Roma, 1 giu. (askanews) – Lime e solventi addio. Per rifinire gli oggetti in plastica stampati in 3D ci vorrà meno di un minuto, si potrà farlo in serie e le superfici risulteranno lisce, lucide e anche lavabili. Tutto grazie a “3DFinisher”, il primo dispositivo al mondo per rifinire gli oggetti in materiale plastico stampati in 3D, messo a punto da 3DNextech, spin off dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che sarà presentato in anteprima al “Technology Hub”, manifestazione dedicata alle tecnologie più avanzate dal 7 al 9 giugno a Milano, con un focus dedicato proprio alla stampa in 3D.
Il sistema nato in Italia, che arriverà sul mercato in autunno nella versione “desktop”, è destinato a portare una piccola rivoluzione per il mondo della stampa in 3D, sempre più diffusa ma vincolata dal dover “rifinire” gli oggetti con tecnica manuale o, al limite, utilizzando speciali solventi, sempre in modo artigianale e con tutti i limiti nelle potenzialità di utilizzo e nei risultati che tali metodi comportano. Dal punto di vista industriale, le uniche soluzioni disponibili sono rappresentate da costose macchine sabbiatrici, che richiedono ore e che non garantiscono risultati di alto livello. Grazie al nuovo dispositivo si ampliano anche gli ambiti di utilizzo della stampa 3D, coinvolgendo settori finora di solito esclusi, come quelli del design e della moda, che necessitano di oggetti “perfetti” dal punto di vista estetico.
Il sistema che sarà presentato a Milano, invece, simile nelle dimensioni e nell’aspetto a una stampante da tavolo connessa al pc (ma può anche avere dimensioni maggiori, per utilizzi industriali), è rapido e agevole. Nel “3DFinisher” l’oggetto viene sottoposto all’azione di un solvente vaporizzato, capace di lavorare in maniera del tutto omogenea anche particolari molto articolati, garantendo operazioni rapide e replicabili in serie. In meno di un minuto, l’oggetto in materie plastiche (come Abs o acetato di cellulosa) è definito alla perfezione, liscio e senza alcun tipo di asperità superficiale. Gli oggetti trattati con il “3Dfinisher” presentano notevoli miglioramenti estetici, meccanici, funzionali. Risultano infatti impermeabili, più resistenti all’usura, non si sporcano, sono lavabili e possono essere verniciati. Tali caratteristiche aumentano i campi di applicazione degli oggetti stampati in 3D, ad esempio la lavorazione rende possibile la realizzazione di tutori e protesi biomediche con elevata resistenza allo sporco ed all’usura, lavabili e disinfettabili.
Il “3DFinisher” è il primo prodotto ideato e realizzato da “3DNextech”, che “vuole progettare ed ideare soluzioni innovative – spiega l’amministratore delegato Andrea Arienti, che da ricercatore ha collaborato con il team della professoressa Cecilia Laschi allo sviluppo dei primi robot soft – per la manifattura e per la stampa 3D, focalizzandosi nelle fasi di pre-produzione e post-produzione, per migliorare e, per la prima volta, automatizzare i processi”. L’ambito primario di utilizzo – spiega Arienti – sembra essere quello delle aziende che utilizzano la tecnologia di stampa 3D ma il dispositivo ha fatto breccia in altri settori”. “Abbiamo ricevuto un forte interesse dal mondo della moda e del design”.