Meeting Rimini, lo smart working diventa south working
Rimini, 22 ago. (askanews) – Il south working è una declinazione tutta italiana dello smart working, un fenomeno che dapprima abbiamo vissuto come fruitori o osservato, ma che oggi si è trasformato in reale opportunità per ridisegnare la geografia del lavoro e nuove opportunità di sviluppo per imprese e territori.
Cosa significa per le comunità locali sviluppare un contesto per organizzare il lavoro da remoto? Grazie al south working, c’è la possibilità di riscoprire zone prima dimenticate dal lavoro. Se ne è parlato al Meeting di Rimini, nell’incontro di presentazione della ricerca a cura di Randstad e Fondazione per la sussidiarietà.
Un esempio portato è quello di Aliano, in provincia di Matera: qui Randstad, la multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane, ha aperto una sede partendo dall’esigenza specifica di dipendenti e collaboratori che chiedevano di riavvicinarsi ai luoghi di origine. Segno di nuove opportunità in aree dove l’impresa ha finora faticato maggiormente a creare nuovi spazi di lavoro e crescita.
L’incontro ‘South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del paese’ è stato moderato dal presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, con gli interventi di Marco Ceresa, Group Chief Executive Officer Randstad Italia; Mario Mezzanzanica, professore di Computer Science and Engineering, Università Milano Bicocca; Elena Militello, presidente associazione Southworking; Gilberto Pichetto Fratin, viceministro dello Sviluppo economico.
Le esigenze principali? Quella di recuperare la dimensione relazionale del lavoro, anche attraverso l’individuazione di specifici spazi di coworking nelle aree più periferiche del paese, e l’esigenza di far fronte, come puntualizzato da Ceresa, agli effetti del calo demografico e della mancanza futura di nuove risorse umane per il mercato del lavoro.
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Rimini, 22 ago. (askanews) – Il south working è una declinazione tutta italiana dello smart working, un fenomeno che dapprima abbiamo vissuto come fruitori o osservato, ma che oggi si è trasformato in reale opportunità per ridisegnare la geografia del lavoro e nuove opportunità di sviluppo per imprese e territori.
Cosa significa per le comunità locali sviluppare un contesto per organizzare il lavoro da remoto? Grazie al south working, c’è la possibilità di riscoprire zone prima dimenticate dal lavoro. Se ne è parlato al Meeting di Rimini, nell’incontro di presentazione della ricerca a cura di Randstad e Fondazione per la sussidiarietà.
Un esempio portato è quello di Aliano, in provincia di Matera: qui Randstad, la multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane, ha aperto una sede partendo dall’esigenza specifica di dipendenti e collaboratori che chiedevano di riavvicinarsi ai luoghi di origine. Segno di nuove opportunità in aree dove l’impresa ha finora faticato maggiormente a creare nuovi spazi di lavoro e crescita.
L’incontro ‘South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del paese’ è stato moderato dal presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, con gli interventi di Marco Ceresa, Group Chief Executive Officer Randstad Italia; Mario Mezzanzanica, professore di Computer Science and Engineering, Università Milano Bicocca; Elena Militello, presidente associazione Southworking; Gilberto Pichetto Fratin, viceministro dello Sviluppo economico.
Le esigenze principali? Quella di recuperare la dimensione relazionale del lavoro, anche attraverso l’individuazione di specifici spazi di coworking nelle aree più periferiche del paese, e l’esigenza di far fronte, come puntualizzato da Ceresa, agli effetti del calo demografico e della mancanza futura di nuove risorse umane per il mercato del lavoro.
Cosa significa per le comunità locali sviluppare un contesto per organizzare il lavoro da remoto? Grazie al south working, c’è la possibilità di riscoprire zone prima dimenticate dal lavoro. Se ne è parlato al Meeting di Rimini, nell’incontro di presentazione della ricerca a cura di Randstad e Fondazione per la sussidiarietà.
Un esempio portato è quello di Aliano, in provincia di Matera: qui Randstad, la multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane, ha aperto una sede partendo dall’esigenza specifica di dipendenti e collaboratori che chiedevano di riavvicinarsi ai luoghi di origine. Segno di nuove opportunità in aree dove l’impresa ha finora faticato maggiormente a creare nuovi spazi di lavoro e crescita.
L’incontro ‘South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del paese’ è stato moderato dal presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, con gli interventi di Marco Ceresa, Group Chief Executive Officer Randstad Italia; Mario Mezzanzanica, professore di Computer Science and Engineering, Università Milano Bicocca; Elena Militello, presidente associazione Southworking; Gilberto Pichetto Fratin, viceministro dello Sviluppo economico.
Le esigenze principali? Quella di recuperare la dimensione relazionale del lavoro, anche attraverso l’individuazione di specifici spazi di coworking nelle aree più periferiche del paese, e l’esigenza di far fronte, come puntualizzato da Ceresa, agli effetti del calo demografico e della mancanza futura di nuove risorse umane per il mercato del lavoro.
