Roma, 3 mag. (askanews) – Il leader dello Stato Islamico (Isis), Abu Bakr al Baghdadi, sarebbe diventato assieme a quel che è rimasto della sua organizzazione “uno strumento” degli Stati Uniti nel confronto globale con un “asse” guidato da Russia e Cina che comprenderebbe anche Iran, India, Corea del Nord e anche la Turchia. Di questo ne è convinto l’ex ministro degli Interni iracheno, Baqir Jabr al Zubeidi, il quale arriva ad affermare anche che le stragi di pasqua in Sri Lanka rivendicati proprio dal Califfato nero non sarebbe altro che la conferma di questa sua analisi.
In un articolo pubblicato lo scorso primo maggio sul suo profilo Facebook ufficiale, al Zubeidi, che ha ricoperto anche la carica di ministro della Finanza irachena all’epoca dell’ex premier sciita Nouri al Maliki, ha analizzato l”ultima registrazione video di al Baghdadi diffusa lunedì scorso in rete affermando che il Califfo sarebbe stato “trasferito su un aereo appartenente ad una potenza mondiale” assieme ad altri leader del gruppo terroristico “in una zona sicura” da individuare tra un Paese non meglio precisato del Nordafrica e l’area sttentrionale dell’Afghanistan.
Al Zubeidi non nomina questa “grande potenza mondiale” ma nel seguito del suo articolo fa chiaramente capire che si tratta degli Stati Uniti. “La nuova missione di al Baghdadi oggi – spiega – è del tutto diversa da quella precedente di dirigere ‘uno Stato Islamico’ e rientra nell’ambito del confronto mondiale previsto entro i prossimi tre anni tra un asse di Stati quali Russia, Cina, Corea del Nord, India, Iran e anche la Turchia contro un’altro asse guidato dagli Usa assieme a Paesi dell’Europa Orientale”.
In Questo confronto globale, al Baghdadi insomma “sarà una delle carte che saranno usata dai Paesi che hanno creato l’Isis per realizzare i loro interessi e le stragi in Sri Lanka non sono che la prova di tutto ciò”, afferma ancora l’ex ministro che oggi è il leader del Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica (alleanza sciita irachena legata all’Iran) prima di spiegare che “lo Sri Lanka nel corso degli ultimi anni ha concluso colossali accordi economici con la Cina ed è stata punita (con gli attentati di pasqua, ndr) e minacciata di perdere la sua sicurezza interna trasformandola da uno Stato stabile in uno con conflitti”.
La Cina, dopo l’India, con 3,68 miliardi di dollari è il secondo Paese esportatore dello Sri Lanka che negli ultimi quattro anni ha raddoppiato il proprio export verso la Cina da meno di 200 milioni di dollari annui a oltre 400.