Roma, 4 ott. (askanews) – “L’ampia istruttoria dibattimentale ha permesso di ricostruire i fatti contestati e di accertare un’attivita’ di sviamento posta in essere nell’immediatezza della morte di Stefano Cucchi, volta, ad allontanare i sospetti che ricadevano sui carabinieri per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino”. Lo scrive il giudice Roberto Nespeca in un passo delle motivazioni del processo sui depistaggi seguiti alla morte di Stefano Cucchi.
Nel documento si aggiunge poi che “le ulteriori condotte realizzate nel 2015, nel contesto delle nuove indagini della Procura della Repubblica di Roma, fossero finalizzate a celare quelle di falso risalenti al 2009 (coinvolgenti il comandante del gruppo di allora, il colonello Alessandro Casarsa e il suo piu’ stretto collaboratore, il tenente Francesco Cavallo in servizio in quel momento presso il comando Provinciale di Roma, contiguo all’ufficio del Comandante del Reparto Operativo, Colonnello Lorenzo Sabatino), considerata la qualita’ dei protagonisti e dei rapporti tra alcuni di loro, e che i fatti risalenti al 2018, nel corso del dibattimento del cosidetto Cucchi bis, avessero lo scopo di svilire la credibilita’ di Riccardo Casamassima, teste rilevante per l’ipotesi accusatoria”.
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