Ravello (Salerno), 4 set. (askanews) – “Pensiamo che l’Italia sia una grande orchestra che va trattata come se fosse un’industria, dobbiamo essere sempre più forti, dobbiamo esportare, dobbiamo lavorarci, come se fosse il settore dell’automobile o dell’alimentare”. Così il Commissario della Fondazione Ravello Mauro Felicori ad Askanews, in coincidenza con la chiusura della sezione sinfonica della 67esima edizione del Ravello Festival, alla richiesta di trarre un bilancio che risulta positivo.
In realtà la kermesse estiva non chiude e proseguirà fino all’autunno inoltrato. E già questa settimana non mancheranno momenti di grande interesse, con due concerti che a mezzanotte riportano nella Sala dei Cavalieri di Villa Rufolo la musica da camera e due formazioni che mettono insieme le prime parti dell’Orchestra del Teatro di San Carlo.
Giovedì 5 settembre sul palco il Quintetto di Fiati con composizini moderne e, in compagnia del pianista Giuseppe Albanese con un capolavoro: il Quintetto per pianoforte e fiati in mi bemolle maggiore, che lo stesso autore, Wolfgang Amadeus Mozart, considerava “la cosa migliore che io abbia mai scritto” alla data di composizione.
Sabato 7 settembre spazio al Quartetto d’archi accompagnati nel Quintetto per pianoforte e archi op.6 di Ermanno Wolf-Ferrari sempre dal maestro Albanese. Il programma scelto per il Ravello Festival apre con l’unico Quartetto per archi di Giuseppe Verdi la cui composizione è legata a Napoli (mentre attendeva alla ripresa di Aida al San Carlo, rimandata per indisposizione del soprano Teresa Stolz, Verdi ‘oziò’ scrivendo il Quartetto). Seconda pagina scelta: l’elegia Crisantemi di Giacomo Puccini scritta nel 1890 in morte del duca Amedeo di Savoia, “in una sola notte”, nel complesso periodo in cui Manon Lescaut prendeva forma.
“Io sono piuttosto contento dell’edizione del Ravello Festival 2019” dice Felicori. “Dal punto di vista del pubblico abbiamo avuto buoni risultati, in alcuni casi eccezionali. Quindi una buona soddisfazione. Abbiamo aperto dei discorsi nuovi che subito non hanno avuto dei grandi risultati in termini di discussioni che hanno suscitato. Ma sono convinto che nel tempo li avranno”.
Tra i successi della stagione, con platee gremite, sicuramente il tradizionale concerto all’Alba, tenuto nella notte tra il 10 e l’11 agosto, ma anche ospiti internazionali di altissimo livello come la stella della danza Sergei Polunin, (dalle posizioni politiche magari opinabili, ma dalle capacità di ballerino indiscusse). Nonchè l’organista titolare di Notre-Dame, Olivier Latry, che nella Cattedrale di Parigi, ha studiato e si è esercitato a lungo di notte su un maestoso strumento realizzato da Aristide Cavailé-Coll nel 1868. Proprio quell’organo che miracolosamente è stato in parte risparmiato dal recente devastante incendio a Notre-Dame, e che ha portato sotto la luce dei riflettori lo stesso Latry.
“Il primo discorso che abbiamo aperto è stato fare un discorso industriale sulla musica in Italia” prosegue Felicori. “Abbiamo scelto le orchestre italiane mica perché pensiamo che siano meglio delle altre. Ma perché pensiamo che l’Italia sia una grande orchestra che va trattata come se fosse un’industria, e dobbiamo essere sempre più forti, e dobbiamo esportare, dobbiamo lavorarci, come se fosse il settore dell’automobile o dell’alimentare. Il secondo discorso che abbiamo aperto è quello sul sinfonismo italiano: un numero notevole di compositori poco conosciuti, ma di grande valore. Lo abbiamo consegnato a sorpresa al pubblico. Io sono convinto che anche questa semina con il tempo darà risultati”.