Roma, 3 dic. (askanews) – Si è svolta l’1 e il 2 dicembre la visita in Italia di Sabina Aliyeva, Commissaria ai Diritti Umani della Repubblica dell’Azerbaigian (Ombudsman). Nella sua due giorni romana la rappresentante dell’Azerbaigian ha avuto una fitta serie di incontri istituzionali: tra gli altri, un’udienza presso la Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato alla presenza del Presidente della stessa, il senatore Giorgio Fede, una successiva conferenza stampa alla Camera dei Deputati insieme con il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, un incontro con il Presidente della Commissione Esteri della camera Fassino e una tavola rotonda con il Presidente della Federazione Italiana Diritti Umani, Antonio Stango.
Sabina Aliyeva, Ombudsman dal 2019, da decenni si occupa di istituzioni democratiche, cooperazione internazionale e tutela dei diritti umani. La Commissaria ha evidenziato le ottime relazioni di partenariato strategico tra Italia ed Azerbaigian, sia nel corso dell’audizione in Senato, in videoconferenza, così come nell’ambito della conferenza stampa alla Camera e della tavola rotonda. Sabina Aliyeva ha dato anche alcune informazioni sulla legge costituzionale relativa all’istituzione dell’Ombudsman nel paese, risalente a 20 anni fa e che costituisce un vero ponte tra i cittadini e lo stato. Ha inoltre parlato del carattere multiculturale dell’Azerbaigian, ricordando che è stato anche da papa Francesco durante la sua visita nel paese nel 2016, che per l’Azerbaigian è stato l’anno dedicato proprio al multiculturalismo. Il modello di tolleranza religiosa dell’Azerbaigian è insegnato in tutto il mondo, ha detto Sabina Aliyeva.
La Commissaria si è poi soffermata sul conflitto tra Armenia ed Azerbaigian, che ha segnato la storia dell’Azerbaigian all’indomani della sua indipendenza, descrivendo le conseguenze dell’occupazione da parte dell’Armenia del 20% del territorio dell’Azerbaigian, che ha comportato circa 1 milione di profughi azerbaigiani. 3.890 azerbaigiani sono stati registrati ufficialmente come dispersi a seguito della prima guerra del Karabakh: civili, tra cui bambini, donne e disabili. Aliyeva ha dichiaratro che l’Armenia ha compiuto chiare violazioni dei diritti umani nei territori occupati dell’Azerbaigian e ha lasciato inadempiute le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e altri documenti internazionali.
Inoltre, tutto il patrimonio religioso e artistico dell’Azerbaigian nei territori occupati è stato annientato. Di 67 monumenti religiosi nei territori occupati, 65 sono stati totalmente distrutti. La Commissaria ha citato anche i bombardamenti avvenuti in seguito alla seconda guerra del Karabakh e le distruzioni che ne sono seguite, tra cui quelle su Ganja, puntando il dito contro l’utilizzo anche di armi proibite.
Negli ultimi mesi Sabina Aliyeva si è occupata di preparare e inviare report riguardanti i crimini compiuti dall’Armenia ai maggiori interlocutori internazionali, invitandoli a compiere missioni conoscitive in Azerbaigian e nei territori recuperati con il secondo conflitto del Karabakh. Un invito è stato esteso anche all’Italia durante gli incontri.
Sabina Aliyeva ha infine sostenuto che oggi l’ostacolo principale al rientro degli sfollati azerbaigiani è la presenza di centinaia di migliaia di mine disseminate dall’Armenia: Erevan si rifiuta di fornire mappe dettagliate per lo sminamento e dalla fine del conflitto ci sono state numerose e continue vittime tra i civili. Anche questo, ha affermato la Commissaria, è un crimine di guerra, e di fronte a questo quadro non è accettabile tacere.