Roma, 11 set. (askanews) – Un calo senza precedenti. Secondo i dati Istat nel II trimestre 2020 l’epidemia di Covid-19 ha investito il mercato del lavoro con pesanti ripercussioni sull’occupazione tra marzo e giugno.
In particolare a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, -841mila occupati (-3,6% rispetto allo stesso trimestre del 2019).
Malgrado gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti abbiano permesso di sostenere l’occupazione, “la sospensione delle attività – sottolinea l’Istat – ha fortemente pregiudicato l’avvio di nuovi rapporti di lavoro, in particolare di quelli a termine e delle loro possibili proroghe o trasformazioni in contratti a tempo indeterminato”.
In otto casi su dieci la diminuzione dell’occupazione riguarda i
dipendenti a termine (-677 mila, -21,6%) e si concentra tra
quelli con durata del lavoro non superiore ai sei mesi (-428
mila). Inoltre, “non si sono registrate le usuali nuove
assunzioni a tempo determinato che caratterizzano il secondo
trimestre dell’anno, periodo molto favorevole per il turismo con
l’inizio della stagione estiva”.
Gli effetti della crisi occupazionale dovuta all’emergenza, almeno fino al secondo trimestre 2020, “si sono in
prevalenza ripercossi sulle componenti più vulnerabili del
mercato del lavoro – giovani, donne e stranieri – osserva l’Istat, sulle posizioni lavorative meno tutelate e nell’area del Paese che già prima dell’emergenza mostrava le condizioni occupazionali più difficili, il Mezzogiorno. La pandemia sembra così aver avuto l’effetto di acuire i divari preesistenti nella
partecipazione al mercato del lavoro”.
Nel secondo trimestre il numero di persone occupate ha subito un ampio calo anche in termini congiunturali (-470 mila, -2%), dovuto soprattutto alla diminuzione dei dipendenti a termine e degli indipendenti. Il tasso di occupazione è in calo di 1,2 punti rispetto al primo trimestre; i giovani di 15-34 anni
presentano la diminuzione più marcata (-2,2 punti).