Meeting Rimini, premio Nobel Mather: nuova finestra su spazio profondo
Rimini, 24 ago. (askanews) -Sembra strano che al Meeting Rimini, che ha al centro la passione per l’uomo, si sia parlato di qualcosa fisicamente molto distante dall’uomo. “Ma la passione per l’uomo trascina con sé tutta la realtà”, ha spiegato Marco Bersanelli, professore di Fisica e astrofisica, Università degli studi di Milano, introducendo e moderando l’incontro ‘Una nuova finestra sullo spazio profondo’ che ha portato gli spettatori molto lontano dalla quotidiana esistenza, fino alle profondità dell’universo.
“Entriamo nel merito di una delle più grandi imprese della storia – ha affermato Bersanelli – il telescopio JWST”, presentando i relatori che sono protagonisti di questa impresa. John Mather, Premio Nobel per la Fisica nel 2006, Senior Project Scientist on the James Webb Space Telescope (JWST): guida il lavoro delle migliaia di persone che lavorano al progetto e ha già partecipato al Meeting, nel 2009; Elena Sabbi, responsabile dello strumento NIRSpec del telescopio spaziale James Webb, Space Telescope Science Institute, Baltimora; Massimo Robberto, Responsabile dello strumento NIRCam del Telescopio Spaziale James Webb, Space Telescope Science Institute, Baltimora. “Due dei tre ospiti sono italiani – ha fatto notare Bersanelli – formati nelle università italiane, e adesso sono a capo dei più importanti progetti spaziali”.
“L’universo è sempre sorprendente e strano nei suoi funzionamenti – è intervenuto Mother – dobbiamo osservare. Vogliamo capire se ci sono pianeti dove potrebbe essersi sviluppata la vita”. Robberto ha descritto il NIRCam, lo strumento principale del JWST che permette di ottenere le immagini più spettacolari e consente di controllare i 18 specchi del telescopio in modo tale che funzionino come un unico specchio a 1,5 milioni di chilometri e centinaia di gradi sottozero. ‘Webb’ è stato puntato sulla nebulosa Carena: “Dentro si stanno formando delle stelle – ha rivelato Robberto – un giorno la nube scomparirà e resteranno le stelle. Adesso ci sono pilastri e cuspidi e delle piccole stelline che si stanno formando”.
Sabbi ha spiegato che tutta la luce proveniente dal soggetto osservato crea troppa confusione e perciò sono necessari degli spettri, ed è la parte di sua responsabilità. “Con i nostri occhi vediamo solo una piccola parte. ‘Webb’ ci fa vedere il mondo nascosto. Osservare un oggetto nelle sue varie lunghezze d’onda ne fa distinguere le parti. Si dice che un’immagine vale più di mille parole, io dico che uno uno spettro vale più di mille immagini!”.
“Voi parlate del futuro – ha concluso Bersanelli – avete la certezza del futuro, la certezza della possibilità che il futuro si sveli. Questo sollevare il lembo lontano dell’universo, questo sforzo talmente lontano da sembrare estraneo, questo aprire una nuova finestra sull’universo richiede una cosa: aprire gli occhi”. La finestra è stata aperta, adesso occorre attendere la novità, aprire gli occhi.
“Entriamo nel merito di una delle più grandi imprese della storia – ha affermato Bersanelli – il telescopio JWST”, presentando i relatori che sono protagonisti di questa impresa. John Mather, Premio Nobel per la Fisica nel 2006, Senior Project Scientist on the James Webb Space Telescope (JWST): guida il lavoro delle migliaia di persone che lavorano al progetto e ha già partecipato al Meeting, nel 2009; Elena Sabbi, responsabile dello strumento NIRSpec del telescopio spaziale James Webb, Space Telescope Science Institute, Baltimora; Massimo Robberto, Responsabile dello strumento NIRCam del Telescopio Spaziale James Webb, Space Telescope Science Institute, Baltimora. “Due dei tre ospiti sono italiani – ha fatto notare Bersanelli – formati nelle università italiane, e adesso sono a capo dei più importanti progetti spaziali”.
“L’universo è sempre sorprendente e strano nei suoi funzionamenti – è intervenuto Mother – dobbiamo osservare. Vogliamo capire se ci sono pianeti dove potrebbe essersi sviluppata la vita”. Robberto ha descritto il NIRCam, lo strumento principale del JWST che permette di ottenere le immagini più spettacolari e consente di controllare i 18 specchi del telescopio in modo tale che funzionino come un unico specchio a 1,5 milioni di chilometri e centinaia di gradi sottozero. ‘Webb’ è stato puntato sulla nebulosa Carena: “Dentro si stanno formando delle stelle – ha rivelato Robberto – un giorno la nube scomparirà e resteranno le stelle. Adesso ci sono pilastri e cuspidi e delle piccole stelline che si stanno formando”.
Sabbi ha spiegato che tutta la luce proveniente dal soggetto osservato crea troppa confusione e perciò sono necessari degli spettri, ed è la parte di sua responsabilità. “Con i nostri occhi vediamo solo una piccola parte. ‘Webb’ ci fa vedere il mondo nascosto. Osservare un oggetto nelle sue varie lunghezze d’onda ne fa distinguere le parti. Si dice che un’immagine vale più di mille parole, io dico che uno uno spettro vale più di mille immagini!”.
“Voi parlate del futuro – ha concluso Bersanelli – avete la certezza del futuro, la certezza della possibilità che il futuro si sveli. Questo sollevare il lembo lontano dell’universo, questo sforzo talmente lontano da sembrare estraneo, questo aprire una nuova finestra sull’universo richiede una cosa: aprire gli occhi”. La finestra è stata aperta, adesso occorre attendere la novità, aprire gli occhi.