Il Consiglio dei ministri, riunitosi a palazzo Chigi venerdì 27 marzo 2015,  ha approvato il disegno di legge Riforma della Rai e del servizio pubblico radiotelevisivo. La proposta di riforma parte dalla governance. Il consiglio di amministrazione è composto da 7 membri anziché 9: la nomina del presidente del Consiglio di amministrazione è effettuata dal consiglio di amministrazione medesimo nell’ambito dei suoi membri. L’elezione del Consiglio di amministrazione avviene sulla base di una lista composta da 4 membri eletti dal Parlamento, ovvero due eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica con voto limitato, 2 membri di nomina governativa designati dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Economia e delle Finanze e un membro designato dall’assemblea dei dipendenti. Il Consiglio di amministrazione, oltre ai compiti attribuiti dallo statuto e dalla legge, approva il piano industriale, il piano editoriale, il preventivo di spesa annuale, gli investimenti superiori a 10 milioni di euro. L’amministratore delegato, che non è dipendente Rai e rimane in carica per 3 anni, viene nominato dal Consiglio di amministrazione. Tra i suoi compiti: risponde della gestione aziendale, assicura coerenza nella programmazione con la linea editoriale, firma atti e contratti, propone all’approvazione del consiglio di amministrazione i piani annuali, attua il piano investimenti, piano finanziario, piani del personale, di ristrutturazione, i progetti specifici approvati dal Consiglio di amministrazione. L’amministratore delegato definisce criteri e modalità di reclutamento del personale nel rispetto della disciplina relativa alle società a totale partecipazione pubblica. Restano ferme le funzioni di indirizzo generale e di vigilanza della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Il Consiglio di amministrazione Rai riferisce annualmente alla medesima commissione. Altri temi sono delegati al governo entro un anno dall’entrata in vigore della legge, quali la revisione della normativa in materia di canone, l’efficientamento del sistema del finanziamento pubblico.
Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha approvato in via definitiva un decreto del Presidente del Consiglio di attuazione del decreto legislativo del novembre 2010 sulla determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni Citta’ metropolitane e Province. Il Dpcm adotta le note metodologiche relative alla procedura di calcolo per la determinazione dei fabbisogni standard e il fabbisogno standard, per ciascun Comune delle Regioni a Statuto ordinario, relativi alle funzioni di istruzione pubblica, viabilita’, trasporti, gestione del territorio e dell’ambiente al netto dello smaltimento rifiuti, smaltimento rifiuti, nel settore sociale al netto degli asili nido e sul servizio degli asili nido. Il decreto, che segue quello approvato nel luglio 2014, rappresenta un altro  passo avanti nel percorso di adozione dei fabbisogni standard e costituisce un tassello importante dell’attuazione della riforma del federalismo fiscale. Rispetto all’esame preliminare, e’ stato modificato tenendo conto del parere della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Inoltre, con specifico riferimento ai servizi per la prima infanzia e degli asili nido, il nuovo testo mantiene gli impegni presi dalla Presidenza del Consiglio per garantire un adeguato sostegno agli enti locali che, partendo da una situazione di particolare svantaggio nell’offerta di asili, realizzino nuove strutture o aumentino i posti o le ore del servizio. Nello specifico, il decreto prevede che i fabbisogni per il servizio degli asili nido vengano sottoposti a monitoraggio e rideterminazione con cadenza
Inoltre, la rideterminazione dovra’ tenere conto delle variazioni intervenute nell’erogazione dei servizi da parte dei Comuni e degli obiettivi di servizio introdotti con il Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 legato alle Politiche di Coesione. Nel caso della prima infanzia (0-3 anni), il QSN ha posto ad esempio come obiettivo il raggiungimento del 12% di fornitura del servizio di nido, micro-nido e servizi integrativi nelle otto regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna). Il monitoraggio e la rideterminazione annuale rappresentano un efficace strumento di incentivo all’attivazione di questi servizi nei Comuni dove sono oggi sono assenti. In particolare si intende introdurre un meccanismo virtuoso che riconosca un fabbisogno a fronte dell’effettiva erogazione del servizio e non solo a fronte di una domanda meramente potenziale che non garantirebbe il cittadino. I fabbisogni standard sono infatti uno dei criteri di riparto delle maggiori risorse (determinate a livello centrale) che verranno attribuite ai Comuni dal 2015 mediante il fondo di solidarieta’ comunale. Se le risorse venissero redistribuite sulla base di una domanda ‘potenziale’ di servizi, indipendentemente dalla loro effettiva erogazione, si determinerebbero effetti distorsivi nella redistribuzione delle risorse a vantaggio dei Comuni meno virtuosi e a scapito di quelli che hanno effettivamente attivato il servizio. La scelta di un monitoraggio e rideterminazione annuale induce invece i Comuni ad attivare effettivamente il servizio, e a ottenere maggiori risorse solo a seguito dei maggiori fabbisogni rilevati.
