Roma, 28 feb. (askanews) – Più redditività sui capitali investiti. Migliore capacità di tradurre il risparmio in finanziamenti per l’economia reale. E parallelamente meno disuguaglianze sui redditi, senza le esagerazioni tipiche della finanza tradizionale, a vantaggio della motivazione e della produttività dei lavoratori. E’ la fotografia del mondo della finanza etica e sostenibile scattata dal rapporto presentato a Roma da Banca Etica.
Uno studio che confronta oltre 20 realtà europee di questo settore con le performance di banche tradizionali. E che mostra risultati sorprendenti, come spiega Alessandro Messina, direttore generale di Banca Etica. “Mostriamo che la finanza etica, le banche etiche in Europa in media hanno una maggiore stabilità rispetto al ciclo economico, hanno una di produrre risultati sociali e ambientali più significativi, e di sostenere l’occupazione. Abbiamo misurato che il Roe, il ritorno sul capitale investito delle banche etiche è quasi il doppio di quello delle banche sistemiche. E abbiamo visto che la capacità di fare credito rispetto al denaro raccolto dai risparmiatori è di circa l’80%, rispetto al 40% delle banche sistemiche. Questo vuol dire che la finanza etica è più vicina all’economia reale, è più vicina all’economia sostenibile, è più vicina all’occupazione”.
Efficacia e redditività che la finanza etica punta a mettere al servizio della crescente domanda che arriva dai fondi pensione. Tenuto conto che le ingenti risorse che questi gestiscono, potrebbero essere uno strumento formidabile per lo sviluppo del Paese. Un circolo virtuoso che oggi non si realizza, visto che, sempre lo studio, di 100 euro gestiti dalla previdenza complementare solo 24 restano sul territorio nazionale. E solo 3 vanno a finanziare attività produttive.
L’opportunità di cambiare rotta offerta dalla finanza etica incontra l’interesse del mondo del lavoro, come afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
“Sicuramente stiamo parlando di risorse molto importanti, in Italia sono quasi 167 miliardi che ogni giorno vengono investiti per garantire una previdenza integrativa alle persone che hanno messo lì dei soldi. E molto spesso si garantisce una previdenza integrativa ma gli investimenti, per garantire questo rendimento, vengono fatti fuori dal nostro Paese. Quindi aprire una discussione su come si sia in grado di utilizzare quella parte di soldi, garantendo il redimento per chi vuole la pensione integrativa ma utilizzarki nel nostro Paese per rilanciare gli invstimenti, in infratsruttuire,m sia materiali ch sociali, per i processi di cambiamento che ci sono, digitale, di sostenibilità ambientle delle produzioni, io credo che sia uno dei punti decisivi da mettere in campo per creare lavoro e soprattutto per qualificare il nostro sistema produttivo”.
E la sobrietà sulle buste paga è un altro aspetto chiave che differenzia la finanza etica. Ci sono limiti precisi ai salari più elevati, quelli dei manager, che non possono superare di un multiplo ragionevole il salario più basso. Banca Etica ad esempio segue la regola dell’1 a 6, mentre nelle banche tradizionali a volte si raggiungono multipli di decine se non di centinaia di volte. L’assenza di disuguaglianze stridenti delle banche etiche, presenta ulteriori vantaggi.
“Sicuramente questo produce una motivazione, un ingaggio, un senso di appartenenza dei lavoratori che fa coesione”.
Il vicepresidente di Banca Etica, Andrea Baranes conclude con un auspicio sull’Europa.
“Ci aspettiamo e ci auguriamo che dall’Unione europea ci sia il coraggio e ci sia la visione per rendersi conto che la finanza è fondamentale oggi, purtroppo molto spesso in negativo con degli impatti sul clima che sono devastanti, però potrebbe esserlo in posotivo. Ci auguriamo che grazie al Green Deal la finanza possa trasformarsi da problema quale è oggi a parte della soluzione”.