Milano, 19 ott. (askanews) – In una trincea al fronte i separatisti armeni presidiano il territorio. E’ una giornata relativamente calma nel Nagorno Karabak, ma il nemico si trova a nemmeno cento metri di distanza. Dalle feritoie della trincea si vede l’Azerbaijan.
E’ una domenica tranquilla qui, mentre in altri punti del confine si sono verificati scontri a fuoco. Ognuna delle due parti in conflitto accusa l’altra di aver violato la tregua.
“Abbiamo visto volare in cielo un drone, chiamato kamikaze. Rileva oggetti in movimento, si avvicina e li fa esplodere. Esplode e diffonde schegge”: a parlare è Armen Assatrian, un soldato dell’unità separatista armena che ha appena smontato dal turno di guardia.
“La maggior parte delle vittime e delle operazioni in questa guerra è opera di questi droni kamikaze”, aggiunge.
Le giornate in trincee sono fatte di lunga attesa, ma bisogna essere sempre vigili. Chi non è nel posto di guardia, che è strettissimo e puo ospitare solo una persona, puo riposarsi. C’è anche un piccolo spazio per la preghiera. “La notte è stata relativamente tesa. I nostri soldati sonoi preparati sia militarmente sia psicologicamente. Siamo sempre pronto a contoattaccare”, spiega Vladimir, comandante dell’unità separatista armena.
Lungo tutto il fronte al confine è pieno di trincee come questa. Sono a forma di V, profonde circa tre metri e piuttosto larghe. Sono state costruite tra il 1988 e il 1994 durante il primo conflitto con l’Azerbaijan, paese che tenta di riprendersi questo territorio, abitato in maggioranza da armeni, che ha dichiarato la secessione una trentina d’anni fa.
“Negli anni ’90 mi sono battuto contro gli azeri. E ancora una volta combatto contro di loro. I loro piedi non devono calpestare la terra d’Armenia. Non inquinate il nostro paese, non ve lo permetteremo”, dice Landrush un soldato volontario che arriva da Erevan.
“Non importa da dove arrivino questi mercenari. Nessuno puo battere i soldati armeni, nessuno puo invadere la nostra terra”, conclude fieramente.
Le due ex Repubbliche sovietiche, sono da decenni in conflitto per il controllo del Nagorno-Karabakh, una regione che si è staccata dall’Azerbaijan dopo una guerra negli anni Novanta costata circa 30.000 vite umane.