Roma, 4 ott. (askanews) – “Tutti gli imputati avevano la consapevolezza che, attraverso le condotte da ciascuno posta in essere, si giungeva alla modifica e all’alterazione del contenuto delle annotazioni, consentendo cosi di rappresentare uno Stefano Cucchi che stava male di suo, perche’ molto magro, tossicodipendente, epilettico”. Lo spiega il giudice del tribunale di Roma in un passo delle motivazioni della sentenza di condanna agli otto carabinieri sotto accusa per i depistaggi seguiti alla morte del giovane geometra arrestato per droga. Secondo quanto ricostruito “si resero necessarie telefonate, colloqui, persino una ricostruzione della scena vissuta” da uno dei militari imputati. E “le modifiche non furono apportate dagli interessati”. Al sottoposto “fu detto ‘leggi, firma e poi vediamo se parti'”. Ed insomma “tali evenienze, complessivamente apprezzate unitamente ai rilievi precedentemente evidenziati, conducono a ritenere che vi furono delle titubanze proprio in ragione della natura illegittima e manifestamente criminosa dell’ordine”.