Roma, 27 apr. (askanews) – “I vescovi toscani si uniscono alla Conferenza episcopale italiana nel lamentare come in questo momento di entrata di situazione dell’emergenza coronavirus nella fase 2, non si prendono in considerazione le esigenze della comunità ecclesiale. Finora c’è stata una bella, profonda e proficua collaborazione tra Stato e Chiesa che convintamente ha condiviso quelle limitazioni richieste. Ma nel momento in cui queste limitazioni subiscono dei mutamenti, nella seconda fase, non si capisce perché mentre si possono dare indicazioni su come vivere momenti della vita economica, sociale, culturale, questo non sia possibile farlo per la vita ecclesiale”. Lo afferma il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, a proposito dello scontro tra Chiesa e governo sulla possibilità di riaprire le messe ai fedeli.
“Sono in gioco principi fondamentali, c’è la Costituzione che assicura la libertà di religione e di culto, ci sono accordi concordatari, che stabiliscono che su queste materie deve esserci una intesa tra Stato e Chiesa. Non si può decidere da soli, pretendendo che la Chiesa debba seguire. La Chiesa peraltro è pronta a fare sacrifici anche in questa seconda fase. Ma non può rinunciare a qualcosa che gli è essenziale”.
“Il Papa ha detto che la Chiesa non può esser Chiesa senza essere una Chiesa che si incontra come popolo che vive i sacramenti. L’Eucarestia per noi non è una manifestazione esterna della fede, è la fonte della nostra fede, è il culmine della fede. Senza eucarestia non si vive. Se non ci alimentiamo all’Eucarestia, devo poter ritrovare un’assemblea con le dovute limitazioni, accorgimenti. Siamo pronti a ragionare su quel che dobbiamo fare per poter ritornare a celebrare insieme. Ma non è possibile pensare che sia impossibile, per principio, celebrare insieme. Questo è l’auspicio che facciamo, pronti a collaborare con le autorità su come celebrare. Ma sul celebrare non possiamo fare un passo indietro”.