Draghi al Meeting: serve spirito repubblicano, no al sovranismo
Roma, 24 ago. (askanews) – Nega, per l’ennesima volta, che esista una sua agenda. Piuttosto, dice, c’è un “metodo”. Il discorso che Mario Draghi tiene davanti alla platea del Meeting di Rimini non è affatto solo un elenco dei risultati ottenuti dal suo governo, né sembra l’intervento di chi tra un mese si prepara a uscire di scena. Più volte ricorrono i concetti di autorevolezza e credibilità e i paletti che di fatto colloca sulla strada dell’esecutivo che verrà sono molti, a cominciare dalla collocazione internazionale del Paese. “Il posto dell’Italia è al centro dell’Unione europea e ancorato al Patto atlantico, ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella storia della nostra Repubblica”.
Ma c’è anche la necessità di rispettare gli impegni presi con il Pnrr che, osserva, “è una prova essenziale della nostra credibilità” anche perché “l’erogazione dei finanziamenti, pari a 191,5 miliardi di euro” dipende “dalla nostra capacità di realizzare le politiche innovative che abbiamo ideato nei tempi stabiliti, come abbiamo fatto sinora”. Insomma, no alla rinegoziazione degli obiettivi come sostiene la destra.
Ma soprattutto il presidente del Consiglio sferra un attacco, finora mai così netto, contro il sovranismo. “Protezionismo e isolazionismo – dice – non coincidono con il nostro interesse nazionale. Dalle illusioni autarchiche del secolo scorso alle pulsioni sovraniste che recentemente spingevano a lasciare l’euro, l’Italia non è mai stata forte quando ha deciso di fare da sola”.
Draghi però sceglie di non gettare ombre scure sul futuro e preferisce usare esortazioni improntate all’ottimismo, “vinceremo la sfida”, “ce la faremo”, “siamo un grande Paese”. Ma tutto questo, sembra sostenere, sarà possibile soltanto se chi verrà dopo “saprà preservare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo”. “Sono convinto – spiega – che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore politico, riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili, come le abbiamo superate noi l’anno scorso. L’Italia ce la farà, anche questa volta”. Il presidente del Consiglio invita “tutti ad andare a votare” e spesso si rivolge ai giovani in platea, gli stessi che definisce “la speranza per la politica”.
Nel giorno in cui l’Ucraina celebra la festa della sua indipendenza, che coincide con il sesto mese dall’inizio della guerra, Draghi torna anche a ribadire la sua posizione netta a favore di Kiev, senza mai mettere in discussione la strategia delle sanzioni come ha fatto in queste ore Matteo Salvini. Anzi, spiega, “non c’è alcuna contraddizione tra la ricerca della pace, il sostegno all’Ucraina, l’attuazione di sanzioni efficaci contro la Russia”.
Il presidente del Consiglio ripercorre anche i provvedimenti presi nell’anno e mezzo del suo governo, ringraziando gli italiani per il “senso di responsabilità e lo spirito civico davvero eccezionali” dimostrati durante i mesi della campagna vaccinale. Sottolinea anche di lasciare un Paese con “le basi solide” dal punto di vista economico. “Il prodotto interno lordo è aumentato del 6,6% lo scorso anno e la crescita acquisita per quest’anno è già del 3,4%. Siamo tornati ai livelli di Pil che registravamo prima della pandemia in anticipo rispetto alle stime della Commissione europea” e “secondo il Fondo monetario internazionale cresceremo più di Francia, Germania e della zona euro nel suo complesso”.
Ma allo stesso tempo non nega che si preparano tempi complicati. “Non bisogna tacere le difficoltà che abbiamo di fronte, ma non è onesto descriverle come delle calamità che ci vedono inerti”, “supereremo questi ostacoli, vinceremo queste sfide”, “la fiducia nel futuro si fonda su questa consapevolezza e sarà la nostra forza”.
Ma c’è anche la necessità di rispettare gli impegni presi con il Pnrr che, osserva, “è una prova essenziale della nostra credibilità” anche perché “l’erogazione dei finanziamenti, pari a 191,5 miliardi di euro” dipende “dalla nostra capacità di realizzare le politiche innovative che abbiamo ideato nei tempi stabiliti, come abbiamo fatto sinora”. Insomma, no alla rinegoziazione degli obiettivi come sostiene la destra.
Ma soprattutto il presidente del Consiglio sferra un attacco, finora mai così netto, contro il sovranismo. “Protezionismo e isolazionismo – dice – non coincidono con il nostro interesse nazionale. Dalle illusioni autarchiche del secolo scorso alle pulsioni sovraniste che recentemente spingevano a lasciare l’euro, l’Italia non è mai stata forte quando ha deciso di fare da sola”.
Draghi però sceglie di non gettare ombre scure sul futuro e preferisce usare esortazioni improntate all’ottimismo, “vinceremo la sfida”, “ce la faremo”, “siamo un grande Paese”. Ma tutto questo, sembra sostenere, sarà possibile soltanto se chi verrà dopo “saprà preservare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo”. “Sono convinto – spiega – che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore politico, riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili, come le abbiamo superate noi l’anno scorso. L’Italia ce la farà, anche questa volta”. Il presidente del Consiglio invita “tutti ad andare a votare” e spesso si rivolge ai giovani in platea, gli stessi che definisce “la speranza per la politica”.
Nel giorno in cui l’Ucraina celebra la festa della sua indipendenza, che coincide con il sesto mese dall’inizio della guerra, Draghi torna anche a ribadire la sua posizione netta a favore di Kiev, senza mai mettere in discussione la strategia delle sanzioni come ha fatto in queste ore Matteo Salvini. Anzi, spiega, “non c’è alcuna contraddizione tra la ricerca della pace, il sostegno all’Ucraina, l’attuazione di sanzioni efficaci contro la Russia”.
Il presidente del Consiglio ripercorre anche i provvedimenti presi nell’anno e mezzo del suo governo, ringraziando gli italiani per il “senso di responsabilità e lo spirito civico davvero eccezionali” dimostrati durante i mesi della campagna vaccinale. Sottolinea anche di lasciare un Paese con “le basi solide” dal punto di vista economico. “Il prodotto interno lordo è aumentato del 6,6% lo scorso anno e la crescita acquisita per quest’anno è già del 3,4%. Siamo tornati ai livelli di Pil che registravamo prima della pandemia in anticipo rispetto alle stime della Commissione europea” e “secondo il Fondo monetario internazionale cresceremo più di Francia, Germania e della zona euro nel suo complesso”.
Ma allo stesso tempo non nega che si preparano tempi complicati. “Non bisogna tacere le difficoltà che abbiamo di fronte, ma non è onesto descriverle come delle calamità che ci vedono inerti”, “supereremo questi ostacoli, vinceremo queste sfide”, “la fiducia nel futuro si fonda su questa consapevolezza e sarà la nostra forza”.