aggiornato della situazione e fare il punto sugli scenari futuri i massimi esperti del settore si sono riuniti al convegno “Medicina di Genere e Radiologia al Femminile” organizzato a Milano dal Centro Diagnostico Italiano con il patrocinio della Societa’ Italiana di Radiologia Medica e Fondazione Bracco. Il quadro che e’ emerso presenta tante luci ma anche qualche ombra: “C’e’ un dato buono che e’ quello di una societa’ giovane, formata da tanti giovani, e di una societa’ che sta diventando paritaria e quindi di un ugual numero di donne e di uomini – spiega Nicoletta Gandolfo, presidente Commissione Donne Radiologo SIRM – . Dove invece c’e’ ancora molto da lavorare, e che rispecchia un po’ il dato generale della medicina e della nostra societa’, sono i ruoli apicali e istituzionali. Se noi andiamo a vedere i direttori di struttura complessa radiologi, le donne sono una percentuale inferiore al 20% ma tanto inferiore”. Un modello virtuoso e’ rappresentato dal Centro Diagnostico Italiano: fondato nel 1975, anche qui fino alla fine degli anni Novanta le donne radiologhe rappresentavano un’eccezione: “Oggi non e’ piu’ cosi’ tant’e’ vero che abbiamo avuto una crescita esponenziale gia’ dal 2000 un picco veramente importante di donne, di donne che hanno scelto di venire al Cdi, perche’? – chiarisce Deborah Fazzini, responsabile Coordinamento Radiologi CDI -. Perche’ si e’ visto che comunque riusciamo a mantenere in equilibrio quello che e’ il nostro essere donna al di fuori dal lavoro che puo’ essere il mantenimento di una famiglia, dei figli, la nostra attivita’ sportiva, il centro benessere ma anche l’attivita’ lavorativa”. Il risultato e’ che nei reparti di radiologia del Centro Diagnostico Italiano, il 45% del personale medico e’ donna. E a beneficiarne sono soprattutto le pazienti donne: “Essendo il 45% di donne in radiologia oserei dire che c’e’ una comunicazione piu’ diretta nei confronti di una donna e quindi la sensibilita’ e’ diversa”. Ed e’ proprio per rilanciare la presenza femminile soprattutto in quei settori dove le donne sono meno rappresentate che Fondazione Bracco ha lanciato il progetto 100esperte. Ecco di cosa si tratta: “C’e’ una banca dati di esperte, quindi di donne che hanno raggiunto dei risultati molto importanti nel loro settore e nel settore scientifico in primis, il cosiddetto Stem, e queste donne sono contattabili e si possono ascoltare e intervistare quando ci sono dei fatti del mondo da spiegare – sottolinea Gaela Bernini, Segretario Generale Fondazione Bracco -. Troppo spesso l’esperto e’ maschile ma invece ci sono tante esperte donne che possono commentare quello che avviene. E questo serve per quanto e’ stato gia’ detto cioe’ per creare anche un cambiamento nella societa’, dove si vede che le donne possono raggiungere certe posizioni, partecipare al mondo produttivo, contribuendo in modo importante, non solo rimandendo nella sfera familiare”.
Ott 24, 2022
Il modello del CDI dove le radiologhe sono il 45%

Milano, 24 ott. (askanews) – In Italia la radiologia e’ una professione tradizionalmente maschile, ma negli ultimi anni la situazione sta cambiando, con le donne che conquistano sempre piu’ spazio soprattutto fra i piu’ giovani (basti pensare che nella fascia 25-45 anni le radiologhe superano il 50%), ma restano fortemente sotto rappresentate nei ruoli dirigenziali di vertice e negli incarichi accademici. Per tracciare un bilancio aggiornato della situazione e fare il punto sugli scenari futuri i massimi esperti del settore si sono riuniti al convegno “Medicina di Genere e Radiologia al Femminile” organizzato a Milano dal Centro Diagnostico Italiano con il patrocinio della Societa’ Italiana di Radiologia Medica e Fondazione Bracco. Il quadro che e’ emerso presenta tante luci ma anche qualche ombra: “C’e’ un dato buono che e’ quello di una societa’ giovane, formata da tanti giovani, e di una societa’ che sta diventando paritaria e quindi di un ugual numero di donne e di uomini – spiega Nicoletta Gandolfo, presidente Commissione Donne Radiologo SIRM – . Dove invece c’e’ ancora molto da lavorare, e che rispecchia un po’ il dato generale della medicina e della nostra societa’, sono i ruoli apicali e istituzionali. Se noi andiamo a vedere i direttori di struttura complessa radiologi, le donne sono una percentuale inferiore al 20% ma tanto inferiore”.

Un modello virtuoso e’ rappresentato dal Centro Diagnostico Italiano: fondato nel 1975, anche qui fino alla fine degli anni Novanta le donne radiologhe rappresentavano un’eccezione:

“Oggi non e’ piu’ cosi’ tant’e’ vero che abbiamo avuto una crescita esponenziale gia’ dal 2000 un picco veramente importante di donne, di donne che hanno scelto di venire al Cdi, perche’? – chiarisce Deborah Fazzini, responsabile Coordinamento Radiologi CDI -. Perche’ si e’ visto che comunque riusciamo a mantenere in equilibrio quello che e’ il nostro essere donna al di fuori dal lavoro che puo’ essere il mantenimento di una famiglia, dei figli, la nostra attivita’ sportiva, il centro benessere ma anche l’attivita’ lavorativa”.

Il risultato e’ che nei reparti di radiologia del Centro Diagnostico Italiano, il 45% del personale medico e’ donna. E a beneficiarne sono soprattutto le pazienti donne: “Essendo il 45% di donne in radiologia oserei dire che c’e’ una comunicazione piu’ diretta nei confronti di una donna e quindi la sensibilita’ e’ diversa”.

Ed e’ proprio per rilanciare la presenza femminile soprattutto in quei settori dove le donne sono meno rappresentate che Fondazione Bracco ha lanciato il progetto 100esperte. Ecco di cosa si tratta: “C’e’ una banca dati di esperte, quindi di donne che hanno raggiunto dei risultati molto importanti nel loro settore e nel settore scientifico in primis, il cosiddetto Stem, e queste donne sono contattabili e si possono ascoltare e intervistare quando ci sono dei fatti del mondo da spiegare – sottolinea Gaela Bernini, Segretario Generale Fondazione Bracco -. Troppo spesso l’esperto e’ maschile ma invece ci sono tante esperte donne che possono commentare quello che avviene. E questo serve per quanto e’ stato gia’ detto cioe’ per creare anche un cambiamento nella societa’, dove si vede che le donne possono raggiungere certe posizioni, partecipare al mondo produttivo, contribuendo in modo importante, non solo rimandendo nella sfera familiare”.