Roma, 19 gen. (askanews) – Bene l’approvazione in commissione Agricoltura in Senato della proposta di legge sul biologico, che “è indubbiamente un altro passo avanti verso una visione più evoluta della produzione”, anche se il testo “ha subito notevoli modifiche non tutte pertinenti”. A spiegarlo è Antonio Corbari, presidente di Aiab. Ora la legge, che era rimasta bloccata per due anni in Senato, deve tornare alla Camera, “dove si auspica una lettura rapida senza ulteriori modifiche”.
“Ricordiamoci – ricorda Corbari – che a marzo uscirà la bozza del piano d’azione Europeo sull’Agricoltura Biologica e gli Stati membri, tra cui l’Italia, sono già stati sollecitati ad attrezzarsi al riguardo, cosa che dovrebbe avvenire entro 90 giorni dalla pubblicazione di questa legge. Per questo urge un confronto e una condivisione per arrivare ad un testo che sia davvero utile al settore”.
Oggi, dunque, dopo aver scongiurato il mancato allineamento dell’Italia alla normativa europea sulle sementi, la proposta di legge c’è “ed è senz’altro utile al settore. Questo però non ci esime – spiega il presidente Aiab – dall’esprimere alcune perplessità che riguardano temi sui quali abbiamo presentato richieste che sono rimaste inascoltate e che invece auspichiamo possano trovare spazio nell’implementazione”. In primis la questione dei fondi con cui vengono finanziate le iniziative proposte dalla legge che pescano sui già limitati fondi per la ricerca; la questione della semplificazione delle piattaforme, che dovevano essere ricondotte a una sola, pubblica e gratuita e la declinazione del Sistema di Controllo nella legge quadro.
Quest’ultima è una delega già in possesso del Mipaaf e che ha già evidenziato problemi interpretativi che senza migliorare le garanzie al consumatore rischiano di mettere in grande difficoltà le aziende con sanzioni sproporzionate rispetto alle reali responsabilità. “C’è poi la necessità – aggiunge ancora – di una gestione trasparente ed efficiente dei dati sul bio, fattore imprescindibile per una programmazione politica. Si parla tanto di digitalizzazione ma il censimento agricolo che è appena partito si è scordato del fatto che già buona parte dei dati richiesti è disponibile e in digitale”.
La legge istituisce anche un nuovo marchio bio italiano, che punta ad essere garanzia di trasparenza sull’origine e la filiera dei prodotti. “Ci auguriamo che questo funzioni soprattutto nell’ambito delle filiere di alto valore ma più nascoste, tipo la zootecnia – spiega Corbari – dove la mangimistica è un vero ricettacolo di prodotti che arrivano da altri paesi, spesso extra EU e a basso costo. Oppure sui prodotti da forno che, con la scusa che lo zucchero di canna è extra EU, aprono la porta anche a farine di dubbia provenienza con poca evidenza in etichetta. Insomma, sì al marchio bio italiano ma con regole precise”.