Mosca, 25 ott. (askanews) – La Russia travolta da una nuova ondata di Covid-19 comincia da oggi a chiudere “per ferie” diverse regioni, mentre Mosca sarà de facto in lockdown dal 28 ottobre. A seconda della situazione locale, dell’aumento dei casi e dei posti in ospedale ancora disponibili, i ‘soggetti della Federazione applicano il decreto presidenziale che dichiara “non lavorativi i giorni dal 30 ottobre al 7 novembre”, mantenendo lo stipendio per le date che non sarebbero state festive. Già oggi, tutti a casa nelle regioni di Novogorod, Samara, Kursk, Perm, Voronezh, Nizhegorodsk, nella parte europea della sconfinata Federazione russa. Chiusi uffici privati e pubblici, scuole e asili, strutture sportive, ristoranti e caffè, mentre cinema, musei e teatri lavoreranno a capienza ridotta al 50%, i più con la regola del codice QR che certifica l’avvenuta vaccinazione o la guarigione dalla malattia.
La Russia, intanto ha registrato un nuovo record di contagi giornalieri del coronavirus: 37.930 casi di COVID-19 sono stati rilevati nelle ultime 24 ore, rispetto al precedente record di 37.678 infezioni del 23 ottobre. Lo ha reso noto il centro federale di risposta alla pandemia, aggiornando il totale a 8.279.573. Le vittime da ieri sono state invece 1.069.
“Negli ultimi giorni, sono stati confermati 37.930 casi di COVID-19 in 85 regioni russe, inclusi 3.387 casi (9,0%) senza sintomi clinici”, ha affermato il centro, aggiungendo che il tasso di aumento è dello 0,46%.
Mosca ha il maggior numero di nuovi casi con 7.778 infezioni, rispetto ai 5.279 del giorno prima.
Il numero dei contagi quindi continua a crescere, quello dei decessi pure e non sono previsti miglioramenti prima di due settimane. Oggi Putin ha dato ordine di inviare alle regioni più colpite “i medicinali più costosi”, ma anche personale per aiutare, militari e funzionari del ministero delle Situazioni di Emergenza. E ha chiesto entro il 15 novembre un rapporto generale sull’accelerazione dei ritmi delle vaccinazioni.
Il vaccino è il vero problema. Ad oggi, su una popolazione di 146 milioni di abitanti, hanno ricevuto due dosi 47,9 milioni di russi, ovvero il 36,2%, almeno una dose 52,6 milioni, quindi poco più del 36%. La scelta è tra Sputnik V o EpivacCorona, i due preparati made in Russia, ma soprattutto lo Sputnik, il primo vaccino registrato al mondo e sempre al centro di un braccio di ferro con l’Ema per il riconoscimento nei Paesi Ue.
Nelle ultime due settimane, il ritmo delle vaccinazioni, in particolare nelle grandi città, è un po’ cresciuto, ma resta molto lontana una copertura che possa far sperare in una prossima immunità di gregge. Le ragioni del non-vaccino russo sono molteplici, in buona parte riassumibili nel genetico scetticismo della popolazione nei confronti di quanto viene proposto dal potere come buono e necessario. La settimana scorsa, annunciando i “giorni non lavorativi”, il presidente Vladimir Putin ha lanciato un vero e proprio appello, per la prima volta forse con tono accorato: “Vediamo purtroppo quali pericolose conseguenze comporta il basso livello di vaccinazione nel nostro Paese – ha detto durante una riunione in videoconferenza con il governo – lo ripeto ancora una volta, il vaccino davvero abbassa il rischio di ammalarsi e di avere gravi complicazioni dopo la malattia, oltre al pericolo di morte”. L’immunizzazione è obbligatoria in molte regioni per i medici, il personale sanitario e i dipendenti pubblici. Non è difficile comunque procurarsi un finto certificato. Per tentare di ‘motivare’ la popolazione, la tv di stato martella sui casi di non vaccinati che hanno contratto il Covid in forma molto pesante o sono morti. Nei treni della metro di Mosca, considerata uno dei grandi ‘incubatori’ del virus – vengono trasmessi inviti all’immunizzazione. Molti passeggeri però non indossano neppure la mascherina, pur obbligatoria, o la tengono calata sotto il naso: oltre a non fidarsi del vaccino, i russi non si fidano neppure delle notizie sul Covid-19, ne mettono in dubbio l’esistenza o la pericolosità. “Se provi a chiedere perché non temono la malattia, è facile sentirsi rispondere: “è’ tutta politica”. Secondo un sondaggio realizzato ad agosto dal reputato istituto Levada, il 53% dei russi non teme il contagio, il 46% invece lo teme. Pur in assenza di vere restrizioni durante l’estate, il 27% considerava le misure prese dal governo “eccessive”. Intanto sul web girano voci e notizie – non verificate – sulle ‘feste per il Covid’, ovvero raduni privati organizzati per essere contagiati da un malato con sintomi lievi, nella speranza di sviluppare una forma altrettanto lieve e, allo stesso tempo, anticorpi. In tempo per le feste di Natale.