Milano, 13 ott. (askanews) – Dopo 113 anni i visitatori della Pinacoteca di Brera entrano dalla porta principale, quella progettata nel Settecento da Giuseppe Piermarini in cima agli scaloni d’onore. Alle 11 il varco originario, che si affaccia sulla Sala Maria Teresa della Biblioteca Braidense, è stato infatti riaperto e contemporaneamente ha ripreso a suonare l’orologio sovrastante. Si tratta dell’ultimo tassello della riorganizzazione del polo culturale milanese avviata da James Bradburne, da pochi mesi direttore della Pinacoteca e della Braidense, che punta sul riallestimento di tutte le 38 sale in tre anni.
Si tratta però anche di un passo in avanti verso l’obiettivo della Grande Brera, progetto pensato negli anni Settanta e rimasto, ad oggi, ancora sulla carta, nonostante i 40 milioni di euro stanziati dal governo. “La Grande Brera – ha precisato Bradburne – non è un’operazione immobiliare. E’ una visione di Brera nel cuore della sua città” che comprende “la riqualificazione del Palazzo con caffè, shop, attività per le famiglie e un nuovo accesso all’Orto Botanico e all’Osservatorio e con l’apertura nel 2018 di Palazzo Citterio” dove andranno le collezioni dell’Ottocento e del Novecento.
Una risposta alle esigenze del visitatore contemporaneo, che sempre di più è in cerca di “esperienze” all’interno dei musei, che però continua a confliggere con le resistenze dei docenti dell’Accademia, poco propensi a cedere spazi alla Pinacoteca. A tranquillizzarli ci ha provato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha ribadito la necessità di mantenere almeno una parte della didattica nelle sede storica: “Ho visto sulla stampa preoccupazioni degli insegnanti, ma risolveremo tutto in modo positivo, è un’occasione che Milano è l’Italia non possono perdere. I tempi dell’intesa sono brevi, stiamo lavorando alla firma”.
Ad ammettere che, anche se “siamo su strada buona”, i “passi da fare sono ancora parecchi” è stato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. D’altro canto la posta in gioco è molto alta: fare di Milano la capitale dell’arte moderna italiana, mettendo a sistema la Grande Brera, il Museo del 900 e la Gam. Alla riaprtura della porta ha partecipato anche Vittorio Gregotti, che disegnò l’infisso in metallo brunito realizzato nel 2001, e negli anni Ottanta con l’allora soprintendente Carlo Bertelli fu il primo a ipotizzare l’utilizzo della porta centrale come ingresso principale, in funzione di un ripensamento del percorso espositivo.