Erevan, 8 ott. (askanews) – Samuel e Georgi stanno vendendo i loro giocattoli. Lo scopo non è però comprarne di nuovi. I due ragazzini hanno improvvisato una bancarella nei sobborghi di Erevan per sostenere i soldati di etnia armena che combattono in Nagorno-Karabakh.
Il conflitto, nella regione separatista, che vede una contro l’altra due ex repubbliche sovietiche, l’Armenia e l’Azerbaigian, sta assumendo sempre più pericolosamente l’aspetto di una guerra di religione.
Erevan in queste ore ha accusato Baku di aver bombardato la storica cattedrale del Santissimo Salvatore nella città di Shushi nel territorio separatista dove quasi due settimane di pesanti combattimenti hanno ucciso centinaia di persone.
L’Azerbaigian afferma che il ritiro dell’Armenia dalla regione è la condizione principale per un cessate il fuoco. Funzionari armeni affermano che la Turchia è coinvolta nel conflitto e sta inviando mercenari siriani a combattere dalla parte dell’Azerbaigian. La Turchia ha pubblicamente sostenuto l’Azerbaigian nel conflitto, ma ha negato l’invio di combattenti nella regione.
Russia, Stati Uniti e Francia co-presiedono il cosiddetto gruppo di Minsk, istituito negli anni ’90 sotto gli auspici dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per mediare il conflitto. Hanno chiesto ripetutamente di porre fine alle ostilità e di avviare colloqui di pace.