Roma, (askanews) – Dopo il successo della prima edizione torna il Festival della cucina dell’Azerbaigian. Tra vini rossi secchi, bianchi e red dry, involtini di foglie di vite, il melograno e il plov, i piatti della tradizionale cucina azerbaigiana sono sbarcati per tre giorni nel cuore del centro storico di Roma, nella sala del Ristorante Doney, al Westin Excelsior. Preparati dalle mani esperte degli chef azerbaigiani giunti appositamente per l’occasione.
Profumi e sapori orientali, ricchi di spezie, si fondono con materie prime di ottima qualità, realizzando creazioni tanto belle quanto gustose: Dolma, Gutab, Pilaf, Pahklava, il tè aromatico, sinonimo dell ospitalità tipica del popolo azerbaigiano, e il melograno, simbolo dell’Azerbaigian, l’unico Paese al mondo che coltiva tutte le varietà del frutto.
Un’occasione per conoscere tradizioni, cultura e ricchezze enograstronomiche, ma anche molto di più, come ha spiegato Manuela Traldi, presidente della Camera di Commercio Italia-Azerbaigian. “Si parte sempre dalla conoscenza che in questo caso è anche un momento conviviale in cui si possono degustare le specialità del paese, che è poco conosciuto ai più, mentre chi lo conosce lo ama e se ne appassiona. Questo nasce come un incontro culturale e conviviale ma sicuramente può avere esiti successivi sia per le collaborazioni imprenditoriali in Azerbaigian sia per l’import- export delle nostre produzioni”.
Altro elemento importante della serata è stato il vino. Un settore che ha una storia molto antica in Azerbaigian e che nel corso del Festival ha presentato i vini biologici del complesso vinicolo “Shirvan wines”. Il campo della viticoltura è un ulteriore ambito di riscoperta e rilancio delle relazioni italo-azerbaigiane, come ha spiegato l’ambasciatore Mammad Ahmadzada.
“Nel Paese c’è una coltivazione di vini biologici di grande volume. Abbiamo un’ottima collaborazione e ci sono diverse cantine dove lavorano enologi italiani che fanno buonissimi vini. E’ un’altra manifestazione di amicizia e collaborazione tra i nostri paesi”.
In mostra anche gli oggetti che fanno parte della tradizione del tè in Azerbaigian, un rito che si perde nei secoli. I tipici bicchierini “armudu” in vetro, in ceramica o argento nella tradizionale forma “a pera” in cui viene servita la bevanda accompagnata con zollette di zucchero, dolci, frutta e marmellate. Un momento unico dell’accoglienza degli ospiti nel Paese, ponte tra Oriente e Occidente.