Lo chiedono la moglie Stella e Pignedoli (M5s) che l’ha candidato
Bruxelles, 11 ott. (askanews) – Julian Assange, il “whistleblower” che ha pubblicato online sul suo “Wikileaks” migliaia di documenti top-secret degli Stati Uniti e di altri paesi, rivelandone le responsabilita’ crimini di guerra, torture e altre violazioni dei diritti umani, e che e’ in prigione da tre anni e mezzo nel Regno Unito, e’ stato candidato al Premio Sakharov 2022 del Parlamento europeo.
Sabrina Pignedoli, eurodeputata del Movimento 5 Stelle che e’ tra i promotori che hanno raccolto le firme per la sua candidatura, ha sottolineato che “assegnare il premio Sakharov 2022 a Julian Assange avrebbe un potere simbolico enorme, e schiererebbe l’intera Unione europea dalla parte della liberta’ di stampa e dei diritti fondamentali dei cittadini. Questo riconoscimento potrebbe salvare persino la sua vita perche’ metterebbe sotto pressione la giustizia britannica”, che deve decidere se estraderlo negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di prigione, come ha ricordato la moglie di Assange, Stella Morris, durante una conferenza svoltasi oggi all’Europarlamento dal titolo: “Il caso Julian Assange: liberta’ di stampa in pericolo”.
“L’unica colpa del fondatore di Wikileaks e’ quella di aver svelato a milioni di cittadini orribili crimini di guerra, detenzioni arbitrarie, violazione dei diritti umani e casi di tortura perpetrati da Stati che a parole si definiscono democratici”, ha rilevato ancora Pignedoli, dicendosi convinta “che il duro trattamento riservato a Julian Assange sia messaggio contro i vari ‘whistleblower’ sparsi nel mondo, affinche’ non si schierino mai contro i potenti e dalla parte della verita’. Siamo nella contraddizione totale per cui chi ha denunciato i crimini di guerra e’ perseguito, mentre chi li ha commessi e’ libero”.
Stella Morris ha risposto ad alcune domande dei giornalisti a margine della conferenza. A chi chiedeva se la candidatura al Premio Sakharov possa aiutare Assange a evitare l’estradizione, ha replicato: “Assolutamente, perche’ questo e’ un caso politico, il risultato e’ politico, dipende dal contesto politico: lui e’ un prigioniero politico, perseguitato per aver reso pubblici i crimini commessi da un governo veramente potente. Questo riconoscimento, il premio Sakharov, che e’ incredibilmente conosciuto nel mondo, lo proteggerebbe, potrebbe effettivamente salvare la sua vita, che e’ a rischio”.
“Rischia – ha spiegato la moglie di Assange – 175 anni di prigione negli Usa, e’ perseguito in base alla Legge Usa sullo spionaggio; ed e’ la prima volta che la Legge sullo spionaggio viene usata contro un editore. Non c’e’ difesa dell’interesse pubblico, Julian non e’ cittadino Usa. E’ perseguito extra territorialmente, con gli Usa che entrano nello spazio europeo per perseguire un editore che stava solo facendo il suo lavoro. In effetti, siccome Julian non e’ cittadino Usa, e’ uno straniero, gli Stati Uniti dicono che non ha diritti costituzionali. E’ oltraggioso, dall’inizio alla fine. Questo mostra in che modo si abusa della legge per perseguire una persona e tenerla in prigione indefinitamente”.
Assange, ha ricordato Stella Morris, “e’ probabilmente il piu’ conosciuto attivista della pace al mondo, ha reso pubblici tanti crimini di guerra, e in effetti la pubblicazione per cui e’ oggi perseguito e’ quella in cui ha rivelato, nei dettagli, che gli Usa hanno commesso 15.000 uccisioni di civili di cui non si sapeva nulla, in Iraq. Wikileaks rivelo’ la prima anatomia della guerra, il vero massacro di quella guerra”.
“In questo momento – ha aggiunto la moglie di Assange -, con il conflitto in Ucraina, bisogna essere in grado di dire la verita’ sui crimini commessi contro le popolazioni civili, di pubblicare queste verita’ senza il timore di rappresaglie. L’incriminazione di Julian significa che quando i giornalisti sono disposti a pubblicare le prove di crimini di guerra, se lo fanno contro entita’ molto potenti possono andare in prigione. E’ il messaggio completamente opposto a quello che questa istituzione”, il Parlamento europeo, “e la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue difendono: i diritti umani e la liberta’ di espressione”.
Quanto e’ importante la battaglia legale nel Regno Unito contro l’estradizione di Assange? “E’ quasi irrilevante per me, perche’ questo – ha ribadito Stella Morris – e’ un caso politico. Se ci fosse stato un giusto processo Julian non sarebbe in prigione ora; e’ rimasto quasi quattro anni in una prigione britannica, ma il processo e’ gia’ in se’ stesso una punizione: non e’ imputato nel Regno Unito, e rischia 175 anni negli Usa. Sta resistendo, naturalmente, ma con entrambe le mani legate dietro la schiena. Perche’ sta lottando dalla prigione piu’ dura del Regno Unito, in condizioni estremamente difficili. E’ anche risultato positivo al Covid sabato scorso. E’ in isolamento 24 ore al giorno, malato”.
