Torino, 19 gen. (askanews) – Far conoscere la reale portata dell’inquinamento da plastica sulle Alpi e formare rifugi alpini, guide e studenti sui comportamenti virtuosi da tenere in montagna in modo da abbattere il consumo della plastica. Ha un duplice obiettivo ‘ALP – Stop the ALPs becoming Plastic Mountains’ il progetto dello European Research Institute di Torino, unico italiano finanziato dal bando internazionale EOCA-European Outdoor Conservation Association. Un progetto che vede il coinvolgimento del Politecnico di Torino, volto a identificare le microplastiche e i tipi di polimeri intrappolati nelle nevi, attraverso 15/20 camnpionamenti su 3 periodi diversi dell’anno in cinque zone diverse delle Alpi piemontesi.
“Si pensa erroneamente che l’inquinamento da microplastiche riguardi solo il mare, purtroppo riguarda tutto il ciclo dell’acqua e quindi è diffuso anche in montagna e nelle realtà urbane. Alcune ricerche sull’area metropolitana di Parigi, per esempio, hanno evidenziato una tonnellata di micropolveri precipitate a terra con le piogge. La plastica va utilizzata solo se necessario. Quella che noi utilizziamo si sbriciola via via e con la pioggia e la neve arriva in montagna sui pascoli”, ha spiegato il responsabile dell’iniziativa, Franco Borgogno, tra i pochissimi al mondo ad avere lavorato sul tema in tutti gli habitat: in Artico, nel Mediterraneo, sul fiume Po e ora anche sulle Alpi.
Quattro i rifugi alpini coinvolti nella sperimentazione, tutti situati nelle Alpi occidentali in Piemonte: in valle Orco, val d’Ala/Valli di Lanzo, val Chisone e valle Gesso, a cui si aggiunge la Valle Maria per i campionamenti messi a punto dal Politecnico di Torio. Sui sentieri attorno ai 4 rifugi partiranno anche una decina di eventi che coinvolgeranno cittadini comuni e amanti della montagna per per ripulire circa 150 chilometri di sentieri. (Sabina Prestipino)
