Modena, 26 gen. (askanews) – Per curare il Covid sono stati utilizzati diversi farmaci e varie cure sono state sperimentate in questi mesi di pandemia, ma nessuna di queste ha finora dimostrato di essere determinante. Da oggi c’è un motivo in più per credere che questo maledetto virus potrà essere sconfitto. Dai laboratori del Policlinico di Modena, infatti, è iniziata una sperimentazione che prevede l’utilizzo di cellule staminali: “un ulteriore tentativo, forse più potente di quelli finora tentati, per cercare di spegnere quell’infiammazione che è la causa di una sequenza di eventi che porta al crash del sistema respiratorio, al rischio delle complicazioni e purtroppo alla morte del paziente”. Lo ha spiegato il direttore della Struttura complessa di malattie dell’apparato respiratorio dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, Enrico Clini, che fa parte della cordata di ospedali e laboratori chiamati ad applicare su una sessantina di pazienti quello che è emerso dagli studi. Tempo sei mesi per capire se questo tipo di cura avrà ottenuto i suoi risultati.
“Per la prima volta in Italia – ha detto Massimo Dominici, direttore della Struttura complessa di oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena – abbiamo avuto la forza di mettere assieme cinque strutture che producono cellule per sottoscrivere un unico protocollo clinico, con delle caratteristiche ben definite per quanto riguarda il paziente e con una unicità legata al fatto che potremo confrontare i tipi diversi di cellule all’interno della sperimentazione clinica controllata”.
Oltre al Policlinico di Modena – che è il coordinatore del progetto Rescat – sono coinvolti gli ospedali Meyer e Careggi di Firenze, il Policlinico Irccs Ca’ Granda di Milano con l’Ospedale Covid di Milano Fiera, l’ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e con l’università Milano-Bicocca, l’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e l’azienda ospedaliera di Vicenza.
“Una volta infuse, le cellule staminali si dovrebbero comportare come dei pompieri di fronte a un grosso incendio che ‘brucia’ i tessuti – ha aggiunto Dominici -. Abbiamo bisogno di spegnere questo incendio fornendo acqua che ci aspettiamo venga prodotta dalle cellule che infuse vanno a ridurre l’infiammazione. Questo si è visto essere efficace in una serie di studi clinici pubblicati negli Usa e in Spagna. E’ come se utilizzassimo un potente antinfiammatorio, non una compressa, ma qualcosa di vitale che produce molecole in grado di spegnere l’incendio”.
Lo studio, che partirà a giorni, ha ricevuto un cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna di oltre 300 mila euro. “Questa potenziale novità sul piano terapeutico – ha detto l’assessore alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini – ci rende ancora una volta orgogliosi della nostra sanità, capofila in questo caso di una rete nazionale che riunisce alcune tra le professionalità più prestigiose del Nostro Paese. L’ipotesi dello studio Rescat rappresenta una risposta che ci riempie di fiducia per tutto ciò che riguarda il fronte delle terapie contro il Covid, in attesa che inizi la vaccinazione di massa e che ci si possa al più presto lasciare alle spalle questo periodo”.