Roma, 30 set. (askanews) – Il caro-energia mette a rischio imprese e consumi. A sottolinearlo e’ Federdistribuzione alla luce dei dati diffusi dall’Istat sull’inflazione di settembre.
“Il dato del carrello della spesa, che da giugno cresce piu’ dell’indice generale dell’inflazione, fotografa il drammatico percorso che le aziende della Distribuzione hanno affrontato negli scorsi mesi a fronte dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione.
“L’impegno a gradualizzare l’aumento dei prezzi al consumo, attraverso l’assorbimento di ampi margini di aumento dei listini, ha raggiunto un livello critico, non piu’ sostenibile dalle imprese. Occorre infatti considerare che oggi la Distribuzione Moderna registra un’inflazione media all’acquisto del +15%, con un differenziale di quasi 4 punti percentuali rispetto ai prezzi registrati al consumo”, ha aggiunto.
Per Buttarelli, la situazione attuale “e’ ulteriormente aggravata dall’impennata dei costi delle bollette di luce e gas. Le imprese si trovano a dover coprire costi dell’energia mediamente piu’ che triplicati. Il Decreto Aiuti ter, che ha innalzato le soglie di credito d’imposta, e’ stato solo un piccolo passo avanti ma non e’ sufficiente a garantire la tenuta economica delle imprese nei prossimi mesi. Occorre un intervento urgente, gia’ in fase di conversione del decreto legge, per introdurre nuove misure che vanno dall’innalzamento ulteriore del credito d’imposta, alla rateizzazione delle bollette, dalla possibilita’ di ammortamento dei costi energetici, alla copertura del periodo luglio-settembre e dei mesi successivi a dicembre 2022”.
“Un’ulteriore spinta inflazionistica, trainata dai maggiori costi dell’energia, rischia di aggravare una situazione gia’ oggi pesante per i consumi. Entriamo infatti – ha concluso – nel quarto trimestre dell’anno che grazie all’approssimarsi delle festivita’ vale fino al 40% del fatturato annuale. La riduzione dei consumi sarebbe dannosa per la tenuta economica delle imprese e delle filiere produttive italiane di eccellenza”.
