Roma, 13 lug. (askanews) – La situazione in Karakalpakstan sta tornando alla normalità dopo i disordini e le proteste di inizio luglio e la Procura generale punta il dito contro “fatti anticostituzionali” che mirano a destabilizzare il Paese centro-asiatico. Promettendo allo stesso tempo di indagare su eventuali eccessi da parte delle forze dell’ordine.
“Con il pretesto di una protesta contro le proposte di emendamenti costituzionali in discussione da parte del pubblico, si è tentato di minare l’ordine costituzionale, l’integrità territoriale e l’unità della Repubblica dell’Uzbekistan. Queste azioni illegali portavano segni evidenti di un sabotaggio pre-programmato volto a incitare al separatismo, destabilizzare e dividere un paese pacifico, unito e democratico”, cita una nota dell’ufficio del Procuratore generale dell’Uzbekistan.
Il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev si è recato subito a Nukus (capoluogo della regione), il 2 e 3 luglio, e ha deciso di lasciare invariati gli articoli della Costituzione relativi allo status giuridico del Karakalpakstan, cosa che, sostiene il procuratore, “prova l’apertura e la disponibilità della leadership del Paese a condurre un dialogo diretto con la popolazione” e oblitera “ogni possibile causa e motivazione degli iniziatori dei disordini”.
Il Karakalpakstan è una repubblica autonoma dell’Uzbekistan, situata nell’Ovest del Paese e abitata da minoranza etniche: i caracalpachi sono l’etnia ‘titolare’ e coabitano con kazaki e turkmeni, oltra agli uzbeki e turkmeni.
La Procura generale intanto sta indagando anche sull’azione delle forze delll’ordine: “se energerà un uso uso illegale della forza, saranno ritenute penalmente responsabili”, assicura la procura, precisando che “i risultati dell’indagine saranno portati all’attenzione delle pertinenti organizzazioni internazionali, compresa l’OSCE”.