Roma, 5 ott. (askanews) – “I dirigenti del Pd hanno pensato che la fine di Draghi provocasse un’ondata popolare nel Paese, travolgesse Conte e portasse il Pd, la forza piu’ leale a Draghi, a essere il primo partito. Io non so che rapporti abbiano i dirigenti del Pd con la societa’ italiana. Mi domando persino dove prendano il caffe’ la mattina, perche’ il risultato ha detto esattamente l’opposto”. Lo afferma, in un’intervista al Fatto Quotidiano, l’ex premier, Massimo D’Alema commentando il risultato delle elezioni e il dibattito in corso nel Pd.
“La destra ha preso 12 milioni di voti, gli stessi del 2018, con una forte concentrazione in FdI. E’ un risultato sconvolgente, perche’ la maggioranza parlamentare poggia su un consenso espresso dal 28% dell’elettorato, in termini assoluti – ricorda -. Neanche uno su tre. Oggi la destra avra’ il controllo delle istituzioni con 12 milioni di voti: sono elezioni che mostrano una profonda crisi del sistema democratico”. “Vorrei ricordare che i 5S gia’ all’inizio della legislatura avevano scelto il Pd come partner naturale, ma ci fu il diniego dell’allora leader del Pd (Renzi, ndr). Conte ha rifondato e ricollocato i 5S e il Pd ha bisogno di lui perche’ non intercetta piu’ il voto popolare”, rilancia D’Alema secondo il quale “ora bisogna ricomporre il campo largo e fare un lavoro profondo per riguadagnare la passione di chi non vota piu’. Sapendo che c’e’ una coalizione democratica e di centrosinistra potenzialmente maggioranza”.
“Il Pd non puo’ pensare di riassumere in se’ la sinistra ed e’ diventato scarsamente attrattivo. Tuttavia c’e’ bisogno del Pd. Penso che dovrebbe fare un bilancio serio e onesto degli ultimi anni e fare anche quelle correzioni statutarie che consentano di ricostituire un partito nel senso proprio del termine. Un partito vero”, conclude.