Su proposta del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e’ stato approvato in esame preliminare, al fine dell’acquisizione del parere del Consiglio di Stato, il regolamento di organizzazione del Ministero della Giustizia, che riduce gli uffici dirigenziali e le dotazioni organiche di personale, per garantire il raggiungimento degli obiettivi richiesti dalle numerose norme in tema di revisione della spesa che si sono succedute dal 2006 in poi, ridurre significativamente gli organici dirigenziali e non, riorganizzare la struttura in maniera tale da consentire elevati livelli di efficienza, avviando un processo di unificazione e razionalizzazione della gestione dei beni e dei servizi serventi tutte le articolazioni ministeriali, in un’ottica di maggiore efficienza complessiva e di complessivo risparmio per l’Amministrazione. Il regolamento realizza una drastica riduzione degli uffici dirigenziali, che passano da 61 a 36, e di quelli di livello non generale, diminuiti da 1006 a 712. Considerevole e’ il conseguente risparmio di spesa stimato in oltre 64 milioni di euro.La nuova struttura del Ministero consentira’ l’innalzamento dei livelli di efficienza degli apparati centrali e assicurera’, al contempo, un supporto piu’ performante all’attivita’ degli uffici, oggi impegnati in progetti di innovazione organizzativa e tecnologica di assoluto rilievo per il servizio al cittadino. Le finalita’ di riorganizzazione e’ concretamente attuata attraverso la eliminazione delle duplicazioni delle strutture organizzative aventi competenze omogenee e con la valorizzazione delle esperienze tecnico-professionali gia’ maturate in taluni settori dell’amministrazione.In tale prospettiva si e’ proceduto a istituire delle Direzioni generali con competenze trasversali: – un’unica direzione generale degli affari giuridici e legali, inserita nel Dipartimento per gli affari di giustizia, per la gestione della materia di contenzioso nel quale e’ interessato il Ministero; un’unica direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie, inserita nel Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi ove sono state fatte convergere le funzioni relative alle procedure contrattuali del Ministero. Di portata innovativa e’, poi, l’istituzione della Conferenza dei capi dipartimento, con compiti di programmazione, indirizzo e controllo per il coordinamento delle attivita’ dipartimentali, in particolare in materia di contenzioso, politiche del personale e di gestione delle procedure contrattuali del Ministero. Viene modificato anche il volto del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunita’, attribuendo la competenza in materia di esecuzione penale esterna alla Direzione generale per l’esecuzione penale esterna. ale significativa modifica organizzativa valorizza la funzione di gestione dell’esecuzione penale esterna che non e’ solo limitata ai minori, ma anche agli adulti, nella considerazione dell’unita’ di fondo che attiene ad una logica comune dell’attivita’ trattamentale esterna: quella dell’accentuazione della prospettiva della risocializzazione e del reinserimento nel territorio.
