Roma, 12 ago. (askanews) – Il parlamento polacco ha approvato una legge che impedisce agli ex proprietari, compresi i sopravvissuti all’Olocausto e i loro discendenti, di tornare in possesso delle proprietà espropriate dai nazisti.
Dopo la caduta del regime comunista, nel 1989, la Polonia aprì alla possibilità di restituire le proprietà espropriate. Non c’è mai stata una legge in materia, ma nei tribunali alcune cause sono andate avanti. Secondo l’attuale maggioranza, tuttavia, nel corso del tempo si sono registrate irregolarità e frodi, per cui si è reso necessario modificare il diritto amministrativo.
Il provvedimento stabilisce ora che non si possono impugnare le decisioni amministrative dopo un periodo di 30 anni, così impedendo agli ebrei, di fatto, di recuperare proprietà che, espropriate durante la seconda guerra mondiale, furono poi incamerate dalle autorità comuniste.
Israele ha condannato la nuova normativa per bocca del ministro degli Esteri Yair Lapid, riferisce l’Associated Press. Secondo il capo della diplomazia dello Stato ebraico, questa “danneggia sia la memoria dell’Olocausto che i diritti delle sue vittime”.
Gideon Taylor, presidente della World Jewish Restitution Organization (Wjro), ha sottolineat che il disegno di legge è “ugualmente ingiusto sia per gli ebrei che per i non ebrei”.
Sul tema è intervenuto anche il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ha dichiarato: “Siamo profondamente preoccupati per il fatto che il parlamento polacco abbia approvato oggi una legge che restringe severamente il processo per i sopravvissuti all’Olocausto e le loro famiglie, così come per altri proprietari di proprietà ebrei e non ebrei, per ottenere la restituzione dei beni confiscati ingiustamente durante l’era comunista della Polonia”. Il ministro degli Esteri statunitense ha esortato il presidente polacco Andrzej Duda a non firmare il disegno di legge o a deferirlo alla corte costituzionale.