Mosca sfida l’Occidente con il referendum per annettere regioni ucraine
Milano, 20 set. (askanews) – La Russia ha messo in moto un piano per annettere formalmente le regioni ucraine occupate: un chiaro segnale di accelerazione che potrebbe portare a un nuovo livello la guerra. L’autoproclamata Repubblica popolare di Luhansk (LPR) e la vicina Repubblica popolare di Donetsk (DPR) hanno annunciato che i referendum si terranno dal 23 al 27 settembre. Così anche la regione di Kherson, mentre quella di Zaporizhzhia per ora ha solo confermato che si terrà un voto popolare.
Il passo, che aggrava seriamente la situazione di Mosca rispetto all’Occidente, arriva dopo che la Russia ha subito pesanti perdite sui territori occupati in Ucraina, che l’hanno costretta a indietreggiare. E innalza il rischio di una ulteriore escalation.
Non a caso Dmitry Medvedev, ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha suggerito poco prima dell’annuncio dei referendum che l’esito di tali votazioni sarebbe irreversibile e darebbe a Mosca – dotata di potenti armi nucleari – carta bianca per difendere i nuovi territori. “L’invasione del territorio della Russia è un crimine, che consente di utilizzare tutte le forze dell’autodifesa”, ha precisato oggi su Telegram, ovvero: l’annessione de facto significherebbe legalmente dal punto di vista di Mosca che l’Occidente e la stessa Ucraina non potrebbero più intervenire su quei territori e un attacco verrebbe considerato un attacco diretto alla Russia, mentre sinora soltanto la Crimea veniva considerata da Mosca una linea rossa.
Contemporaneamente alla Duma di Stato, camera bassa del Parlamento russo, sono passati gli emendamenti al codice penale che introducono nel codice i concetti di “mobilitazione”, “legge marziale” e “tempo di guerra”. Anche in questo caso si passa a un nuovo livello: gli emendamenti, rapidamente approvati, introducono severe punizioni per la mancata esecuzione degli ordini, la diserzione o la resa al nemico. Resta come pura formalità l’approvazione della camera alta e poi la firma del presidente Vladimir Putin. Appare chiaro che la mossa arriva dopo che alcuni soldati russi in Ucraina si sono rifiutati di entrare in combattimento e hanno cercato di dimettersi dal servizio. La Russia per ora continua a fare affidamento su un contingente limitato di volontari e professionisti. A differenza dell’Ucraina, che ha indetto la mobilitazione con l’obiettivo di raggiungere un esercito attivo di 1 milione di persone.
Per l’Ucraina la minaccia di referendum è un “ricatto ingenuo”, un segno che la Russia è spaventata. “Gli occupanti sono chiaramente in preda al panico”, ha detto lunedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un discorso televisivo. Tuttavia l’annessione di nuovi territori, circa un sesto dell’Ucraina, potrebbe davvero cambiare le regole del gioco trasformando il conflitto in qualcosa di più grande e spaventoso. E contemporaneamente essere un modo per Mosca, per avere una base vera di partenza per l’inizio di vere trattative.
Il passo, che aggrava seriamente la situazione di Mosca rispetto all’Occidente, arriva dopo che la Russia ha subito pesanti perdite sui territori occupati in Ucraina, che l’hanno costretta a indietreggiare. E innalza il rischio di una ulteriore escalation.
Non a caso Dmitry Medvedev, ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha suggerito poco prima dell’annuncio dei referendum che l’esito di tali votazioni sarebbe irreversibile e darebbe a Mosca – dotata di potenti armi nucleari – carta bianca per difendere i nuovi territori. “L’invasione del territorio della Russia è un crimine, che consente di utilizzare tutte le forze dell’autodifesa”, ha precisato oggi su Telegram, ovvero: l’annessione de facto significherebbe legalmente dal punto di vista di Mosca che l’Occidente e la stessa Ucraina non potrebbero più intervenire su quei territori e un attacco verrebbe considerato un attacco diretto alla Russia, mentre sinora soltanto la Crimea veniva considerata da Mosca una linea rossa.
Contemporaneamente alla Duma di Stato, camera bassa del Parlamento russo, sono passati gli emendamenti al codice penale che introducono nel codice i concetti di “mobilitazione”, “legge marziale” e “tempo di guerra”. Anche in questo caso si passa a un nuovo livello: gli emendamenti, rapidamente approvati, introducono severe punizioni per la mancata esecuzione degli ordini, la diserzione o la resa al nemico. Resta come pura formalità l’approvazione della camera alta e poi la firma del presidente Vladimir Putin. Appare chiaro che la mossa arriva dopo che alcuni soldati russi in Ucraina si sono rifiutati di entrare in combattimento e hanno cercato di dimettersi dal servizio. La Russia per ora continua a fare affidamento su un contingente limitato di volontari e professionisti. A differenza dell’Ucraina, che ha indetto la mobilitazione con l’obiettivo di raggiungere un esercito attivo di 1 milione di persone.
Per l’Ucraina la minaccia di referendum è un “ricatto ingenuo”, un segno che la Russia è spaventata. “Gli occupanti sono chiaramente in preda al panico”, ha detto lunedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un discorso televisivo. Tuttavia l’annessione di nuovi territori, circa un sesto dell’Ucraina, potrebbe davvero cambiare le regole del gioco trasformando il conflitto in qualcosa di più grande e spaventoso. E contemporaneamente essere un modo per Mosca, per avere una base vera di partenza per l’inizio di vere trattative.