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Ibarra: anche in Italia seguiremo modello USA per la ricerca

Rimini, 22 ago. (askanews) – “Non avremo il pragmatismo che hanno i paesi anglosassoni, ma anche in Italia allo stesso modello” che tiene insieme università, mondo della ricerca, imprese e investitori. “La velocità di innovazione è troppo elevata e se vogliamo stare al passo e sviluppare tutte le piattaforme di cui abbiamo bisogno per affrontare le emergenze di oggi dobbiamo muoverci in questa direzione”. Ne è convinto Maximo Ibarra, Amministratore Delegato Engineering, che ha partecipato al talk “Il cambiamento è possibile. Ricerca: la sfida della conoscenza” realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con Centromarca, al Meeting di Rimini.

“Dobbiamo lasciare da parte gli egoismi che spesso caratterizzano l’innovazione, dove ogni singolo attore pensa di essere indispensabile e fine a se stesso – ha spiegato Ibarra -. Si devono mettere insieme non solo le imprese, i centri di ricerca e le università, ma come insegnano gli Stati Uniti, anche gli investitori” che stando accanto alle startup e ai ricercatori “vedono un’opportunità dal punto di vista dell’innovazione e su quel progetto investono”. La Silicon Valley dista anni luce dallo Stivale, ma secondo l’a.d. di Engineering, prima o poi “anche in Italia sicuramente seguiremo la stessa identica traccia”.


Anche per Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari (la prima università in Italia per occupazione entro i 5 anni dalla laurea) tra privato e pubblico è fondamentale “ascoltarsi e collaborare”. “Bisogna crescere insieme e imparare a comunicare e questo nell’università si fa collaborando nelle attività di ricerca – ha spiegato Cupertino -. Nei laboratori congiunti pubblico-privati si impara a dialogare, a capire le esigenze dell’interlocutore. Quando c’è un’esperienza diretta, si lavora fianco e fianco, gli studenti hanno modo di conoscere da subito le offerte del mondo del lavoro e riescono a orientare il loro percorso con piani di studio individuali, tirocini e periodi di studio all’estero”.

Un’esperienza diretta arriva dal mondo imprenditoriale. “In questi hanno in Italia c’è stata una costante sottovalutazione della necessità di continuare a produrre – ha detto l’amministratore delegato di Inalca, Luigi Scordamaglia -. Oggi, per reagire, bisogna rilanciare una produzione sostenibile che non può che essere frutto di innovazione e ricerca. Oggi abbiamo innovazione e capacità e vanno messi a sistema, per un modello generalizzato nel nostro paese”.