Roma, 30 set. (askanews) – Gli Stati uniti hanno calato le loro carte nella partita per assumere influenza tra gli isolati ma strategici stati insulari del Pacifico, che vede opposta Washington a Pechino. Dopo un intenso corteggiamento cinese, il presidente Usa Joe Biden ha raccolto i leader di queste nazioni insulari alla Casa bianca nel primo summit Usa-Isole del Pacifico e ha fatto firmare loro una Dichiarazione di Partnership che rilancia l’impegno americano nella regione da un punto di vista economico e geopolitico. Contestualmente, il leader americano ha anche annunciato una strategia per le isole del Pacifico dove e’ meglio specificato l’obiettivo dell’attivismo Usa nella regione: contenere Pechino.
“Sempre piu’ tra gli impatti (che colpiscono le isole, dal cambiamento climatico alle questioni marittime, ndr.) e’ inclusa la pressione e la coercizione economica della Repubblica popolare cinese, che rischia di minare la pace, prosperita’ e sicurezza della regione e, per estensione, degli Stati uniti”, si legge nella strategia, un documento di 16 pagine.
La mossa americana viene dopo che quest’anno, a maggio, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha effettuato una lunga peregrinazione delle isole, cercando di ottenere un cambio di mood regionale a favore di Pechino. I risultati non sono stati quelli sperati dalla Cina, che pero’ in precedenza aveva firmato un accordo di sicurezza con le Isole Salomone, uno dei principali attori di questo gruppo di nazioni insulari, che pero’ era presente anche al vertice della Casa bianca.
La strategia Usa e l’accordo firmato con le 17 nazioni insulari presenti si concentra su temi come il cambiamento climatico, la pesca irregolare e rafforza la presenza diplomatica ed economica americana. La Casa bianca ha annunciato 810 milioni di dollari di investimenti, tra i quali 600 milioni saranno destinati allo sviluppo economico e a contenere i danni del cambiamento climatico per nazioni che sono estremamente fragili e vulnerabili.
Inoltre Washington riaprira’ un’ambasciata nelle Isole Salomone, che era stata chiusa nel 1993, rimettendosi in campo in un paese che e’ parso pericolosamente propendere per la Cina negli ultimi tempi. Altre sedi diplomatiche saranno aperte a Kiribati e Tonga, nazioni insulari che hanno relazioni diplomatiche con Pechino. Infine, Washington accordera’ il riconoscimento alle Isole Cook e Niue.
La mossa di Biden integra i precedenti meccanismi multilaterali costituiti in Asia orientale, Sudorientale e Meridionale, cioe’ nel quadro del cosiddetto Indo-Pacifico, mettendosi accanto all’accordo di sicurezza Quad e al raggruppamento AUKUS.
Negli accordi e’ prevista anche una presenza della Guardia costiera Usa contro la pesca illegale nella regione. Si tratta di una previsione che rischia di creare tensioni: pescherecci cinesi sono considerati tra i responsabili della pressione particolare sulla pesca regionale.
“Gran parte della storia del nostro mondo sara’scritta nell’Indo-Pacifico nei prossimi anni e decenni e le isole del Pacifico sono voci cruciali nel disegnare il futuro”, ha detto Biden parlando al summit. “La sicurezza dell’America, lo dico francamente, dipende dalla vostra sicurezza, dalla sicurezza delle isole del Pacifico”.
Al summit hanno preso parte i leader delle isole Fiji, Marshall, la Micronesia, Palau, Papua New Guinea, Samoa, le Isole Solomone, Tonga, Tuvalu, le Isole Cook, la Polinesia francese e la Nuova Caledonia.