Festa di Roma, “La Cura”: un film nel film tra Camus e il Covid – askanews.it

Festa di Roma, “La Cura”: un film nel film tra Camus e il Covid

Roma, 14 ott. (askanews) – La pandemia, i momenti di angoscia del primo lockdown ma soprattutto la solidarieta’ tra le persone, l’aspetto piu’ umano. questo che emerge ne "La Cura" di Francesco Patierno, presentato in Concorso Progressive Cinema alla Festa del Cinema di Roma. Il film e’ liberamente tratto da "La Peste" di Albert Camus ma e’ una storia nella storia, perche’ racconta di una troupe cinematografica che durante il primo lockdown gira un film tratto da "La Peste". E la vita degli attori si mescola e confonde con quella dei personaggi che interpretano. Il regista Francesco Patierno: "Un libro scritto nel ’47 assolutamente profetico, quando abbiamo iniziato le riprese – che si sono svolte in tre fasi, la prima nel primo lockdown, quello brutto – mi sono reso conto che era interessante anche quello che succedeva a noi mentre lo giravamo e li’ e’ venuta l’idea di unire questi due piani drammaturgici per poi fonderli senza che lo spettatore se ne rendesse conto". Protagonista Francesco Di Leva nei panni del medico Bernard. Alle prese come gli altri attori con un passaggio continuo dal film al film nel film. In questo secondo "ruolo" deve restare, da medico, per fronteggiare l’emergenza e non vedra’ piu’ la moglie. "Non e’ importante secondo me la persona, cioe’ quale delle mie due mogli, l’importante e’ la persona, l’individuo che abbiamo di fronte, in questo caso non e’ Carmela mia moglie che si ammala, ma l’attrice, ma che importanza ha? L’importante e’ come agisce il personaggio". Nel cast tra gli altri Alessandro Preziosi e Francesco Mandelli. "La Cura" pero’, oltre a ricordarci i drammatici momenti che sembrano un passato lontano, accende una speranza raccontando l’empatia e la solidarieta’ tra le persone nella tragedia. "Io credo che il film non racconti solo della pandemia, in fondo la peste di Camus era un libro anche sul nazismo, sulla dittatura, quindi sulla guerra, questo doppio binario era anche nel libro e per me e’ importante che esca fuori".
Ott 14, 2022
Di Francesco Patierno, Francesco Di Leva e’ Bernard de La Peste

Roma, 14 ott. (askanews) – La pandemia, i momenti di angoscia del primo lockdown ma soprattutto la solidarieta’ tra le persone, l’aspetto piu’ umano. questo che emerge ne "La Cura" di Francesco Patierno, presentato in Concorso Progressive Cinema alla Festa del Cinema di Roma. Il film e’ liberamente tratto da "La Peste" di Albert Camus ma e’ una storia nella storia, perche’ racconta di una troupe cinematografica che durante il primo lockdown gira un film tratto da "La Peste". E la vita degli attori si mescola e confonde con quella dei personaggi che interpretano.

Il regista Francesco Patierno: "Un libro scritto nel ’47 assolutamente profetico, quando abbiamo iniziato le riprese – che si sono svolte in tre fasi, la prima nel primo lockdown, quello brutto – mi sono reso conto che era interessante anche quello che succedeva a noi mentre lo giravamo e li’ e’ venuta l’idea di unire questi due piani drammaturgici per poi fonderli senza che lo spettatore se ne rendesse conto".

Protagonista Francesco Di Leva nei panni del medico Bernard. Alle prese come gli altri attori con un passaggio continuo dal film al film nel film. In questo secondo "ruolo" deve restare, da medico, per fronteggiare l’emergenza e non vedra’ piu’ la moglie. "Non e’ importante secondo me la persona, cioe’ quale delle mie due mogli, l’importante e’ la persona, l’individuo che abbiamo di fronte, in questo caso non e’ Carmela mia moglie che si ammala, ma l’attrice, ma che importanza ha? L’importante e’ come agisce il personaggio".

Nel cast tra gli altri Alessandro Preziosi e Francesco Mandelli. "La Cura" pero’, oltre a ricordarci i drammatici momenti che sembrano un passato lontano, accende una speranza raccontando l’empatia e la solidarieta’ tra le persone nella tragedia.

"Io credo che il film non racconti solo della pandemia, in fondo la peste di Camus era un libro anche sul nazismo, sulla dittatura, quindi sulla guerra, questo doppio binario era anche nel libro e per me e’ importante che esca fuori".