“Sta facendo appello – ha continuato la moglie di Assange -, ma in relazione a un trattato di estradizione che e’ stato negoziato dopo gli attentati dell’11 settembre, con pochissime salvaguardia per lui: non c’e’ prova ‘prima facie’, e’ quasi un processo automatico, ha basi giuridiche ristrettissime per resistere, e sono di natura procedurale, non vanno al cuore delle accuse contro di lui. Noi resistiamo sulla base del fatto che questo e’ un caso politicamente motivato”.
“La Cia – ha ricordato ancora – ha tentato di assassinarlo quando era nell’ambasciata ecuadoregna, e registrava i colloqui che aveva con i suoi avvocati dentro l’ambasciata: sono emerse delle prove su questo, e tutte queste cose sono state usate come argomenti per fermare la sua estradizione. Ma francamente – ha affermato Stella Morris – non ho fiducia nel fatto che le corti britanniche fermino l’estradizione. Basta guardare che cosa e’ successo finora”.
“Per questo – ha insistito la moglie di Assange – e’ cosi’ importante avere un profilo piu’ alto per questo caso. La nomina per il Premio Sakharov sarebbe assolutamente cruciale nell’aumentare la consapevolezza del fatto che questo e’ un caso politico, che deve cessare. E’ realmente in gioco la vita di Julian, potrebbe morire in ogni momento, e’ in una prigione di massima sicurezza senza ragione alcuna; cio’ che e’ stato fatto a lui e’ crudele, e’ un trattamento inumano e degradante”.
La conclusione e’ stata tratta da Sabrina Pignedoli: “Da tre anni e mezzo – ha ripetuto – Assange e’ chiuso in una prigione senza un processo; i suoi figli”, di tre e cinque anni “stanno crescendo senza di lui. Io credo che, se queste accuse fossero state mosse da un altro Stato ci sarebbe stata una sollevazione popolare, una sollevazione delle istituzioni europee; invece visto che le accuse” ad Assange “sono mosse dagli Stati Uniti, c’e’ un silenzio totale delle istituzioni europee, e questo e’ veramente vergognoso”. Ed e’ stato anche difficile raccogliere le firme per la candidatura al Premio Sakharov, ha riferito infine Pignedoli.
Europarlamento: premio Sakharov ad Assange per salvargli la vita
Bruxelles, 11 ott. (askanews) – Julian Assange, il “whistleblower” che ha pubblicato online sul suo “Wikileaks” migliaia di documenti top-secret degli Stati Uniti e di altri paesi, rivelandone le responsabilita’ crimini di guerra, torture e altre violazioni dei diritti umani, e che e’ in prigione da tre anni e mezzo nel Regno Unito, e’ stato candidato al Premio Sakharov 2022 del Parlamento europeo.
Sabrina Pignedoli, eurodeputata del Movimento 5 Stelle che e’ tra i promotori che hanno raccolto le firme per la sua candidatura, ha sottolineato che “assegnare il premio Sakharov 2022 a Julian Assange avrebbe un potere simbolico enorme, e schiererebbe l’intera Unione europea dalla parte della liberta’ di stampa e dei diritti fondamentali dei cittadini. Questo riconoscimento potrebbe salvare persino la sua vita perche’ metterebbe sotto pressione la giustizia britannica”, che deve decidere se estraderlo negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di prigione, come ha ricordato la moglie di Assange, Stella Morris, durante una conferenza svoltasi oggi all’Europarlamento dal titolo: “Il caso Julian Assange: liberta’ di stampa in pericolo”.
“L’unica colpa del fondatore di Wikileaks e’ quella di aver svelato a milioni di cittadini orribili crimini di guerra, detenzioni arbitrarie, violazione dei diritti umani e casi di tortura perpetrati da Stati che a parole si definiscono democratici”, ha rilevato ancora Pignedoli, dicendosi convinta “che il duro trattamento riservato a Julian Assange sia messaggio contro i vari ‘whistleblower’ sparsi nel mondo, affinche’ non si schierino mai contro i potenti e dalla parte della verita’. Siamo nella contraddizione totale per cui chi ha denunciato i crimini di guerra e’ perseguito, mentre chi li ha commessi e’ libero”.
Stella Morris ha risposto ad alcune domande dei giornalisti a margine della conferenza. A chi chiedeva se la candidatura al Premio Sakharov possa aiutare Assange a evitare l’estradizione, ha replicato: “Assolutamente, perche’ questo e’ un caso politico, il risultato e’ politico, dipende dal contesto politico: lui e’ un prigioniero politico, perseguitato per aver reso pubblici i crimini commessi da un governo veramente potente. Questo riconoscimento, il premio Sakharov, che e’ incredibilmente conosciuto nel mondo, lo proteggerebbe, potrebbe effettivamente salvare la sua vita, che e’ a rischio”.
