Roma, 7 ott. (askanews) – Nel percorso d’avvicinamento al XX Congresso del Partito comunista cinese, che iniziera’ il 16 ottobre, le attivita’ della campagna anticorruzione, che e’ uno degli elementi piu’ caratterizzanti della presidenza di Xi Jinping, si sono intensificate e ci sara’ molta attenzione al rapporto che l’onnipotente Commissione per l’ispezione di disciplina (CCDI) presentera’ al Congresso. Oggi la CCDI ha tenuto una riunione plenaria chiave per preparare questo documento.
La campagna anti-corruzione e’ una delle costanti del regno di Xi, che e’ destinato a prolungarsi con un terzo mandato che il Congresso dovrebbe consegnargli, e sta assumendo sempre piu’ un carattere frenetico e ideologico, funzionale a un aumento dei livelli di controllo della societa’ cinese.
In dieci anni la CCDI ha punito qualcosa come 1,5 milioni di funzionari del Partito comunista cinese, una formazione politica che conta quasi 100 milioni di membri. E, a basandosi dalla metafora di cui lo stesso Xi e’ stato autore, ha colpito sia le “mosche”, sia le “tigri”. Sia i funzionari di livello medio-basso, sia gli alti e altissimi funzionari della nomenklatura cinese.
Nelle ultime settimane il maglio della campagna anti-corruzione ha colpito sempre piu’ insistentemente. Nella purga ci sono finiti personaggi di un certo livello in particolare nel delicato campo della sicurezza. In particolare, i media cinesi hanno parlato di una “cricca” sleale nei confronti di Xi che si era consolidata attorno alla personalita’ di Sun Lijin, ex viceministro alla sicurezza.
Sun, che ha 53 anni, ha ricevuto una condanna a morte sospesa e commutata in ergastolo senza diritto di accedere ai benefici di legge per due anni. A giugno si era dichiarato colpevole di aver accettato mazzette per 646 milioni di yuan (93 milioni di euro) in cambio di favori, di promozioni nell’apparato di sicurezza e di immunita’ per criminali.
Nell’ambito di questa indagine sono condannati all’ergastolo – anzi alla pena di morte commutata in carcere a vita – anche l’ex ministro della Giustizia Fu Zhenghua e l’ex capo degli affari politici e legali della provincia orientale del Jiangsu Wang Like. Altri personaggi finiti dietro le sbarre sono l’ex capo della polizia di Shanghai Gong Daoan (ergastolo), l’ex capo della polizia di Chongqing Deng Huilin (15 anni di carcere) e capo della polizia della provincia di Shanxi (14 anni). Infine Liu Yanping, ex capo della sezione disciplinare del ministero della Sicurezza di stato e’ stato espulso dal partito e interdetto dai pubblici uffici tre settimane fa, pur non essendo stato arrestato o incriminato.
I critici e diversi analisti, dal canto loro, sostengono che questa campagna anti-corruzione ha una portata politica piu’ che meramente giudiziaria. “Questo round finale di purghe, mascherate come campagna anti-corruzione, assicurera’ a Xi un controllo piu’ stretto se non assoluto sul personale e sulle questioni politiche” nel partito, ha detto Willy Lam, politologo dell’Universita’ cinese di Hong Kong, interpellato dall’agenzia di stampa France Presse.
Il pattern seguito in questa campagna e’ abbastanza regolare. Dapprima interviene il CCDI, accusando i funzionari finiti nel mirino di aver violato la disciplina di partito e di averne tradito l’ideologia o di essere stati sleali nei confronti della leadership. Solo dopo parte l’indagine penale vera e propria, a tradire una primazia dell’aspetto ideologico rispetto a quello giudiziaria.