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Su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e’ stato approvato in esame preliminare (al fine della trasmissione al Consiglio di Stato per il parere) il regolamento che apporta ulteriori modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 150 in materia di disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi. Le modifiche intervengono al fine di adeguarne la portata allo sviluppo tecnologico, con particolare riferimento alle procedure necessarie per l’applicazione del “marchio facoltativo” sugli oggetti in metallo prezioso, migliorando le procedure nazionali di controllo dell’apposizione del marchio del saggio facoltativo e accrescendo l’affidabilita’ e credibilita’ internazionale dei laboratori incaricati delle analisi, anche al fine di facilitare le esportazioni di prodotti italiani verso i Paesi cui si rivolge la Convenzione internazionale di Vienna sui metalli preziosi. Il testo nasce inoltre dall’esigenza di superare le incertezze interpretative circa le modalita’ di legittima vendita di oggetti usati in metallo prezioso in possesso di aziende commerciali, anche se privi del marchio di identificazione e dell’indicazione del titolo e di ridurre i conseguenti contenziosi relativi ai controlli locali.
Su proposta del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, e’ stato approvato in esame preliminare, al fine di acquisire i pareri della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari, il decreto legislativo che da’ attuazione alla direttiva 2012/18 relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Questa direttiva (cosiddetta “Seveso III”) sostituira’ integralmente, a partire dal 1° giugno 2015, le vigenti direttive 96/82/CE e 2003/105/CE in materia. Oltre agli aggiornamenti tecnici necessari per l’adeguamento alla nuova classificazione delle sostanze chimiche introdotta dal Regolamento europeo n. 1272/2008 sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio di sostanze e miscele, le principali novita’ introdotte dalla direttiva 2012/18/UE sono volte a: migliorare e aggiornare la direttiva in base alle esperienze acquisite con la Seveso II, in particolare per quanto riguarda le misure di controllo degli stabilimenti interessati; semplificarne l’attuazione e ridurne gli oneri amministrativi; garantire ai cittadini coinvolti un migliore accesso all’informazione sui rischi dovuti alle attivita’ dei vicini impianti industriali e su come comportarsi in caso di incidente, nonche’ un’efficace partecipazione alle decisioni relative agli insediamenti nelle aree a rischio di incidente rilevante; garantire ai cittadini ai quali non siano state fornite adeguate informazioni o la possibilita’ di partecipazione, in applicazione della Convenzione di Aarhus del 1998, la possibilita’ di avviare azioni legali. Al fine di garantire la piena operativita’ delle disposizioni previste dal decreto legislativo approvato oggi, gia’ a partire dalla data di entrata in vigore della direttiva (1 giugno 2015) nascera’ un unico corpo normativo che comprenda l’intera disciplina del settore, incluse le norme tecniche che avrebbero dovuto essere adottate con successivi decreti attuativi, solo in parte emanati. Cio’ consentira’ di rendere immediatamente applicabile la nuova disciplina, di azzerare il ritardo pregresso e di ridurre al minimo la decretazione attuativa. La significativa novita’ del decreto legislativo consiste inoltre nel rafforzamento del ruolo di indirizzo del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, attraverso l’istituzione di un coordinamento per l’applicazione uniforme sul territorio nazionale della normativa introdotta, composto da rappresentanti delle amministrazioni centrali e locali interessate e dagli organi tecnici; importanti anche l’introduzione di una modulistica unificata, utilizzabile in formato elettronico per la comunicazione della notifica e delle altre informazioni da parte del gestore dell’impianto, il meccanismo della “deroga”, previsto dalla direttiva per le sostanze non in grado di generare incidenti rilevanti, il rafforzamento del sistema dei controlli, attraverso la pianificazione e la programmazione delle ispezioni negli stabilimenti, il rafforzamento delle misure necessarie a garantire maggiori informazioni al pubblico, nonche’ a permettere una piu’ efficace partecipazione ai processi decisionali, in particolare nelle fasi di programmazione e realizzazione degli interventi nei siti in cui sono presenti stabilimenti a rischio di incidente rilevante.