Roma, 16 lug. (askanews) – Investire nella trasformazione digitale, spingendo il pedale dell’acceleratore sull’attuazione del piano triennale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, è la strada maestra per rendere sostenibile il processo di riduzione del debito e rilanciare la crescita. E’ questa la ricetta di Confindustria Digitale per abbattere il gap tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Ue. L’associazione ha lanciato la proposta di un piano straordinario per il digitale in occasione di un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Luiss Business School.
Confindustria Digitale ha offerto un patto al Governo e a tutte le forze politiche affinché questo progetto diventi una misura strutturale già dalla prossima manovra economica. Il piano straordinario per il digitale si focalizza su 4 pilastri: sviluppo delle competenze per il lavoro che cambia, accelerazione del piano triennale per la P.A digitale, trasformazione digitale delle imprese e sviluppo delle reti 5G e banda ultralarga.
A illustrarlo è il presidente di Confindustria Digitale, Cesare Avenia. “Il fatto che l’economia stia in una situazione molto negativa lo sappiamo tutti, c’è una stagnazione totale. Se noi guardiamo ai motivi di questa situazione, il motivo principale è che abbiamo investito poco nelle infrastrutture digitali. L’appello che lanciamo oggi è di un piano per una Italia 4.0: vogliamo mettere al centro del Paese l’attenzione sul fatto che c’è un unico sbocco per avere una crescita ed è quello dell’accelerazione degli investimenti nella trasformazione digitale”.
Sviluppare infrastrutture e puntare sul digitale è cruciale per un Paese che ambisca a essere competitivo. Ne è convinto il direttore della Luiss Business School, Paolo Boccardelli. “Sulle infrastrutture digitali ci sono due grandi elementi: indubbiamente c’è l’infrastruttura a banda larga e a banda larga mobile su cui esistono dei programmi. L’Italia sta cercando di accelerare. Però il tema delle infrastrutture è un tema anche di come vengono utilizzate le infrastrutture, di sviluppo dei servizi e di professionalità, o cultura, per utilizzare questi servizi. Cultura intesa come cultura professionale nelle imprese, cultura professionale nella Pa, ma anche cultura digitale dei singoli cittadini. La Business School è attiva in questo settore anzi ha messo la digitalizzazione al centro del proprio piano strategico. Tutti i nostri programmi hanno trasformato le competenze manageriali nell’era 4.0, quindi non esiste più un marketing se non si parla di digitale, non esistono più decisioni prese senza strumenti avanzati come artificial intelligence. Per noi la cultura digitale è oramai all’interno della cultura manageriale”.
Secondo Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, lo sviluppo della cultura digitale rappresenta la più importante manovra economica che potrebbe fare il Paese. “Sono sicuramente parte di una politica industriale dell’innovazione di cui il nostro paese ha strettamente bisogno, e anche le nostre imprese per crescere e competere, appoggiandosi sull’industria, un mercato che è quello del digitale che, malgrado la congiuntura, sta dimostrando di essere in grado di crescere a livello nazionale e internazionale”.