“Rischia – ha spiegato la moglie di Assange – 175 anni di prigione negli Usa, e’ perseguito in base alla Legge Usa sullo spionaggio; ed e’ la prima volta che la Legge sullo spionaggio viene usata contro un editore. Non c’e’ difesa dell’interesse pubblico, Julian non e’ cittadino Usa. E’ perseguito extra territorialmente, con gli Usa che entrano nello spazio europeo per perseguire un editore che stava solo facendo il suo lavoro. In effetti, siccome Julian non e’ cittadino Usa, e’ uno straniero, gli Stati Uniti dicono che non ha diritti costituzionali. E’ oltraggioso, dall’inizio alla fine. Questo mostra in che modo si abusa della legge per perseguire una persona e tenerla in prigione indefinitamente”.
Assange, ha ricordato Stella Morris, “e’ probabilmente il piu’ conosciuto attivista della pace al mondo, ha reso pubblici tanti crimini di guerra, e in effetti la pubblicazione per cui e’ oggi perseguito e’ quella in cui ha rivelato, nei dettagli, che gli Usa hanno commesso 15.000 uccisioni di civili di cui non si sapeva nulla, in Iraq. Wikileaks rivelo’ la prima anatomia della guerra, il vero massacro di quella guerra”.
“In questo momento – ha aggiunto la moglie di Assange -, con il conflitto in Ucraina, bisogna essere in grado di dire la verita’ sui crimini commessi contro le popolazioni civili, di pubblicare queste verita’ senza il timore di rappresaglie. L’incriminazione di Julian significa che quando i giornalisti sono disposti a pubblicare le prove di crimini di guerra, se lo fanno contro entita’ molto potenti possono andare in prigione. E’ il messaggio completamente opposto a quello che questa istituzione”, il Parlamento europeo, “e la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue difendono: i diritti umani e la liberta’ di espressione”.
Quanto e’ importante la battaglia legale nel Regno Unito contro l’estradizione di Assange? “E’ quasi irrilevante per me, perche’ questo – ha ribadito Stella Morris – e’ un caso politico. Se ci fosse stato un giusto processo Julian non sarebbe in prigione ora; e’ rimasto quasi quattro anni in una prigione britannica, ma il processo e’ gia’ in se’ stesso una punizione: non e’ imputato nel Regno Unito, e rischia 175 anni negli Usa. Sta resistendo, naturalmente, ma con entrambe le mani legate dietro la schiena. Perche’ sta lottando dalla prigione piu’ dura del Regno Unito, in condizioni estremamente difficili. E’ anche risultato positivo al Covid sabato scorso. E’ in isolamento 24 ore al giorno, malato”.
“Sta facendo appello – ha continuato la moglie di Assange -, ma in relazione a un trattato di estradizione che e’ stato negoziato dopo gli attentati dell’11 settembre, con pochissime salvaguardia per lui: non c’e’ prova ‘prima facie’, e’ quasi un processo automatico, ha basi giuridiche ristrettissime per resistere, e sono di natura procedurale, non vanno al cuore delle accuse contro di lui. Noi resistiamo sulla base del fatto che questo e’ un caso politicamente motivato”.
“La Cia – ha ricordato ancora – ha tentato di assassinarlo quando era nell’ambasciata ecuadoregna, e registrava i colloqui che aveva con i suoi avvocati dentro l’ambasciata: sono emerse delle prove su questo, e tutte queste cose sono state usate come argomenti per fermare la sua estradizione. Ma francamente – ha affermato Stella Morris – non ho fiducia nel fatto che le corti britanniche fermino l’estradizione. Basta guardare che cosa e’ successo finora”.
“Per questo – ha insistito la moglie di Assange – e’ cosi’ importante avere un profilo piu’ alto per questo caso. La nomina per il Premio Sakharov sarebbe assolutamente cruciale nell’aumentare la consapevolezza del fatto che questo e’ un caso politico, che deve cessare. E’ realmente in gioco la vita di Julian, potrebbe morire in ogni momento, e’ in una prigione di massima sicurezza senza ragione alcuna; cio’ che e’ stato fatto a lui e’ crudele, e’ un trattamento inumano e degradante”.
La conclusione e’ stata tratta da Sabrina Pignedoli: “Da tre anni e mezzo – ha ripetuto – Assange e’ chiuso in una prigione senza un processo; i suoi figli”, di tre e cinque anni “stanno crescendo senza di lui. Io credo che, se queste accuse fossero state mosse da un altro Stato ci sarebbe stata una sollevazione popolare, una sollevazione delle istituzioni europee; invece visto che le accuse” ad Assange “sono mosse dagli Stati Uniti, c’e’ un silenzio totale delle istituzioni europee, e questo e’ veramente vergognoso”. Ed e’ stato anche difficile raccogliere le firme per la candidatura al Premio Sakharov, ha riferito infine Pignedoli.