Roma, 25 gen. (askanews) – La ridefinizione della Pac e il tema dell’etichettatura, a livello europeo, e il rapido riancio dei settori dell’agroalimentare fortemente danneggiati dal Covid, sul fronte interno. Sono alcuni dei dossier più importanti che il futuro ministro delle Politiche agricole troverà sul proprio tavolo. Dossier cui lavorare con slancio da parte di un ministro che “necessariamente deve essere un politico” e che avrà il compito di mettere mano a un tema che in Italia non si affronta da oltre 46 anni: un piano strategico nazionale per l’agricoltura. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, spiega in una intervista ad Askanews le grandi priorità del settore, che attende un grande progetto di sviluppo per l’agroalimentare italiano, e le sfide del prossimo futuro anche alla luce del Recovery Plan.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha l’interim alle Politiche agricole, ha già incontrato venerdì scorso le associazioni del settore agricolo insieme ai ministri Patuanelli e Catalfo, nell’attesa che arrivi il nuovo inquilino di via XX Settembre. “Se mi verrà chiesto il parere di Confagricoltura – spiega Giansanti – dirò che noi siamo una associazione di imprenditori che si confronta con la politica. La politica deve avere un ruolo politico ed è il politico che poi si rivolge al tecnico per un confronto tecnico. Abbiamo bisogno di un ministro o, meglio, di una ministra, con una forte connotazione politica, che sappia cogliere le richieste del mondo dell’agricoltura e che poi si possa confrontare con i funzionari del ministero”.
Insomma, un ministro che dia al Mipaaf stabilità e continuità, perché “siamo di fronte a una nuova alba – dice Giansanti – perché oggi l’agricoltura è una principessa e questo ministero deve essere trattato al pari dei ministeri più importanti”. E, visto che l’agricoltura è strettamente correlata all’Economia e agli Affari esteri, è il momento di agire in “una logica di collaborazione con il ministro dello Sviluppo economico e quello degli Affari esteri, per dare vita tutti insieme a un grande progetto per l’agroalimentare italiano. Servono tavoli comuni per impostare un progetto pilota tra i tre ministeri competenti e, perchè no – precisa il presidente di Confagricoltura – sotto la cabina di regia di Palazzo Chigi”.
Cosa chiedete al nuovo ministro? “Al nuovo ministro chiediamo di organizzare al meglio un ministero che oggi è evidentemente fondamentale nel paese. Sono presidente da 3 anni e mezzo e ho già parlato con 4 ministri delle Politiche agricole, serve qualcuno che abbia la capacità di fare sintesi tra le varie proposte delle associazioni agricole, ma che soprattutto parta da un presupposto: l’Italia da oltre 46 anni anni non ha un piano strategico nazionale (Psn) per l’agricoltura, chiunque si insedi deve dirci dove vuole portare l’agricoltura nazionale nei prossimi 20 anni – dice Giansanti – gli spagnoli fanno un piano nazionale ogni 5 anni, hanno definito la strategia paese fino al 2030. Per un paese come l’Italia non avere una strategia paese sull’agricoltura è assurdo. Chiederemo anche l’istituzione di un tavolo sul Psn”.
Quali dossier Europei fondamentali troverà sul tavolo il prossimo ministro?: “I più urgenti – chiarisce Giansanti -saranno due. Il primo è la definizione di una nuova politica agricola comunitaria (Pac) e l’Italia non può uscire danneggiata dalla revisione della Pac, già oggi abbiamo un taglio previsto del 10%. Ci sono alcuni temi di discussione in carico al consiglio di Agricoltura Ue su cui la ministra Bellanova aveva iniziato un percorso: dobbiamo rilanciare la centralità della politica economica agricola come politica che non deve sussidiare, ma contribuire allo sviluppo. La Pac ha ormai 60 anni e deve sapersi rinnovare”.
Il secondo tema è l’etichettatura: la ministra Bellanova “era riuscita a costruire un gruppo di minoranza di blocco. Per noi l’etichettatura è essenziale e vitale – spiega Giansanti – non si tratta solo di dare un colore a un prodotto ma di moltiplicare gli stili di vita e le diete. Dietro l’etichettatura c’è un progetto molto più ampio di quello che il consumatore può immaginare”.
Quale, invece, il dossier interno più importante? “Sicuramente – sottolinea Giansanti – verte su come potere rilanciare alcuni settori fortemente danneggiati dal Covid. Ad esempio, il tavolo vino ci sta particolarmente a cuore: è stato più volte annunciato dalla ministra ma mai convocato. Ci sono questioni aperte, prossime anche alla definizione, come lo standard unico di sostenibilità. E il vino è il primo comparto che ci arriverebbe. E’ quasi pronto il disciplinare e l’obiettivo di Confagricoltura è arrivarci prima della vendemmia, così come ragionare con tutta la filiera del vino sulla promozione”.
(di Ada Parisi)