Milano, 10 nov. (askanews) – Gli antichi mestieri come strumento, di tecnica e conoscenza, per rispondere alle domande di un mercato del lavoro sempre più tecnologizzato e de-umanizzato. Sembra un paradosso, ma, partendo da un corso per artigiani di muri a secco vincitore del Premio Paesaggio, l’associazione datoriale Cifa Italia, attraverso il suo fondo interprofessionale Fonarcom, ha voluto sottolineare come le nostre radici lavorative, se ben coltivate, possano dare buoni frutti, anche per la ripresa economica.”Noi riteniamo – ha spiegato – Melo La Licata, coordinatore progetti sociali e antichi mestieri di Cifa – che tutto l’antico sapere, gli antichi mestieri, possano ridiventare d’attualità, nell’ambito delle nuove tecnologie: tecnologie che sono diventate desuete oggi possono ritornare a dare sia conoscenza, sia addirittura posti di lavoro”.
Nello specifico dei muri a secco, il corso è stato pensato, nella realtà della Toscana, dall’architetto Anna Della Tommasina. “In tutta Italia – ha detto – ci sono muri a secco, nella nostra zona vengono fatti con il marmo, con uno scisto, perché il materiale deve essere in loco, uno dei segreti del muro è quello”.
E la relazione con il territorio è sottolineata anche da Sauro Quadrelli, formatore ed ex presidente del CAI di Massa, che ha collaborato alla realizzazione del corso. “Si differenziano le tecniche di costruzione dei muri a secco – ha detto – perché dipende dal materiale che tu trovi, dalle pietre, che sono diverse da località a località”.
Il discorso però si allarga dallo specifico mestiere fino ad abbracciare un’idea diversa di mercato del lavoro, nel quale secondo Cifa è indispensabile immaginare una forma di reddito universale, e quindi, grazie a questo, il mercato del lavoro potrà riconquistare lavorazioni di grande pregio che sono state abbandonate e che portano un grande valore aggiunto.”Ci sono grandissime capacità tecniche – ha aggiunto La Licata – che si stanno perdendo nel disinteresse generale. Uno vede un muro a secco e pensa che siano pietre messe lì per caso, ma un muro a secco è invece un’opera di ingegneria straordinaria. Per noi è stata la passione di restituire nel mondo del lavoro una capacità che viene richiesta sempre di più e questo è nel DNA della Cifa”.
Un’idea dunque che guarda al passato, ma nell’ottica di immaginare un futuro nel quale il lavoro umano ha ancora un senso e, anzi, fornisce quella qualità e sapienza che le macchine non possono portare.