Roma, 6 ott. (askanews) – Il messaggio agli alleati e’ arrivato forte e chiaro: nel governo ci saranno tutti i profili tecnici che saranno considerati necessari. Giorgia Meloni non cambia linea ma non lo fanno neanche Lega e Forza Italia che continuano a chiedere non soltanto di avere almeno quattro ministeri a testa, ma anche di poter decidere i nomi di chi li dovra’ rappresentare in Consiglio dei ministri. “Se vuole infarcire l’esecutivo di tecnici, allora dovranno essere in quota Fdi”, e’ il ragionamento di un esponente azzurro.
Ma anche riempire quelle caselle di personalita’ di alto profilo non politiche si sta rivelando affare non semplice. Ce ne e’ una attorno a cui ruotano tutte le altre, che e’ quella del ministero dell’Economia: l’affidabilita’ e il prestigio di chi ricoprira’ quella casella saranno il primo biglietto da visita della leader di Fdi. Finora il pressing su Fabio Panetta non e’ andato a buon fine ma Meloni ci spera ancora. Il nome alternativo potrebbe essere quello dell’attuale numero uno di Cdp, Scannapieco.
Per tutto il pomeriggio la premier in pectore e’ stata negli uffici della Camera con alcuni dirigenti del partito, a cominciare da Francesco Lollobrigida, Ignazio La Russa e Giovanni Donzelli. Dare forma al futuro governo diventa una necessita’ sempre piu’ stringente. E nelle scorse ore la leader di Fdi avrebbe avuto anche i primi confronti con il Quirinale.
Nessun incontro invece con Matteo Salvini che peraltro si trovava a Milano ma – viene riferito – ci sarebbero stati contatti continui con la Lega proprio per ragionare della composizione dell’esecutivo.
Non e’ un caso che a sera Meloni torni sul tema con un tweet. “Siamo al lavoro – scrive – per una squadra di governo di alto profilo che metta al centro della sua azione la difesa dell’interesse nazionale e dei cittadini. Vogliamo un’Italia che torni a pensare in grande”.
Un governo che, aggiunge, sara’ non solo “politico” ma anche “in discontinuita’” con quelli precedenti “a trazione Pd”.
Un modo per marcare la distanza, insomma. Anche se tra le prime preoccupazioni mostrate sin dalla mattina dalla leader di Fdi c’e’ proprio quella di negare che ci sia stato uno scontro con Mario Draghi.
Quella di ieri, infatti, e’ stata una giornata ad alta tensione tra l’attuale e la futura premier. Non sono piaciute all’ex presidente della Bce le parole sulla “pesante eredita’” e sui ritardi degli obiettivi del Pnrr, ne’ le indiscrezioni secondo cui Meloni avrebbe definito a “rischio fallimento” il prossimo Consiglio europeo sull’energia. E’ stato necessario un chiarimento diretto con palazzo Chigi per provare a chiudere l’incidente. Che Giorgia Meloni oggi prova a lasciarsi alle spalle: “Non mi pare – sottolinea – che ci sia uno scontro” con il premier Mario Draghi sul Pnrr, “pero’ il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell’anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo, e quindi lo diciamo con spirito costruttivo per dire che dobbiamo fare ancora meglio”.