Bruxelles, 22 lug. (askanews) – Il Piano d’emergenza “Risparmiare energia per un inverno sicuro”, volto a preparare l’Ue a un possibile stop delle forniture di gas dalla Russia, sarà probabilmente modificato rispetto al testo originario presentato mercoledì dalla Commissione europea.
Il Piano è stato accolto con una levata di scudi da parte di molti Stati membri, tanto da mettere in dubbio la possibilità della sua approvazione (a maggioranza qualificata) da parte del Consiglio Energia straordinario, che era stato convocato apposta per martedì 26 luglio.
Il Piano è attualmente in discussione nel Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper), che si riunisce questo pomeriggio a Bruxelles, dopo che la proposta è già stata esaminata dal gruppo di esperti dell’energia in seno al Consiglio Ue. Una nuova riunione del Coreper è già prevista poi per lunedì prossimo.
Fonti diplomatiche a Bruxelles hanno confermato oggi che “il negoziato è ancora molto aperto”, e che la proposta originaria della Commissione “suscita molte perplessità in seno al Consiglio”.
Il Piano prevede una riduzione del 15% del consumo di gas, calcolata sulla media dei consumi del periodo 2017-2021 (da agosto a marzo), da conseguire nel periodo da agosto 2022 a fine marzo 2023. L’obiettivo di riduzione è indicativo, una sorta di raccomandazione non vincolante, ma diventerebbe obbligatorio per tutti gli Stati membri nel caso in cui la Commissione dichiarasse lo stato d’emergenza Ue per interruzioni sostanziali nell’approvvigionamento di gas, o per la sua insufficienza a causa, ad esempio, di un inverno molto freddo.
Secondo le fonti, da quello che è emerso finora nel Coreper, le questioni più controverse per un certo numero di Stati membri sono: 1) l’obbligatorietà dell’obiettivo di riduzione al 15%, nel caso della dichiarazione dello stato d’emergenza; 2) l’obiettivo stesso del 15%, che molti considerano troppo ambizioso e difficile da raggiungere; 3) il principio del target uniforme e uguale per tutti i paesi, indipendentemente dalle loro condizioni; 4) i poteri che la Commissione si attribuisce nell’attivare l’obbligatorietà della riduzione dei consumi di gas, con la semplice decisione di dichiarare lo stato di allerta.
Le fonti indicano che “tra i Ventisette è quasi unanime la volontà a che sia il Consiglio a decidere su quest’ultimo punto”, ovvero che, dopo la dichiarazione dello stato d’allerta da parte della Commissione (o di almeno tre paesi, che avrebbe effetto equivalente), vi sia un altro passaggio al voto degli Stati membri prima dell’attivazione dell’obbligo di riduzione.
L’Italia è al momento tra i paesi più critici rispetto ai primi tre punti, insieme a diversi altri Stati membri, che però a hanno posizioni più frastagliate (a favore di uno dei punti, ma contrari agli altri).
La presidenza semestrale di turno ceca del Consiglio Ue in queste ore “sta lavorando con la Commissione sul testo per cercare di smussare al massimo gli ostacoli”, ma “non è chiaro se si possa riuscire a trovare una soluzione in tempo utile per il Consiglio Energia di martedì”, hanno rilevato le fonti.
Stamattina, quando si discuteva ancora sul testo originale della Commissione (e quindi le aspettative erano molto basse) il gruppo energia del Consiglio “non ha fatto registrare particolari progressi”. Al Coreper che torna a riunirsi questo pomeriggio “verrà probabilmente sottoposta una versione emendata”, hanno riferito le fonti.