Festa di Roma, “Houria” la forza delle donne algerine in concorso – askanews.it

Festa di Roma, “Houria” la forza delle donne algerine in concorso

Roma, 15 ott. (askanews) – "Houria", presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, racconta la forza di un gruppo di donne algerine ferite, in maniera diversa, dalle conseguenze della guerra civile degli anni Novanta. La protagonista e’ interpretata dalla bravissima Lyna Khoudri, migliore promessa femminile ai premi Ce’sar 2020: e’ una giovane donna appassionata di danza che subisce un trauma proprio a causa di un ex terrorista del "decennio nero". Mentre la sua migliore amica sogna di fuggire in Spagna in cerca di liberta’, lei trova un modo per reagire, in modo creativo, ad una societa’ in cui sono ancora le donne le principali "vittime". La regista Mounia Meddour spiega: "Attraverso il personaggio di Houria, che vuol dire ‘liberta”, volevo raccontare la gioventu’ algerina di oggi, che purtroppo vive ancora molte difficolta’, di ordine sociale, economico, e che vogliono emanciparsi". Con il suo primo film, "Papicha", la regista aveva raccontato la forza delle donne durante la guerra civile. E oggi dice: "Venti anni piu’ tardi vediamo che le conseguenze di questa guerra civile sono ancora presenti nella societa’ algerina: non c’e’ piu’ il pericolo ‘fisico’, ma i traumi restano. "E’ evidente che oggi le donne nel mondo, dagli Stati Uniti, con la messa in discussione dell’aborto, all’Iran, sono le prime vittime, purtroppo, di alcune situazioni". In questo film attraverso la danza le donne guidate da Houria riusciranno pero’ a dimostrare ancora una volta la loro potenza. "Io amo le eroine che hanno delle passioni folli all’interno di societa’ complicate. Quello che avevo voglia di raccontare attraverso questa coreografia con la lingua dei segni e’ che oggi le donne hanno bisogno di parlare, di esprimersi. E questo bisogno puo’ esprimersi attraverso l’arte, la poesia, l’architettura, il disegno o la danza. La danza non e’ priva di senso, si possono dire delle cose, e questo corpo che e’ in parte ancora tabu’ in queste societa’ ancestrali, si libera per raccontare delle storie".
Ott 15, 2022
Dalla regista di "Papicha", con Lyna Khoudri protagonista

Roma, 15 ott. (askanews) – "Houria", presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, racconta la forza di un gruppo di donne algerine ferite, in maniera diversa, dalle conseguenze della guerra civile degli anni Novanta. La protagonista e’ interpretata dalla bravissima Lyna Khoudri, migliore promessa femminile ai premi Ce’sar 2020: e’ una giovane donna appassionata di danza che subisce un trauma proprio a causa di un ex terrorista del "decennio nero". Mentre la sua migliore amica sogna di fuggire in Spagna in cerca di liberta’, lei trova un modo per reagire, in modo creativo, ad una societa’ in cui sono ancora le donne le principali "vittime". La regista Mounia Meddour spiega:

"Attraverso il personaggio di Houria, che vuol dire ‘liberta”, volevo raccontare la gioventu’ algerina di oggi, che purtroppo vive ancora molte difficolta’, di ordine sociale, economico, e che vogliono emanciparsi".

Con il suo primo film, "Papicha", la regista aveva raccontato la forza delle donne durante la guerra civile. E oggi dice:

"Venti anni piu’ tardi vediamo che le conseguenze di questa guerra civile sono ancora presenti nella societa’ algerina: non c’e’ piu’ il pericolo ‘fisico’, ma i traumi restano.

"E’ evidente che oggi le donne nel mondo, dagli Stati Uniti, con la messa in discussione dell’aborto, all’Iran, sono le prime vittime, purtroppo, di alcune situazioni".

In questo film attraverso la danza le donne guidate da Houria riusciranno pero’ a dimostrare ancora una volta la loro potenza.

"Io amo le eroine che hanno delle passioni folli all’interno di societa’ complicate. Quello che avevo voglia di raccontare attraverso questa coreografia con la lingua dei segni e’ che oggi le donne hanno bisogno di parlare, di esprimersi. E questo bisogno puo’ esprimersi attraverso l’arte, la poesia, l’architettura, il disegno o la danza. La danza non e’ priva di senso, si possono dire delle cose, e questo corpo che e’ in parte ancora tabu’ in queste societa’ ancestrali, si libera per raccontare delle storie".