Milano, 4 dic. (askanews) – Il seicentesco Palazzo Moroni, uno dei più importanti e rappresentativi edifici di Bergamo Alta, celebre per i suoi affreschi di Giacomo Barbelli realizzati tra il 1649 e il 1654, è stato affidato al Fai, per renderlo fruibile a un pubblico sempre più vasto. Lo prevede un accordo tra il Fondo Ambiente Italiano e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni in base al quale il Palazzo, le collezioni e le pertinenze vengono affidate in comodato al Fai, che progetterà, e reperirà i fondi per il restauro, l’adeguamento funzionale, la gestione e la valorizzazione del complesso al fine di aprirlo regolarmente al pubblico, garantendo gli stessi standard qualitativi di tutti i Beni del Fai. L’obiettivo è quello di aprire al pubblico dopo i primi indispensabili restauri nell’autunno 2020 e non oltre la primavera 2021, ed eccezionalmente per le Giornate Fai di Primavera nel marzo 2020.
Nel marzo 2009 il Conte Antonio Moroni, a pochi giorni dalla sua scomparsa e con un atto di civile e lungimirante attenzione per il patrimonio storico e culturale della sua città, decideva di conferire l’amato Palazzo di Via Porta Dipinta 12 – insieme al giardino, le collezioni e le sue pertinenze – alla Fondazione Museo di Palazzo Moroni con l’auspicio, animato da autentico mecenatismo, che questo storico edificio lombardo, da secoli dimora della sua famiglia, potesse essere destinato alla collettività. Oggi, a 10 anni di distanza, il Fai e la Fondazione danno una nuova prospettiva a quella volontà per decisione della figlia Lucrezia Moroni e del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione da lei presieduto.
L’edificio è noto per il suo grandioso scalone, gli affreschi realizzati tra il 1649 e il 1654, la varietà delle sale e la ricercatezza della Collezione Moroni, nella quale spicca il celeberrimo dipinto di Giovanni Battista Moroni Il cavaliere in rosa (1560). Completa la straordinaria importanza del complesso il suo inscindibile, imponente giardino-ortaglia: circa due ettari di suggestivo, insolito e intatto brano di campagna lombarda con vigne e terrazze a frutteto, che occupa un decimo di Bergamo Alta, uno dei più bei centri storici italiani. Il Palazzo diventerà nel 2020 il sessantacinquesimo Bene Fai, il primo palazzo aristocratico urbano.